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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 41 - 16 Giugno 2008 | 4 commenti

Dellamore Dellamorte: l'estasi al femminile

Dellamore Dellamorte: l'estasi al femminile

'Amore' inteso come fedeltà che coinvolge anima e corpo.
'Morte', come porta d'accesso alla vita eterna in paradiso; meritata scontando giorno per giorno la pena della vita terrena, macchiata dal peccato originale.
Quindi, l'amore verso nient'altro che Dio; un amore al quale, se espresso da santi o beati di sesso femminile, molti artisti amavano attribuire un turbamento ricco di sensualità.
Il secolo in questione è il Seicento. Un secolo che ha saputo, con i mezzi di cui disponeva, “fotografare” la natura umana alle prese con l'esperienza mistica, superando una volta per tutte la licenziosità del Cinquecento, la geometria del
Quattrocento, il pietismo del Trecento e la bigotta ieraticità dei secoli addietro, congelati nella formula astratta dell'arte bizantina.
Anzi, è andato ancora oltre poiché, come vedremo, ha restituito alla figura femminile la sensualità che le era stata negata per tutto il medioevo, e che ritroverà solo con l'estasi: la deriva psico-fisica provocata dall'esperienza mistica.
Il fenomeno del misticismo è un fenomeno diffuso nello spazio e nel tempo: tendenze mistiche si possono ritrovare all'interno di diverse religioni, dall'induismo all'ebraismo.
Nella storia del cristianesimo, istanze mistiche vennero sviluppate da autori dell'alto medioevo come Agostino e Bernardo, del basso medioevo come Francesco d'Assisi, dell'età moderna come Teresa d'Avila, per arrivare con Teresa di Lisieux alla fine dell'Ottocento.
Per argomentare meglio il tema proposto nel titolo parleremo di Teresa d'Avila, la grande mistica spagnola canonizzata nel 1622, co-fondatrice dell'ordine dei Carmelitani Scalzi.
E' necessario, a tal proposito, spendere qualche parola sull'ordine dei Carmelitani.
Nati come eremiti durante il medioevo, si stabilirono in Palestina sul monte Carmelo.
Si diedero la prima regola monastica nel 1209 e quando nel 1248 passarono in occidente vennero eretti in ordine mendicante da Papa Innocenzo IV.
A partire dal XV secolo si suddividono in varie congregazioni, la cui principale, di Giovanni della Croce e Teresa d'Avila, è quella dei 'carmelitani scalzi'.
Il voto di povertà dichiarato nel nome di quest'ordine denota in maniera esemplare il programma di rinuncia al mondo, di ascesi, caratteristico del misticismo religioso.
Dell'amore della morte, Teresa d'Avila (1515 – 1582), ci ha lasciato molte pagine raccolte nella sua Vita, nelle quali tentava di fermare sulla carta gli episodi di estasi religiosa dai quali era colta durante la preghiera.
E' interessante notare l'approccio empirico e la scrupolosità con i quali Teresa prende nota dei fenomeni percettivi e sensoriali da lei esperiti: “non so se quel che dico è esatto e se mi so esprimere”.
Volendo tracciare l'iter spirituale di Teresa in tre tappe significative, sappiamo che nel 1556 le sue prime estasi le fecero sentire parole silenziose “più dense di senso e più nitide che se si fossero udite”; il 1559 è la volta della visione “intellettuale” di Cristo, ancora invisibile ma presente come se fosse stato visibile.
In seguito Cristo si mostrò a Teresa: prima le mani, “di una così mirabile bellezza che non saprei descriverle”, poi il viso, poi l'intera figura “così come dipingono Cristo risorto”.
Nell'aprile del 1560 giunse infine il famoso episodio della “Transverberazione”, durante il quale apparve un angelo armato di una lunga freccia d'oro “che me la conficcasse più volte nel cuore, spingendola fin dentro le viscere” e infine “pare che il Signore mi rapisca l'anima e la immerga nell'estasi, cosicché non ho più modo di sentir dolore ne angoscia, perché vengo subito sommersa dal gaudio”.
Proprio quest'ultima citazione estratta dalla sua Vita, ci offre uno spunto di riflessione sul “duello” piacere/dolore ingaggiato dalla sfera dei sensi durante l'esperienza mistica.

Quando il cantautore catanese Franco Battiato, nel brano “Ti vengo a cercare”, parla di “rapimento mistico e sensuale” utilizza le stesse parole che ci suggerisce la visione di uno dei maggiori gruppi scultorei della storia dell'arte italiana: la “Transverberazione di Santa Teresa d'Avila”, realizzata in marmo da Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) per la cappella della famiglia Cornaro nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma.
Tra il 1647 e il 1651 lo scultore realizzò, su commissione del cardinale veneziano Federico Cornaro, la versione più “spinta” della Transverberazione.
Filippo Baldinucci, storico dell'arte coevo del Bernini, ricorda nelle sue Notizie che “il Bernino era solito dire [...] esser stata la più bell'opera che uscisse dalla sua mano”.
Bernini concepì uno spazio unitario nel quale si distinguono una storia principale – che si compie sull'altare e che consiste appunto nella Transverberazione – e una secondaria, quella dei sette cardinali e di un doge della famiglia Cornaro che osservano l'azione da due palchetti laterali.
Lo spettatore entra fisicamente in un enorme quadro a tre dimensioni dominato dalla luce che scende da un apposito lanternino nascosto, e dal colore dei marmi.
La storia principale, collocata al centro del gruppo, merita un'analisi più approfondità.
A sinistra l'angelo è raffigurato mentre cammina sopra una nuvola in direzione della santa nell'attimo prima di affondarle la freccia nel petto, instillazione simbolica di 'amor dei' che riecheggia un erotismo di tipo pagano.
A destra, la santa è raffigurata seduta sulla stessa nuvola ma l'abbandono delle mani e del piede prefigura la cedevolezza che precede lo svenimento; sul suo volto si accende una beatitudine che, per quanto raggiunta in stato di deprivazione sensoriale, non può fare a meno di evocare il brivido di rassegnazione che distende le membra femminili al momento di ricevere l'amore virile.
Gli angeli in stucco che popolano l'arco d'ingresso della cappella recano un cartiglio con la clamorosa dichiarazione d' amore che Cristo fece a Teresa durante il loro matrimonio mistico: “Nisi coelum creassem, ob te solam crearem” (“Se non avessi creato il paradiso, lo farei ora anche solo per te”).
Naturalmente, l'iconografia sacra del Seicento ha messo in luce anche la sensualità di altre “dive divine”: oltre alla Transverberazione di Teresa d'Avila, sono state raffigurate altrettanto copiosamente le esperienze mistiche di Caterina da Siena, Margherita da Cortona, Ludovica Albertoni e, non ultimo, il recupero in chiave sensuale della “Maddalena penitente”, la prima santa che secondo la “Leggenda Aurea” si ritirò a vita eremitica.

4 Commenti

  1. Il tema della morte mi porta di rimando a quello dell'immortalità a cui l'uomo stupidamente aspira.
    Goethe sosteneva che le piante, tramandando tal quale il proprio patrimonio genetico alle “piante-figlio” (fatta eccezione ovviamente per le rare mutazioni genetiche) si possono definire esseri immortali.
    A tal proposito avrei la curiosità di ricevere qualche suggerimento su opere che trattano il tema, ed eventuali brani musicali abbinabili.
    Spero di non aver fatto richieste troppo ambiziose. Ringrazio infinitamente.

  2. ciao Antonella,
    di che tipo di opere e brani musicali parli?
    Intendi opere artistiche e brani di musica classica o operistica, o anche opere letterarie (e/o scientifiche) e brani “più commerciali”??

  3. mah starei sul classico, comunque se salta fuori anche qualcosa di moderno concernente l'argomento, ben venga… grazie.

  4. non ho niente da rivelare se non il consueto che si fa particolarità ho la mia personale testimonianza di esperienza vissuta con naturalezza e senza ricerca di straordinarietà qualche anno prima dell'attuale cronos una notte qualsiasi poco prima di addormentarmi ho avuto quella che viene quì spiegata come transverberazione ero solo quando ho percepito con la vista una manifestazione di luce in un silenzio innaturale a quello che sembrava una figura angelica armata d'ogni tipo di strumento di guerra conosciuta e non mi fisso con lo sguardo ripetutamente e rivolse verso di me una lancia luminescente mi sfiorò la fronte e lasciai che il sonno o una successiva perdita di coscienza prevalesse a questa esperienza breve e intensa la mattina successiva mi svegliai e non pensavo minimamente a quella manifestazione nei miei confronti avvenuta poche ore prima quando ponendo le mie mani sulla fronte constatai la presenza di una piccola crosta epidermica conseguente ad una scottatura lieve questa mia testimonianza non ha il sapore del clamoroso ho miracoloso io sono cosciente di una vita fin troppo normale senza che sia accompagnata da particolari manifestazioni se non una semplicità di pensiero e sentimento .

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