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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 52 - 16 Dicembre 2008 | 7 commenti

L'Isola delle Libertà

Premessa doverosa e non ipocrita, per i lettori de L’Arengo eventualmente spettatori della famosa Isola dei Famosi, che io non lo sono e non ne ho visto più di un minuto di fila.
Ciò toglie qualcosa a me che sono rimasto escluso da un evento popolare, ma nulla al programma di Simona Ventura che ha riscosso un successo superiore agli altri anni. Grazie, evidentemente, alla giustamente incoronata vincitrice Vladimir Luxuria.

Salita agli onori della cronaca nel 2006 come prima candidata transessuale al Parlamento per Rifondazione Comunista, veniva dalla vulgata accomunata a Francesco Caruso tra i candidati considerati “estremi”. Ma mentre era impossibile non notare l’incoerenza del candidato napoletano cui a una patina da rivoluzionario no-global facevano da contraltare i possedimenti di famiglia, per la foggiana si combinavano coerentemente il coraggio di esporsi in prima persona per manifestare il diritto all’espressione sessuale e l’intelligenza di farlo con garbo.

L’elezione di Luxuria al Parlamento, in una delle legislature più deboli della Repubblica, più che rendere giustizia al movimento transgender ha reso la protagonista un membro della ‘Casta’, mostrato le sue foto di quando ancora era ragazzo, montato le polemiche con la deputata forzista scandalizzata di dover fare pipì nella tazza di fianco.

La vittoria di Luxuria sull’Isola l’ha resa un eroe popolare, ha sancito la vittoria fondata sulle discussioni con i suoi compagni di avventura dove ha potuto difendere la propria identità e la propria dignità. L’ha portata alla ribalta come un eroe positivo, un’eroina della libertà.

Mi viene in mente la polemica del mio amico, che riteneva che un comunista non dovesse andare sull’Isola: ma probabilmente neanche Rifondazione lo è più, se mai lo è stata. O la mia, di quando sono rimasto un po’ offeso dall’ignoranza dell’ex deputato a proposito di quale fosse l’anno del crollo del Muro di Berlino: ma chissenefrega.

Il dibattito sulla partecipazione di Luxuria alla trasmissione ha ruotato intorno al tema se fosse giusto usare la televisione per esprimere se stessi, o se invece esporsi in tv non avrebbe fatto altro che fare il gioco della televisione stessa. La seconda ipotesi vale se sei un vetero-social/comunista e contesti la televisione commerciale (o la televisione pubblica quando mostra programmi di intrattenimento e non grigie tribune politiche e qualche carosello d’autore). Se invece sei un moderno riformista e credi che la televisione sia pur sempre un mezzo di espressione popolare, anzi il principale strumento di comunicazione, allora la scelta di partecipare è inequivocabilmente corretta. Così come lo è quella di partecipare ai dibattiti di Vespa e Mentana, senza i quali i politici temono di scomparire dalla faccia del consenso dell’opinione pubblica.

E quindi adesso tutti, per primi i rappresentanti dei movimenti gay trans, plaudono al coraggio di Vladimir.

Salvo dimenticare, as usual, di trarne le conseguenze politiche.
Primo. Per affermare i propri diritti non serve a nulla l’elezione al Parlamento: dovete diventare famosi e avere accesso all’Isola.
Secondo. La televisione commerciale è l’ultimo baluardo della libertà, soffocata da una politica omologata e bigotta.
Terzo. Il premier che rappresenta oggi una politica bigotta e conservatrice, dall’altra è la persona che rappresenta il libertinismo dei costumi. Tertium datur?

Occorre rileggere la storia, cari amici comunisti, alla luce di questi argomenti. A quanto pare vi siete accorti finalmente che avete perso. Il modello craxian-berlusconiano di comunicazione ha conquistato e vinto le vostre battaglie. Luxuria l’ha detto chiaro e tondo: in Parlamento non ci viene più.
Viva la libertà, soprattutto quella più semplice per cui bastano i soldi e non serve la democrazia.

7 Commenti

  1. Complimenti per l'articolo, che trae logicamente le conseguenze della mediocrità dei tempi. A mio avviso è una tristezza che i diritti e le minoranze vengano veicolati in modo più convincente dalla tv piuttosto che dal parlamento, ma evidentemente questo è un dato di fatto che come tale va trattato.

  2. E se invece il tertium fosse datur davvero ? E se negli entusiasmi veterocomunisti per la vittoria di Luxuria all'isoladeifamosi non si scorgesse invece, in filigrana, una vicinanza antica (e persino gramsciana) per le sensibilità ed i gusti nazional-popolari ? La stessa che ha sempre obbligato, anche a sinistra, a distinguere il tycoon squalesco Berlusconi dal pubblico anche popolare ed anche proletario delle sue televisioni ? (Nihil novi sub sole: ricordiamoci le timidezze rifondarole ai tempi dei referendum contro le reti Mediaset…). D'altra parte, un “moderno riformista” cosa può suggerire, oggi, fuori dal paradosso e dall'ironia, ai transfughi da un vladimiro all'altro, cioè da lenin a francesco guadagno ? La ritrosia moralista ? L'aventino parlamentare, o barricadero per chi in parlamento non c'è più, contro il paese involgarito e simonaventurizzato ? peggio ancora, l'apotropaica cantilena antiberlusconiana verso chi (penso ad esempio a Bertinotti), Berlusconi non lo ha mai demonizzato e lo ha sempre analizzato criticamente, a differenza dell'infausta alleanza pauperista di altra sinistra cattolica o paramarxista? Gustiamoci, invece, una volta di più l'elegante piroetta ideale dei cèguevara de noantri, ed esultiamo infine: il vero sole dell'avvenire, l'autentico e vitale comunismo caraibico non è quello morente di Castro, e neppure quello spettrale di Chavez. Non più bolivarismo ma, semmai, solo bovarismo, qualche chilometro più in là, in perfetto favore di telecamera.

  3. « Mascetti: Tarapia tapioco! Brematurata la superc***ora o scherziamo?

    Vigile: Prego?
    Mascetti: No, mi permetta. No, io, scusi noi siamo in quattro. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribai con cofandina; come antifurto, per esempio.
    Vigile: Ma che antifurto, mi faccia il piacere! Questi signori qui stavano sonando loro. Non si intrometta!
    Mascetti: No, aspetti, mi porga l'indice; ecco lo alzi così… guardi, guardi, guardi; lo vede il dito? Lo vede che stuzzica, che brematura anche. Ma allora io le potrei dire anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vice-sindaco, capisce?
    Vigile: Vicesindaco? Basta 'osì, mi seguano al commissariato!
    Perozzi: No, no, no, attenzione, noo! Patente soppaltate secondo l'articolo 12 abbia pazienza, sennò, posterdati, per due, anche un pochino antani in prefettura…
    Mascetti: …senza contare che la superc***ora brematurata ha perso i contatti col tarapia tapioco.

    Perozzi: …dopo. »

  4. complimenti sinceri all'intemerato Conte Lello Mascetti, che dietro un nick di comodo offre un interessante contributo piccolo-borghese e qualunquista al dibattito. Oggi fa freddo, signora mia, e qui è tutto un magna magna…

  5. Il piccolo borghese qualunquista si chiama Michele Zini e si scusa per non aver firmato il commento di cui sopra. Non volevo nascondermi da niente; era una gag, e veniva meglio se firmata da Lello Mascetti (per far capire anche ai lettori meno attenti il riferimento ad Amici miei).

    Felice, comunque, di essere piccolo borghese qualunquista (di cui, tra l'altro, l'Italia e' piena) se cio' significa riuscire ad esprimermi senza dover ricorrere a peripezie nostalgiche verbali per disorientare il lettore ed ostentare inutilmente vocaboli ormai privi di senso nel terzo millennio.

    Inoltre, per definire me “piccolo borghese qualunquista” la controparte spero almeno sia “un grande aristocratico particolarista” o “un minimo proletario marxista intellettuale e rivoluzionario”.

    E tra queste, meglio essere un piccolo borghese qualunquista. Tutta la vita.
    Detto questo, vado al Bar Sport che mi aspettano.

  6. Da Michele a Michele, mi scuso a mia volta, e non era ovviamente mia intenzione offendere nessuno.
    Diciamo che se a una considerazione (giusta o sbagliata che sia, non è questo il punto) si replica soltanto con lo sberleffo irridente e non molto argomentato, diventa anche meno facile replicare a propria volta con il fioretto, invece che con la sciabola.

    Non mi pare che il mio intervento fosse troppo astruso od elaborato, nè che vi si usassero parole particolarmente desuete. Che peraltro, e per inciso, il proprio senso lo misurano anche nel tempo e nella sensibilità personale di ciascuno, oltre che nel vocabolario comune di tutti. In soldoni: non credo che la passione di rifondazione per luxuria nasconda una resa implicita alla mentalità berlusconiana, e in essa ci trovo, al di là dell'indubbio sbando ideale e programmatico di quella parte politica, persino qualche sintomo di vitalità, e di continuità ideale con la propria tradizione. Va meglio così?

    Quanto alla mia origine, non sono nè proletario, nè intellettuale, nè (più)marxista. Mastico invece una specie di riformismo un po' usurato dal tempo, e assisto, come tutti coloro che si dicono di sinistra, all'irresistibile tramonto del sol dell'avvenuto.

    E infine, quanto al bar dello sport, se è divertente come quello di Stefano Benni spero di incontrarti lì, prima o poi, perchè lo frequento anch'io.

  7. Caro Michele,
    grazie per il chiarimento.
    Le poche righe in ciu hai spiegato il commento sono molto piu' chiare (almeno per me). :)

    Ci vediamo al Bar Sport!!!

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