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Scritto da nel Numero 36 - 1 Aprile 2008, Politica | 7 commenti

Programmi elettorali a confronto – i diritti della persona

Il peccato non è reato

Mi è capitato molte volte di fare un sogno: vedere a capo del mio Paese un leader di chiara ispirazione liberale. In Italia c'è un abominevole abuso di questa parola: persino la corrente di Giovanardi nel Popolo delle Libertà si definisce dei Liberali (Popolari). In realtà, mai un leader politico che potesse oggettivamente aspirare alla vittoria ha fatto proprio il vero principio liberale: quello della libertà della persona, che non è anarchia, bensì la possibilità di decidere in piena coscienza di quanto concerne la propria sfera individuale, nel rispetto delle libertà altrui.

Oggi, invece che di “libertà individuali”, si parla di “temi eticamente sensibili”. Sei omosessuale? Malato terminale? Hai una gravidanza indesiderata? Allora sei eticamente sensibile.

Parliamoci chiaro: l'Italia non è un Paese libero; l'Italia non è un Paese giusto. La presenza di vincoli legislativi in alcuni casi, l'assenza di qualsivoglia regolamentazione in altri creano, di fatto, profonde disparità, legate fondamentalmente al censo. La mancanza di riconoscimento per le coppie non sposate, l'assurda legge sulla fecondazione assistita, la mancanza di norme che regolamentino il diritto all'interruzione delle cure, nonché il dilagare strisciante dell'obiezione di coscienza sono molto più un vincolo per chi ha un reddito medio-basso che per chi è ricco. Per fare un semplice esempio, per una coppia che dispone delle risorse economiche necessarie, c'è sempre la possibilità di andare all'estero per usufruire di fecondazione in vitro, cosa impossibile per chi non può permettersi un viaggio economicamente così impegnativo. Da un certo punto di vista, è come tornare ai tempi in cui in Italia l'aborto era illegale.

L'Italia non è un Paese libero: in Italia possiamo dire che sia vigente il diritto delle genti. Io preferisco chiamarlo la dittatura della maggioranza (?), che pare abbia stabilito un principio: è necessario vietare quelle scelte e quei comportamenti, e nascondere quei modi di essere che non sono propri dell'Italiano medio. L'idea liberale è opposta: consiste nel riconoscere a ciascuno il diritto a perseguire la felicità, senza imporre ad alcuno le scelte e i valori altrui. Anzi: difendere con ogni mezzo il diritto del prossimo ad esprimere le sue idee, per quanto distanti dalle proprie.

Prendiamo la legge sull' aborto, che è stata rimessa di peso nell'agenda politica da un noto esperto di questi temi, Giuliano Ferrara. La legge 194 non costringe una donna che non voglia abortire a farlo. Permette, ad una donna che, fisicamente, psicologicamente o economicamente non è in grado di portare avanti una gravidanza, di decidere se abortire, e in tal caso di farlo in sicurezza e tutelandone la privacy. Parliamo di coppie di fatto: riconoscere determinati diritti e prerogative (ma anche doveri) alle coppie stabilmente conviventi, anche dello stesso sesso, non costringerebbe chi crede nella cosiddetta “famiglia tradizionale” (o patriarcale?) a non sposarsi e vivere nel peccato. L'eutanasia non significa che chi è malato debba essere ammazzato: vuol dire non costringere una persona che sta patendo atroci sofferenze a causa di una malattia terminale a restare in vita quando non lo vuole, per il semplice fatto che il Papa ha detto che la vita va difesa fino alla sua naturale conclusione. Eppure, questi temi fanno paura. La libertà individuale fa paura (in Italia), perché è l'esempio più alto e più imbattibile di autonomia nella scelta.

Il tema non è ideologia cattolica contro laicità, e bisognerebbe ricordarlo. Il nocciolo della questione è quanto un Paese abbia a cuore le libertà dei suoi cittadini, in contrapposizione all'idea di uno Stato paternalista che compie le scelte più personali e private al posto loro. E' sancire che una cosa è il peccato, ben altra il reato. Un gruppo può sanzionare un suo membro se contravviene ai valori che lo avevano reso parte, ma la società nel suo complesso dovrebbe essere il luogo in cui tutte le idee convivono e si rispettano. Per i cattolici non si deve fare sesso prima del matrimonio. Ma l'imbarazzo della religione nei confronti della questione può mai giustificare l'assenza di campagne di educazione al sesso sicuro per gli adolescenti? L'ipocrisia non è mai una soluzione: predicando l'astinenza non si è arrestata la diffusione dell' AIDS nell'Africa sub-sahariana.

E' naturale che, per affrontare il tema dell'affermazione della libertà individuale nella società, non si possa sfuggire dalla natura politica (e, ahimè, partitica) della questione. A maggior ragione ora che stiamo per eleggere il nuovo Parlamento e il nuovo Governo. Un partito, una coalizione non dovrebbe limitarsi a presentare una lista di misure da adottare: dovrebbe anche trasmettere l'idea della società che ha in mente. E invece, i due partiti che si candidano guidare il nostro Paese sono estremamente timidi da questo punto di vista: il risultato è che i temi fin qui affrontati sono affrontati solo da partiti minoritari ed identitari che non faranno la differenza nel prossimo Parlamento, e che talvolta usano questi temi in modo strumentale.

Berlusconi ha aggirato il problema dicendo che “il Popolo delle Libertà è un partito anarchico dal punto di vista dell'etica”, salvo che nel suo manifesto dei valori faccia chiaro riferimento alle “radici giudaico-cristiane dell'Italia”. Nel PD, dire “laico” crea imbarazzo e subito deve essere seguito da “ma anche cattolico” per riportare la pace tra le due anime, anche se qualche passo avanti importante è stato compiuto nel programma. Non che il PDL sia meno eterogeneo al suo interno sul tema, ma lo dà meno a vedere.

Il risultato è che, in Italia, con una serie di formule lessicali aberranti, in politica è divenuto conveniente non prendere posizione: formule come “temi eticamente sensibili”, “voto trasversale”, “laicità eticamente esigente”, “voto di coscienza” permettono la convivenza di idee radicalmente opposte nello stesso partito e, sul tema delle libertà individuali, hanno già determinato il risultato delle prossime elezioni: la vittoria dello status quo.

7 Commenti

  1. Correct!

  2. personalmente mi sembra un dei più bei articoli usciti nell'arengo.
    un amnifesto del vero pensiero liberale.
    bravo Gaetano, speriamo di rileggerti tra le pagine dell'Arengo

  3. Ottimo.
    Sottoscrivo.
    Dovrebbe essere il Manifesto dell'Arengo del Viaggiatore.

  4. Uno Stato liberale ti deve garantire -come avviene in Italia- la facoltà di convivere con chi vuoi tu,ma perchè deve per questo darti ulteriori diritti? Un premio per cosa,perchè sei innamorato? Lo Stato non ha sentimenti e se assegna diritti aggiuntivi alle coppie “tradizionali” non è nè liberale nè illiberale, ma utilitaristicamente offre sostegno a chi in potenza è in grado di creare nuovi cittadini, i figli, condizione necessaria per la sopravvivenza dello Stato stesso. Tutto il resto non è questione etica, ma semplice pretesa di ottenere vantaggi ingiustificati.

  5. Grazie Andrea del commento.

    Vorrei chiederti se non pensi che semplificare alla 'creazione potenziale di figli' la ragione del diritto di famiglia possa giustificare discriminazioni verso le coppie sposate senza figli, magari in età non più riproduttiva, o verso coppie sposate con problemi di fertilità (facciamo gli esami prima di presentare il 730?).
    D'altra parte una coppia convivente non sposata ma fertile e magari con figli invece? Come le riconosciamo che 'in potenza è in grado di fare figli'?

  6. con tutto il rispetto, andrea, ma mi sembra che tu abbia banalizzato il tutto e credo non abbia ben chiara la natura del problema. innanzitutto, l'articolo non era solo sulle coppie di fatto, ma visto che hai toccato quella corda, ho un paio di osservazioni.
    Parlando di diritti delle “coppie di fatto” si tratta di diritto alla successione nei contratti (ad esempio di affitto), di non vedersi sbattere la porta in faccia dalla famiglia del/della compagno/a in sede testamentaria (sai come sono regolate le di successioni?), di poter avere accanto il/la proprio compagno/a in caso di malattia in ospedale, di poter fare domanda e partecipare alle gaduatorie per i servizi sociali.

    io non credo che un paese che non riconosca questi diritti sia necessariamente illiberale, bensì sia profondamente ingiusto.
    e bada bene: si tratta di diritti a costo zero per la società. è semplice ritorsione, ecco cos'è.

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