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Scritto da nel Numero 36 - 1 Aprile 2008, Politica | 2 commenti

Programmi elettorali a confronto – Politica estera

La politica estera è sempre stata al centro del dibattito politico nell'ultima legislatura, anche con accese polemiche che hanno messo più volte in difficoltà il Governo Prodi, come i rifinanziamenti delle missioni all'estero o il caso della base statunitense di Vicenza. In questa campagna elettorale l'argomento è però passato in secondo piano, surclassato dal prezzo del petrolio, precariato, morti bianche, monnezza, tasse, pensioni, … . Le scelte di politica internazionale sembrano in questi mesi non accendere gli interessi dell'elettorato a differenza delle precedenti campagne elettorali e, in tal senso, i programmi dei partiti politici si sono adeguati, anche se con sostanziali differenze.

In questo articolo metterò a confronto le posizioni e le proposte di politica estera presenti nei programmi dei due principali partiti (secondo i sondaggi). Ma prima di iniziare l'analisi è utile capire quali siano le priorità in politica estera per gli Italiani:

Tabella 1: Obiettivi politica estera (in %*)

Assicurare rifornimenti materie energetiche

96

Aiutare i paesi in via di sviluppo

89

Promuovere le esportazioni italiane nel mondo

94

Garantire la sicurezza dei confini dell'Italia

79

Controllare l'immigrazione illegale

90

Combattere il terrorismo

94

La domanda rivolta agli intervistati: Le vorrei ora fare qualche domanda sulla politica estera italiana. Si discute su quali siano i più importanti interessi nazionali dell'Italia. Mi può dire se, secondo lei, ciascuno degli interessi che ora le elencherò è molto, abbastanza, poco o per niente importante per l'Italia?

* Le percentuali aggregano chi risponde molto o abbastanza importante.

Fonte: MAE-LAPS (2008). www.esteri.it

Si possono quindi distinguere due aree: economia (export e rifornimenti energetici) e sicurezza (immigrazione clandestina e terrorismo). Vediamo se e come i due partiti hanno affrontato gli argomenti.

Il programma del Popolo delle Libertà (candidato premier Silvio Berlusconi) non è particolarmente ricco di punti che trattino esplicitamente proposte di politica estera in senso stretto. Tra le 7 Missioni per il Futuro dell'Italia le proposte più vicine al tema sono:

- punto 1.5 “Sostegno al Made in Italy”: interventi per salvaguardare gli interessi italiani in Europa con una difesa e valorizzazione dei prodotti italiani oltre ad interventi sull'UE per difendere la produzione dalla concorrenza asimmetrica dell'Asia;

- punto 3.1 “Più sicurezza”: iniziative da parte del Governo in sede europea contro sanatorie indiscriminate per i clandestini, collaborazione tra governi contro l'immigrazione clandestina.

Iniziative quindi che punterebbero a favorire il commercio e le esportazioni del paese e a consolidare la sicurezza interna e dei cittadini, e che paiono soddisfare alla perfezione le esigenze emerse nella Tabella 1.

Più esplicita risulta essere

la Carta dei Valori del partito (cosa però ben diversa dal programma): “Noi pensiamo che la politica internazionale debba basarsi sul valore della libertà, e sul fondamentale rapporto tra pace, libertà e diritti …”, con accenni al terrorismo internazionale, allo scontro tra civiltà, sottolineando l'importante ruolo dell'Italia nello scacchiere mondiale attraverso scelte europeiste ed atlantiche.

Tra le 12 Azioni di Governo del Partito Democratico (candidato premier Walter Veltroni) non sono presenti iniziative di politica estera, tuttavia l'inizio del programma è proprio dedicato a tematiche internazionali, restituendo quindi un ruolo di primo piano all'argomento, attraverso 4 punti:

- multilateralismo: missioni internazionali di pace, contro il riarmo, per i diritti umani, contro il riscaldamento globale;

- “Per l'Europa massima possibile …”;

- Mediterraneo al centro della politica e dell'economia mondiale;

- rafforzamento dell'amicizia con gli USA.

Nelle intenzioni di Veltroni quindi, si punterà molto sulla politica regionale e di vicinato, con l'Italia protagonista nel Mediterraneo, paese-frontiera col mondo arabo, ed un ruolo privilegiato in ambito NATO e ONU in linea con la politica del Governo Prodi.

Confrontando i programmi dei due partiti, emerge un PD che affronta l'argomento in modo più completo, dando l'impressione di apertura al mondo, che coglie la globalizzazione e tutto ciò che le gravita attorno come sfida ed opportunità, cercando di trasmettere fiducia nel futuro (in sintonia con il “Si può fare”); a contrario la compagine di Berlusconi pare severa, fredda e diffidente nei confronti dell'Europa e dell'Asia, dando però grande enfasi alle potenzialità del Paese (“Rialzati Italia!”), alla ricerca di un tornaconto nelle relazioni internazionali, in un'atmosfera ingrigita dal pessimismo. In sintesi, l'europeismo e le posizioni filo atlantiche del Partito Democratico appaiono nette, il Popolo delle Libertà punta più su decisioni a livello nazionale a scapito dei rapporti con l'Europa.

Dire cosa manca nei programmi è impresa ardua: sorprende che il partito di Berlusconi trascuri totalmente argomenti anche cari al proprio elettorato, come l'amicizia con gli Stati Uniti o qualche accenno all'Afghanistan e Iraq; per quanto riguarda il PD è da biasimare l'assenza di proposte legate a strategie nei confronti di potenze emergenti come Russia, India e Cina.

La precedente campagna elettorale aveva visto nei temi di politica estera aspre battaglie: si parlava di “guerra”, parola cancellata dagli attuali programmi nonostante ci si riferisse ai medesimi conflitti ancor oggi irrisolti. Inutile ricordare che uno dei cavalli di battaglia del Centro-Sinistra fosse il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq.

Cosa è dunque cambiato rispetto a due anni fa? Le incertezze, le paure e i conflitti nel mondo sono sempre gli stessi: terrorismo internazionale, la guerra in Iraq e in Afghanistan,

la Palestina , l'Islam radicale. Si può pensare che la quasi assenza di tematiche internazionali da programmi e dibattiti sia sintomo di un certo provincialismo italiano? O che forse i problemi “interni” siano percepiti dall'elettore come più critici e prioritari?

Trovare una spiegazione valida non è semplice, credo però che tale situazione sia il risultato inevitabile delle trasformazioni in corso nel sistema internazionale e soprattutto europeo: le decisioni strategiche in ambito internazionale non possono più essere prese autonomamente, rendendo più moderna la concezione di politica estera.

Vista la posizione sempre più periferica che sta assumendo l'Italia e l'Europa nel mondo con l'avanzata di popolose economie emergenti, le forze politiche di governo del nostro paese, di qualsiasi schieramento esse siano, dovrebbero essere consapevoli che l'unica strada da imboccare per riequilibrare i pesi sia una rinuncia di certi aspetti della sovranità nazionale in favore di un indispensabile multilateralismo ed europeismo. Ed è anche necessaria una continuità tra governo in carica e futuri governi, al fine di garantire una linea comune e posizioni durature nella politica estera italiana.

Lì dove i programmi latitano, neanche l'intervento del dibattito politico è stato finora significativo: ha suscitato scalpore la proposta (a titolo personale, sembra) dell'ex Ministro della Difesa dell'ultimo Governo Berlusconi Martino di ritirare i nostri soldati dal Libano ricollocandoli in Iraq; si aggiunge qualche saltuario intervento di D'Alema in veste di attuale Ministro degli Affari Esteri che ha addirittura proposto una “moratoria sulle polemiche in politica estera”, ponendo quindi una pietra tombale sull'argomento in campagna elettorale. Una necessità tesa ad evitare la distorsione della politica estera utilizzata in modo strumentale per dispute interne.

Ma tutto ciò trova una valida spiegazione nella seguente tabella:

Tabella 2: La politica estera dovrebbe… (in %)

Essere condotta al di sopra degli schieramenti e dei conflitti partitici

58

Riflettere gli indirizzi politici ed ideologici dei governi in carica

29

Non sa/non risponde

13

Totale

100

N

1003

La domanda rivolta agli intervistati: Secondo alcuni la politica estera dovrebbe essere condotta al di sopra degli schieramenti e dei conflitti partitici, mentre secondo altri dovrebbe riflettere gli indirizzi politici ed ideologici dei governi in carica. A quale di queste due posizioni si sente più vicino?

Fonte: MAE-LAPS (2008).

www.esteri.it

Gli Italiani non vogliono che la politica estera sia argomento di scontro tra partiti, utilizzata per strumentalizzazioni elettorali. Da qui la latitanza dell'argomento in campagna elettorale.

Per questo motivo, a contrario di altri grandi temi ampiamente trattati nei due programmi, gli affari internazionali vengono evidentemente trascurati, accennati attraverso un'evocazione di valori piuttosto che a proposte ed iniziative inerenti problemi pratici, evitando il rischio di dibattiti controproducenti.

2 Commenti

  1. Egregio sig. De Maria ho letto il suo articolo su segnalazione di una collega che penso lei conosca bene. La constatazione sull'assenza di politica estera in questa campagna elettorale da parte dei due partiti di maggior rappresentanza risulta evidente.
    A mio avviso ha giocato a sfavore di un serio dibattito sicuramente una situazione interna di grande sofferenza. Dovendo comunque dare un giudizio sui programmi noto anch'io una sostanziale differenza tra chi intende ampliare e condividere le scelte di politica internazionale in ambito europeo (vedi PD) e chi dalla politica estera a già succhiato il nettare del tornaconto personale. Non dimentichiamoci la propaganda che ci ha tormentato per anni, la sbandierata amicizia di Berlusconi con il Presidente degli Stati Uniti G.Bush, i lori incontri nel Ranch in Texas e le strategie militari americane tese solo ad incrementare gli interessi economici di pochi potenti a discapito di tanti cittadini normali del mondo.
    L'America si appresta(spero!!) a voltar pagina. Una (mia) auspicata vittoria del candidato Obhama porterebbe una ventata nuova nelle politiche internazionali della maggior potenza economica mondiale.
    Ma forse è ancora presto per sognare….
    Resto convinto comunque che lo spostamento di pezzi importanti sullo scacchiere internazionali influenzi di conseguenza gli spostamenti di alcuni pezzi piccoli.
    Forse è anche per questo che chi si appresta a governare il nostro paese non si sbilancia molto. Forse è anche per questo che siamo ancora un paese piccolo.

  2. Scusandomi per il ritardo con cui rispondo, La ringrazio per l'intervento, condividendo pienamente auspici e speranze.
    Tuttavia non sarei così severo nei confronti del nostro paese definendolo “piccolo”: le iniziative dell'ultimo governo in politica estera, sotto la guida di D'Alema in primis, hanno dato una visibilità enorme all'Italia in termini positivi, mettendo in luce con la missione in Libano tutte le ambizioni del paese in campo internazionale. “Scaricando” l'America di Bush e valorizzando il ruolo dell'UE e dell'ONU (entrando a far parte del Consiglio di Sicurezza), è stato messo in mostra tutto il peso politico dell'Italia, riconosciuto da più parti.
    In sintesi: oggi l'Italia conta di più a livello internazionale.

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