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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 39 - 16 Maggio 2008 | 1 commento

Il volo del cuculo: a trent'anni dalla legge Basaglia

La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere.
Franco Basaglia

Il 13 maggio 1978 il Parlamento italiano approvava la legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori. Una legge rivoluzionaria, tanto dal punto di vista culturale quanto da quello medico, che impose la definitiva chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio. Una legge discussa e discutibile, che ebbe l’innegabile merito di spostare per la prima volta l’attenzione dalla “malattia mentale” alla "salute mentale” ponendo l’accento sui diritti dei pazienti, prima fra tutti il diritto a una vita “normale”, ammesso che una “normalità” davvero esista. Mentre, tra i probabili limiti della 180, vi è forse quello di averne demandato l’attuazione alle Regioni, che libere di legiferare in maniera eterogenea hanno prodotto risultati assai diversi nel territorio, tanto da rendere sempre più profondo il divario nell’offerta dei servizi tra una regione e l’altra.
A trent’anni di distanza la legge Basaglia continua a far parlare di sé, e lo fa attraverso il libro, uscito lo scorso 9 maggio, di Mimosa Martini e Luana De Vita, Il volo del cuculo – 1978-2008: trent’anni senza manicomi (Nutrimenti). Attraverso cronache, racconti, interviste, le due scrittrici tracciano un racconto in prima persona di cosa significhi, nel nostro paese, convivere con la malattia mentale prima e dopo la legge 180, interrogandosi su cosa è davvero cambiato. Il timore più grande, espresso da Luana De Vita, e che le porte dei manicomi non siano realmente state abbattute ma si siano semplicemente trasformate da porte chiuse in porte girevoli. Revolving doors capaci di risucchiarti, farti fare un giro su te stesso e risputarti fuori un secondo dopo fino al prossimo giro, una sorta di eterno ritorno, una spirale senza fine in cui la psichiatria farmacologica, ti prende, ti somministra una terapia e ti ributta all’esterno, dove però non c’è nulla ad attenderti.
Lo spirito della legge Basaglia, l’abolizione di luoghi di contenimento fisico, nei quali si è consumata ogni tipo di tortura sotto lo stendardo della scienza medica, e la conseguente riconquista di una libertà a lungo negata, assumono un significato solo se accompagnate da strutture esterne capaci di accogliere il disagio di una persona affetta da disturbi mentali. La legge 180 e lo spirito di chi le diede il nome, sono rispettati ogni giorno in quei centri di salute mentale dove medici e operatori sono pronti ad accogliere 24 ore su 24 pazienti e familiari, dando loro cura e assistenza, anche a domicilio, sono rispettate ogni qual volta la cura non sia delegata esclusivamente a una pillola ma a un percorso molto più complesso di cui il farmaco è solo uno degli aspetti, sono rispettati ogni volta che l’interesse non è posto sulla malattia ma sul malato.
Il volo del cuculo, con prefazione di Lucia Annunziata e postfazione di Paolo Villaggio, cui è allegato anche un dvd che raccoglie immagini inedite, è un modo di ripercorrere questi ultimi trent’anni, riflettendo su quanto è cambiato, e quanto ancora dovrebbe cambiare perché dopo aver ridato la follia alla normalità, una nuova normalità sia data alla follia.

1 Commento

  1. Ciao Lorella
    il libro che presenti mi sembra davvero interessante, perché è proprio come dici, ogni regione ed ogni reparto di SPDC è diverso dagli altri per offerta di servizi e per le modalità di prendersi cura delle persone (come per esempio la contenzione meccanica ancora largamente in uso). C'è bisogno di destinare risorse in questo settore perché le famiglie e gli stessi pazienti non si sentano abbandonati, imbottiti di farmaci e sputati fuori da quelle porte girevoli. Ma c'è bisogno anche della capacità degli operatori di prendersi cura di questa persone, di comprendere il senso intelligente della loro psicopatologia e di farci “relazione” perché all'interno di questa si può inserire la terapia farmacologica. Rispettare l'altro con la sua patologia deve essere una priorità.

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