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Scritto da nel Numero 42 - 1 Luglio 2008, Viaggi | 2 commenti

Viaggio In America – prima parte: desperately seeking Jack

C’è qualcosa di gentile, di nobile e di elegante nella città di Boston, Massachussetts. Fondata nel 1630, seicentomila abitanti, ho il sospetto che soffra di un certo complesso di inferiorità: Los Angeles, Chicago, Miami, Las Vegas, tutte nate dopo di lei, sono tuttavia diventate metropoli di ben altre dimensioni, ombelichi del mondo; e si trova solo a un passo da qui la Grande Mela. Così Boston sembra consolarsi mantenendo lo stile antico di alcuni piccoli dettagli architettonici, dei vagoni della metro, dell’esclusività delle sue scuole, della raffinata galanteria dei suoi abitanti, fossero anche mendicanti o artisti di strada. O rivivendo il passato in chiave moderna: proprio qui, a sedici miglia da Salem dove nel 1692 venti persone innocenti furono uccise con l’accusa assurda di stregoneria, prolifera oggi una vibrante comunità proprio di streghe (!), tanto ben considerate da trovare un loro spazio nei depliant turistici della città, a fianco dei saluti del sindaco.
C’è un altro motivo per cui qualcosa di nobile distingue Boston e il Massachussetts. È da queste parti che nasce nel 1917 il presidente più amato d’America: la biblioteca e il museo di John F. “Jack” Kennedy ne ripercorrono la vita, la carriera e la morte infame. Con qualche mese di anticipo sul quarantacinquesimo anniversario dell’assassinio, permettemi di dedicargli una parola o forse due.
Che lo si apprezzi o meno, Kennedy è stata una delle personalità piu carismatiche della storia americana. Le fotografie non rendono giustizia al suo fascino personale: brillante ex studente di Harvard, colto e deciso, il giovane “Jack” sorprendeva i media con una capacità sbalorditiva di argomentare le proprie idee e di fornire plausibili e intelligenti motivazioni alle sue scelte. Si dirà che era solo un bravo comunicatore, che inventò la politica-spettacolo, ma per cortesia: se potesse sfidare oggi Berlusconi, lo distruggerebbe in quattro parole su quello stesso terreno del quale il Cavaliere si ritiene sacerdote. Come non confrontare la rissosa Babele delle nostre tribune politiche con la geniale ironia di un uomo che, dopo aver elencato tutte le lacune propositive del partito repubblicano, sorrideva cordialmente a Richard Nixon, e senza un pizzico di apparente malizia, lo definiva la guida perfetta di quella coalizione?
Le working class lo predilessero per l’affabilità con cui chiedeva loro di ribadire le proprie esigenze; i credenti di ogni religione ne riconoscevano la fede, ritenendolo allo stesso tempo capace di portare avanti una visione laica dello Stato; le casalinghe lo amavano tanto per il suo matrimonio impeccabile, quanto per i suoi tradimenti chiacchierati; i giovani scoprirono con lui la possibilità del volontariato all’estero, e omaggiarono la sua memoria scatenando la resistenza pacifica degli hippies. Al museo a lui dedicato, molti anziani che lo ricordano personalmente si asciugano gli occhi. Quando il 22 Novembre 1963 un mandante certamente ancora non punito ne decretò la morte, fu in quel momento che si decise forse l’inizio di una caduta libera di questa America che oggi tocca infine il suo punto più basso. Mentre migliaia di persone muoiono ogni anno a causa di un sistema medico, lavorativo e alimentare disumano, la Corte Suprema sancisce il sacrosanto diritto di ciascuno a portare addosso una pistola. Auguri a Obama, se ce la farà: potrebbe davvero essere lui, il nuovo Jack che gli Stati Uniti aspettano e cercano disperatamente da mezzo secolo? Gli elettori con cui parlo sono scettici e io con loro, ma la speranza è l’ultima a morire.
Mi si dirà che ho un debole per Kennedy; è vero, come ho un debole per Moro. Certe personalità (seppur forse trasparenti il giusto, se paragonate alla gente comune) diventano grandi solo confrontandole con l’immenso vuoto che lasciano dietro di sè. Solo osservando il degrado politico di questa America (come di questa Italia) si può capire quanto “meno peggiori” avrebbero potuto essere la sua storia e le leadership di altri governanti: magari imperfetti, magari non sempre sinceri, ma sinceri e “normali” quanto bastava, perchè i signori della guerra o delle massonerie fanatiche li abbiano ritenuti rischiosi pericoli da eliminare. Per affermare un precedente mostruoso: dovunque ci sarà voglia di migliorare, là un colpo di pistola sarà pronto a mettere in chiaro che il mondo deve restare esattamente così com’è: ingiusto, sbagliato e cattivo, nei secoli dei secoli. 
 
Prossima tappa: Miami… 

2 Commenti

  1. ammetto di non avere una conoscenza approfondita su Kennedy. ricordo solo che prima di studiarlo a scuola, avevo di lui l'immagine del progressista e del pacifista.
    Poi ho imparato che era stato lui a gestire la questione della Baia dei Porci e ad avviare la guerra in Vietnam..
    dal tuo articolo, Valentina, mi accorgo quanto comune sia per la generazione quella sensazione di essere cresciuti con un'aridità politica mai vista prima..da quando capiamo, ci siam visti appioppare l'antipolitica, il marketing e l'economia che fa politica. è da quando ho 14 anni che Berlusconi c'è, siamo cresciuti con il suo modo di far politica, non abbiamo mai visto un comizio come si deve, Moro, Berlinguer, Craxi, saragat, Andreotti, plitici che avevano un pensiero, un'ideologia (condivisibile o meno ma, viva dio, pur sempre un'ideologia).

    Perchè non possiamo permetterci di avere dei politici competenti, di cultura, di spessore. è davvero così fallimentare la democrazia??

  2. Lo so e' esattamente questo il senso… quanto a Kennedy guarda, lo sto scoprendo di recente… pensa a un politico che PRIMA, durante la campagna elettorale, sfrutta la paura comunista promettendo guerra ai sovietici… e DOPO, una volta eletto, cambia rotta e passa alla diplomazia… e non il contrario!! Sulla Baia dei Porci e il Vietman mi sa che fossero azioni piu' ereditate da altri che scelte da lui, e anzi probabilmente i motivi per cui e' stato ucciso. Ma su questo accetto ogni opinione perche' tutto quello che so viene da due libri, due di numero. Altro che Rutelli o Veltroni mannaggia…

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