Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Media e Cultura, Numero 56 - 1 Marzo 2009 | 0 commenti

Chi ringraziare per la vittoria di un Oscar?

Come si vince un Oscar? O meglio: quando un attore ha più possibilità di ricevere l'ambita statuetta?
Nello scorrere i vincitori che si sono susseguiti nel corso degli anni nelle differenti categorie, sorge spesso il dubbio che la giuria guardi oltre il “talento” e che dietro ci sia altro. Entrare dentro le misteriose menti dei membri della privilegiata elite dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences è impresa ardua, ma una ricerca UCLA-Princeton condotta da Gabriel Rossman e Nicole Esparza ci può dare una mano.
Analizzate 171mila performance di quasi 40mila attori in 19.351 film, avvalendosi dei dati messi a disposizione da Internet Movie Database, i due ricercatori definiscono un modello dalle molteplici variabili, con al centro il “capitale umano”.

Le curiosità statistiche sono innumerevoli: gli attori di film drammatici hanno più possibilità di essere candidati; le interpreti femminili hanno maggiori possibilità di essere ripetutamente nominate rispetto agli uomini, dovendo coprire statisticamente meno ruoli e quindi avere meno competizione; l'aver ricevuto una nomination in passato favorisce l'attore per una nuova candidatura.
Ma ciò che sembra avere effettivamente rilevanza nel processo decisionale dei membri dell'AMPAS è il “gruppo di lavoro”.

Nel 1998 il non eccelso attore americano Robert Forster ricevette la nomination come miglior attore non protagonista per il film di Quentin Tarantino “Jackie Brown”. Dopo questo clamoroso exploit, Forster finì nel dimenticatoio. Un caso estremo come questo dimostra quanto la squadra conti più del talento individuale: l'aver recitato al fianco del leggendario Robert De Niro e del nominato Samuel L. Jackson, sotto la supervisione di Tarantino, diede una visibilità tale a Forster da essere scelto inaspettatamente dai membri dell'AMPAS. Episodi simili sono innumerevoli, riscontrabili anche tra star di prima fascia (il paper si sofferma anche sul caso di Leonardo Di Caprio).
Insomma: l'Academy tende a nominare chi ha lavorato con professionisti già premiati, ovvero i nominati tendono a lavorare insieme.

Ciò che conta è quindi la squadra: un attore da solo non vince; la sua performance è strettamente legata al lavoro di collaboratori, tecnici e artisti, piuttosto che alle proprie abilità personali.

La ricerca rende scientificamente formale una tendenza di cui si era già a conoscenza, e di cui gli attori premiati sono ben consapevoli. Non per niente, ricevuta in mano la statuetta dorata, il cerimoniale prevede il solenne acceptance speech, sempre incentrato sui ringraziamenti a tutto il team di lavoro “I'd like to thank…”.

Si invita a leggere:
Esparza N., Rossman G., “I'd Like to Thank the Academy, Complementary Productivity and Social Networks”, California Center for Population Research. On-line Working Paper Series (December 1, 2006).

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>