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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 52 - 16 Dicembre 2008 | 6 commenti

Donne e motori, ya basta

Si è conclusa questo week-end la 33° edizione del Motor Show di Bologna, e non me ne voglia l'economia bolognese se muovo qui una critica a uno dei maggiori richiami di turisti e curiosi. Molte delle fiere che animano la nostra città, e credo anche le altre, presentano un vizio endemico, ovvero la pratica di addobbare spazi che sarebbero naturalmente destinati al commercio con il bello spettacolo di ragazze perfette, in abiti penosamente succinti, la cui funzione è quella di migliorare l'umore di laidi uomini d'affari, evidentemente meglio disposti a sborsare il proprio denaro se il partner condisce il contratto con il panorama di un paio di tette.

Il Motor Show non fa eccezione, e lo spettacolo è umiliante per tutte le donne; vi sono tuttavia anime candide (spesso maschili) capaci di scandalizzarsi di fronte allo spettacolo degli animali intrappolati tra i recinti di uno uno zoo o dei polli costretti in batteria; incapaci, invece, di provare empatia o almeno pietà per altri esseri umani, costretti a soffrire le pene di un girone infernale su scomodissimi tacchi a spillo, a indossare vestitini di sintetico in dicembre, a sorridere di fronte ai buzzurri che magari poggiano loro una mano sul culo con la scusa di una fotografia insieme.

Dice l'acutissima Germaine Greer nel suo volume La donna intera: “poichè il pene dà all'uomo piacere, egli pensa che le persone oggetto delle sue attenzioni debbano trarne anch'esse piacere”. Parafrasando, l'uomo medio riflette: dato che a me piace vedere una donna vestita come una spogliarellista, e dato che a me dispiacerebbe non poterne vedere più, ergo (?) non è possibile che questa non sia cosa buona e giusta. Così, l'uomo subordina un giudizio davvero etico al proprio godimento da guardone, ed è normale che sia così in un Paese dove il conflitto di genere viene considerato alla stregua di un isterismo fuori moda, anziché come una ricchezza e una prospettiva per un futuro migliore. Se ci fosse parità, come alla fiera dei motori vediamo ragazze in reggiseno, alla fiera dei cosmetici dovrebbero esserci stewards in tanga. Si ricordi che, in Italia, nel corso dell'Assemblea Costituente, il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone si dichiarò contrario all'ingresso delle donne in magistratura (avvenuto solo nel 1963) perché riteneva che il ciclo mestruale avrebbe impossibilitato il giudice a scrivere una sentenza imparziale. Sempre nel nostro paese, la pedofilia (nella stragrande maggioranza dei casi, una pratica maschile) è diventata reato soltanto nel 1996. Appena l'anno scorso, il futuro Primo Ministro Silvio Berlusconi invitava una giovane elettrice, che gli domandava quali prospettive lavorative avessero le donne, a cercarsi un marito ricco. Parità?

Un paio di risposte preventive alle critiche più scontate. In primo luogo, si dirà che sono le donne stesse a prestarsi ad essere usate come oggetti di desiderio, e spesso ne sono anche felici o lusingate: la responsabilità è pertanto loro, non degli uomini. Credo che questo discorso abbia un senso se parliamo della vita extra-professionale, ovvero: una cosa è se io, autonomamente, scelgo di mostrarmi mezza nuda perché sono vanitosa e amo farmi guardare, come La Strega di Vasco. Altra cosa è se, per guadagnare cento euro come hostess, il mio capo mi costringe a indossare un travestimento da battona: chiedo a qualsiasi uomo legga questo articolo se gli sia mai stato richiesto di mostrare le cosce per guadagnarsi la pagnotta (o anche solo, se abbia mai avuto a che fare con la clausola “bella presenza”). Credetemi: qualsiasi delle modelle che potrete vedere, per quanto narcisista, sarebbe ben contenta di lavorare in jeans e scarpe da tennis (o perlomeno in tailleur), tenendo le minigonne per la serata in cui va a ballare con le amiche, piuttosto che per il giorno in cui deve stare in piedi dalle otto del mattino alle otto di sera.

Seconda obiezione: allora perché non fanno un altro lavoro? Perché non c'è mercato, non ci sono soldi, c'è poco lavoro. Il discorso sarebbe lungo ma è importante sottolineare, ancora una volta, che il mondo del lavoro femminile è cosa ben diversa da quello maschile. In ogni ambito, gli stipendi femminili sono solitamente più bassi; le nuove tipologie di contratto a progetto non prevedono l'esistenza di una certa sconosciuta condizione, denominata “gravidanza”; le possibilità di avanzamento di carriera sono nettamente inferiori, e spesso subordinate ad implicite (o esplicite) richieste di favori sessuali: non bastano casi sporadici come quello di Emma Marcegaglia per invertire un trend che ha reso una pin-up per camionisti, addirittura, Ministro delle Pari Opportunità. È dunque abbastanza normale che, se una ragazza ha la sorte di nascere con forme perfette, scelga di guadagnare gli unici soldi facili sul mercato con una variante soft del mestiere più antico del mondo. D'altra parte, non c'è richiesta di brave musiciste, scrittrici o artiste, ma c'è sempre richiesta di pelo: quella non conosce crisi, e non tramonta mai.

Almeno, nella sua componente appunto voyeristica, che esclude un reale contatto psicologico con l'universo femminile, riducendo l'altra metà del cielo a un feticcio da rimembrare durante le seghe del mattino. Prendiamo ad esempio un qualsiasi tipico maiale, magari amante dei motori (e sia detto per inciso: l'esperienza mia e delle mie amiche ci insegna, per quanto triste sia questa verità, che le smargiassate con le automobili nascondono solitamente pesanti carenze falliche). Egli può recarsi al Motor Show, e riempirsi gli occhi di donne che non avrà mai, ma questo è il bello. Perché una donna in carne e ossa avrà una personalità, delle esigenze emotive, delle richieste e dei limiti. Il confronto reale spaventa, la fantasia lontana è più comoda.

Ma vi è qualcosa di ancora più pericoloso in questa cultura popolare della donna oggetto, che certo non è solo colpa delle nostre fiere ma è figlia dei tempi, della tv e di un falso femminismo commerciale che si è via via sostituito alle reali lotte per l'emancipazione. Dietro al triste spettacolo di ragazze messe in mostra come statuine, si annida un pericoloso sentimento quasi criminale, che è quello del gusto del vedere la donna sopraffatta, svergognata, umiliata, punita. Ne è prova il recente boom, denunciato dal magazine americano Znet, del materiale pornografico incentrato sulla violenza sessuale, sull'abuso psico-fisico, sulla somministrazione di droghe. Ho visto in vita mia qualche film porno (a proposito: continuate a seguire l'Arengo per un prossimo speciale su questo tema) ma non ho mai visto uno snuff-movie; senza cognizione di causa, posso però prendere atto che, evidentemente, c'è qualcosa di attraente, per l'uomo medio, nell'idea di una donna sodomizzata, spinta a fare cose che non vuole, presa con la forza. È un'eccitazione malata e a volte figlia della cultura cattolica, che pretende di avere madri vergini e donne sante, le quali ovviamente non potranno provare piacere dal rapporto sessuale, ma vi dovranno essere obbligate. La donna preferita non è quella che scopa perchè le piace (sporco, sbagliato!), ma quella che scopa perché costretta. In questo modo l'uomo conserva intatto il proprio istinto bestiale, mascherandolo da desiderio di avere accanto a sé una donna “pura”.

Esagero? Una cifra per tutte: secondo stime del 2005, l'Italia è al primo posto in Europa per numero di turisti che ogni anno si recano in Thailandia o in Brasile alla ricerca di ragazzine o ragazzini; ottantamila uomini, pare, l'intera popolazione di una città come Como. Ma allora, se la violenza è così diffusa, tra coloro che percorrono i padiglioni infilando la mano sotto le sottane delle hostess, ci sarà anche qualcuno di quelli che, a sessant'anni, va in vacanza a Fortaleza per poter passeggiare abbracciato a una bambina. Uomini in gamba, non mescolatevi a costoro, e non abbiate paura a difendere le idee delle donne che combattono per l'uguaglianza: se doveste avere delle figlie femmine, anche voi tremereste sapendole in mutande al Motor Show.

6 Commenti

  1. Ciao Valentina.
    Arguta critica ai vizi maschili, soprattutto alla confusione tra gusti personali ed etica pubblica e a quanto di perverso questo generi sulla società, su donne e bambini.

    In generale ritengo che non ci sia niente di male nel noleggiare liberamente il proprio corpo per qualche ora, per il gusto di qualcuno e come proprio lavoro. Anche a scopi sessuali. E che non ci sia niente di male nell'esibizione delle proprie forme esteticamente belle.
    Sono a mio parere cruciali le condizioni di lavoro, che determinano in effetti il livello di diritti ed emancipazione delle persone e delle donne in questo caso.

    Dopodichè il pervertito rimane un pervertito senza rapporti umani, mentre la bella ragazza una bella ragazza con una vita davanti da vivere a testa alta, con rispetto e senza pregiudizi.

    Sarebbe interessante riuscire a discutere il tema con articoli nelle prossime edizioni, grazie della riflessione.

  2. Concordo sul fatto che un'importante discriminante siano le condizioni in cui qualsiasi lavoro (anche di immagine, o di scambio sessuale) viene svolto. A mio parere si può anche essere favorevoli alla prostituzione, ma non è accettabile lo spettacolo di ragazze a volte poco più che maggiorenni, che congelano mezze nude sui viali, magari in gennaio. Credo che appunto, in ogni caso dovrebbe essere rispettata la donna come essere umano, altrimenti da un rapporto di libera vendita (di qualsiasi tipo) si passa a una situazione di abuso, per quanto socialmente tollerato o non considerato come tale. Grazie a te del commento (mi aspettavo critiche ben peggiori!)… e continuiamo sul tema nei prossimi numeri.

  3. cara Valentina,
    questo articolo apre sicuramente una breccia.
    personalmente penso che il passo dalle hostess del motor show alle prostitute sui viali sia abbastanza lungo e che i due fenomeni non siano direttamente assimilabili. il primo caso è legale, il secondo no, ad esempio. ma è vero che c'è una matrice comune, le preferenze o gusti sessuali, così come comune è il maschilismo che domina nella società in cui questi fenomeni emergono.
    tornando al tema centrale dell'articolo (la clausola della “bella presenza” in un contratto legale)personalmente penso che lo strumento più efficace per cambiare quello che si ritiene eticamente deplorevole non sia la regolazione attraverso la legge, ma l'opinione pubblica. spesso le norme sociali o la reputazione pubblica sono armi potenti e quasi più efficaci della legge nel contrastare un fenomeno.
    se tutti la pensassero come valentina, il venditore che decidesse di accostare nudità ad un motore, o alla reclamizzazione di un telefonino, non troverebbe acquirenti consenzienti, e chiuderebbe presto.
    Quello che più mi stupisce in tutto questo ambaradam è quindi l'atteggiamento delle donne stesse.
    Valentina scrive che se le donne si prestano a questo spettacolo ignobile è perchè non hanno nè alternativa nè un minimo di potere o protezione sindacale.
    a mio parere non è quello che succede nelle piazze delle città quando un esercito di speranzose ragazze si presenta accompagnato dai genitori nelle per le selezioni delle veline di striscia.
    qui non c'è costrizione, e c'è alternativa. il punto è che la nudità è quello a cui le signorine (ed i genitori, gente) aspirano. a causa della invasione quotidiana della televisione dagli anni '80 ad oggi, avere un bel corpo e mostrarlo pubblicamente è diventato uno status symbol a cui una buona fetta del mondo femminile aspira e considera come un valore importante.
    se le donne preferissero lavorar e in jeans perchè non manifestano, come degli altri paesi, la loro disapprovazione??
    secondo me il problema di fondo sta nel fatto che la mostra del corpo piace, piace agli uomini, o alla maggior parte di loro, e piace anche alle donne, o auna buona parte di loro. il moitvo? l'educazione che abbiamo ricevuto, modellando la nostra scala di valori

  4. Ciao Valentina,
    aggiungo un'altra prospettiva.
    Gli abiti “penosamente succinti” li chiamerei, “scomodi ma valorizzanti”: sono i più scelti per cercarsi un partner nel tempo libero.
    Non vedo assolutamente le hostess come scimmie in uno zoo, ma come persone che scelgono un lavoro duro e umiliante (ma forse meno di altri) con cui hanno l'opportunità di pagarsi il tempo libero per studiare e fare altre cose. Il mercato del lavoro chiede solo di saper vendere e queste ragazze sono ottime professioniste riconosciute e pagate di conseguenza.
    Il consumatore maschio è manipolato dal richiamo a contenuti sessuali nella vendita di alcuni oggetti come le auto. Buona parte dell'umiliazione è anche maschile.
    Immagino le perversioni che citi solo come il frutto di interpretazioni sbagliate della comunicazione tra i generi, favorite dalla pubblicità.
    Allora smettiamo di voler far colpo con le automobili e con gli abiti succinti.. non denigrandosi gli uni le altre ma ragionando sui motivi di comportamenti del genere!

  5. Valentina, quoto sicuramente il tuo punto di vista, anche se su alcuni punti mi sembra che i tuoi fendenti colpiscano un po' alla cieca la categoria maschile.
    primo: Il motorshow, nel palinsesto fieristico è una eccezione. La maggior parte delle fiere sono rivolte ad un target di operatori del settore e le hostess sono lì a spiegare le caratteristiche del prodotto, o almeno fanno quello che normalmente fanno sugli aerei, offrono il caffè, distribuiscono voltantini.. in abbigliamento consono al pubblico, per esempio Handimatic, Saie, Cersaie.

    secondo: la relazione uomo-automobile oppure uomo-calcio che le donne (italiane?) sentono come una rivalità. E' vero fino un certo punto, c'è chi appunto vede la macchina come un status-symbol, c'è chi ne apprezza il design effimero o assoluto, la soluzione ingenieristica, l'aspetto sportivo.
    Esistono donne appassionate di Motori e di Calcio, e in paesi nordici o dell'est non è piu' nemmeno un tabu'!

    terzo: non associerei una normale comportamento voyeristico, piu' o meno grezzo, al comportamento patologico degli Snuff-movie, che btw non sono di matrice cattolica ma americana.
    Per il resto sono d'accordo su tutto :)

  6. Ciao Valentina
    Anche per me vedere delle ragazze in abiti succinti, per strada come in tv, che sono li a mostrare se stesse è davvero uno spettacolo triste. Ma secondo me, come scrive anche Stefano, è una questione di valori.
    Siamo in un mondo un cui ci sono i concorsi di bellezza e tante ragazze aspirano a diventare “la più bella” o miss qcs, si mettono a sfilare in costume e si sottopongono a una giuria di uomini che decretano una vincitrice. Ma chi sono queste donne?? e chi sono questi uomini che si mettono a dare i voti a un paio di cosce e a un paio di tette?? Le donne sono considerate come degli OGGETTI sessuali, ma la cosa grave è che loro stesse si mettono in quella situazione e non mi sembrano affatto rammaricate, anzi!
    Mi è rimasta impressa la frase di una aspirante velina che alla domanda “perché vuoi diventare velina?” rispose “tutte vogliono diventarlo”. Solo una visione parziale e limitata del mondo può produrre tale risposta.
    Confesso che un mese fa circa sono capitata, più o meno casualmente, in un sexy bar a Parigi dove ci sono ragazzi in mutande che servono a tavoli si esibiscono. Inutile negare che a vedersi lo spettacolo era piacevole, ma la riflessione che mi accompagnava era sempre la stessa: perché una persona sceglie di fare questo lavoro? Credo che se ha bisogno di guadagnare ci sono tanti lavori che può fare, lavori altrettanto accessibili, magari più umili e più faticosi, ma in cui si può sicuramente preservare una parte di stessi : il proprio corpo.
    Io credo che queste persone provano un certo piacere nel fare quello che fanno. Magari solo quello di essere ammirati per la propria bellezza.
    Che poi viviamo in una società maschilista è vero, ma è una cosa così radicata nella cultura che ci vorranno chissà quanti anni prima che le cose cambino davvero. E se prima le donne erano costrette in casa, non avevano possibilità di realizzazione e non troppi anni fa neanche diritto di voto, ora anche se queste cose sono cambiate devono cambiarne altre ancora, deve cambiare anche l'atteggiamento di alcune ragazze che non hanno capito che devono avere maggiore rispetto di se stesse e che si possono fare cose migliori che ottenere il compiacimento di qualche mezzo uomo. Perché credo che la categoria di uomini che descrivi tu sono uomini a metà.

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