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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 57 - 16 Marzo 2009 | 12 commenti

Cinema porno e questione femminile: l'esempio di “Gola profonda”

Il rapporto tra donne e pornografia non è stato idilliaco nemmeno quando si trattava del classicissimo “Gola profonda”: che pure, sotto qualche aspetto, nell'assurda trovata della sinossi, era un film porno, a modo suo, quasi femminista. Erano gli anni in cui Germaine Greer pubblicava “L'eunuco femmina” e i lavori di Reuben e di Masters e Johnson parlavano per la prima volta apertamente di pratiche sessuali, anche avvalendosi di fotografie e riprese cinematografiche; portando così all'attenzione della società di massa, tra le mille sfaccettature emergenti dell'erotismo, anche il dilemma maschile del piacere femminile, questo sconosciuto ai più.

Così, la trama di “Gola profonda” nasceva da un tema, si può dire, d'attualità: la graziosa Linda si accorge, parlando con un'amica, di non avere mai provato un orgasmo, e decide di recarsi da uno specialista; il quale scopre, con una semplice visita medica, che il clitoride della ragazza non è situato al suo posto, ma in gola. Gli sviluppi degli eventi – “Miss Lovelace, ora che abbiamo trovato il problema, dobbiamo solo trovare la soluzione” – sono facili da immaginare, anzi così ovvi, così scontati, così sfacciatamente demenziali, da suscitare ancora oggi, anche nella spettatrice donna, una spontanea reazione divertita. Naturalmente, si trattava sempre di un film sulla fellatio e non sul cunnilingus, quindi parlare di femminismo rimane forse un po' eccessivo; ma di tutte le perversioni maschili (intendendo con questo termine, tecnicamente, gli atti sessuali volti al soddisfacimento dell'uomo, e non originariamente finalizzati alla riproduzione) prendeva a oggetto la più nobilitante per le donne, poneva un'implicita domanda piacevole (chi non vorrebbe avere un clitoride anche in gola?) e lasciava le signore, a loro volta, sinceramente ammirate delle prodezze impareggiabili della simpatica Linda Lovelace, che, nel film, a un certo punto si trova anche un lavoro.

Trentasette anni dopo “Gola Profonda”, ho dato un'occhiata a cosa propone Red Tube sullo stesso tema, e sicuramente non ho trovato nulla di moralmente riprovevole e neppure di brutto; ma forse una serie troppo lunga di inquadrature pensate per gli uomini, di categorie rigorosamente divise secondo preferenze maschili e di ragazze che fanno versi non sempre sinceri, in una parola una versione po' noiosa delle normali pratiche sessuali, che per la donna credo resti ancora, se non altro, limitante. Come sarebbe o sarà la pornografia femminile, ovvero prodotta e diretta da donne, e indirizzata a un proprio mercato? Difficile anche pensarla dopo decenni di gusto maschile, ma forse si tornerebbe o tornerà alla scoperta e alla rappresentazione simbolica del nostro piacere, che nei video del nuovo porno resta sempre poco convincente. In questo, “Gola profonda” aveva una marcia in più perché giocava sulla dimensione immaginativa – una fantasia – che credo resti ancora più caratteristica della sessualità femminile; rispetto alla necessità, maggiormente maschile, di assistere nel dettaglio a immagini più esplicite.

Certamente, si è detto, anche “Gola profonda” ha causato alle donne qualche problema. Nel 1986, dopo un passato di cocaina e anfetamine, e un ex marito violento e criminale che l'aveva costretta per anni alla prostituzione, Linda Lovelace dichiara che “virtualmente, ogni volta che qualcuno vede il film, mi sta guardando mentre vengo violentata”; un episodio sicuramente non inusuale, che rimette in dubbio la possibilità che il porno possa a breve diventare un'arte cinematografica realmente rispettosa delle donne. Fino a quando l'industria della pornografia non si sarà completamente affrancata da realtà di disagio psicofisico, di abuso psicologico e sessuale e di dipendenza da droghe, potrà esserci mai divertimento, per una donna, nel vedere una propria sorella in cattività?

12 Commenti

  1. condivido a pieno l'interrogativo finale e propongo un rivoluzionario movimento per una pornografia femminista! anche noi vogliamo il nostro trastullo sensuale, con una sfacciata predominanza espositiva del “maschio”, finalmente schiavo ostentato dei nostri sguardi, ma senza alcuna prepotenza o dominio.
    byebye

  2. Dopo una prima parte dell'articolo in cui un attenta analisi della questione pornografia e' stata portata avanti in modo irreprensibile e con un interessante modo di argomentare, non riesco onestamente a capire la brutalita' della parte finale.
    La trovo un particolarmente arrogante con i suoi interrogativi demagogici e petulanti ma soprattutto retorici. Il dispiacere piu' grande nel leggere certe cose va nel pensare che esistono veramente “sorelle” in cattivita', il cui disagio psicofisico e' veramente grave, alle quali viene veramente arrecato un abuso fisico e morale. Credo quindi che l'attenzione alla problematica femminile debba essere posta in modo un poco piu' serio e meno infantile che parlare di attrici o, come mi e' capitato di leggere per mano della stessa autrice, di standiste di fiere commerciali. Il molto rumore per nulla non credo porti alcun beneficio alle sorelle veramente in cattivita', ma fa solo perdere di credibilita' a chi le donne e le loro problematiche le ha veramente a cuore…
    Tanti saluti

  3. personalmente credo che sia necessario fare una distinzione a monte tra attività prestazionali e/o pornografiche praticate da persone costrette o consenzienti. famoso è il caso dell'attrice porno che, dopo aver ereditato una fortuna dal vecchio marito morto, ha continuato a svolgere la sua attività, per scelta e non per bisogno.

    chiaramente quando l'attore o attrice porno, la p*****a o la ballerina hard, non sono consenzienti nello svolgere il loro lavoro, se lo fanno per necessità e non per scelta o perchè ne sono costretti, allora il problema è lo sfruttamento, e trascende la pornografia.
    il fatto che esista chi tragga profitto dall'obbligare terzi a vendere il proprio corpo, o la propria infanzia (come i bambini in fabbrica), è un problema che non ha nulla a che fare con la pornografia in sè..in effetti l'ultimo paragrafo crea una promiscua confusione tra i due fenomeni, che sono totalmente differenti

  4. Premesso che già esistono film indirizzati ad un pubblico di sole donne(non so se possano essere definiti pornografia femminista), e premesso che le attrici, come del resto gli attori, per girare filmini di serie b,incassano assegni con diversi zeri, proprio non capisco il problema e conseguentemente il senso della polemica: se una/o è sfruttata il problema è sociale e non specificamente del porno, se al contrario, decide libermanete di percepire 10.000 euro per partecipare ad una gang-bang, a prescindere dal giudizio estetico-morale sulla performance, non vedo delle “sorelle in schiavitù” ma delle libere imprenditrici del proprio corpo.

  5. E' difficile parlare di sessualità senza riferirsi ad un particolare contesto storico e sociale.

    L'affrancamento dalla pornografia – o forse meglio pornocrazia – che Valentina invoca con tanto clamore mi sembra mostri una notevole confusione di termini e di obiettivi.

    Ad un osservazione – del tutto criticabile (ed è un peccato ceh manchi l'articolone sullo squirt) – al fatto che il mercato del porno sia volto unicamente al pubblico maschile (non in assenza di una vena provocatoria riguardo al fatto che ne sia l'unico interessato), si aggiunge l'accusa che tale mercato perpetui un sistema di sfruttamento se non di neo-schiavitù.

    “Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato…”

    Per quel che riguarda il mercato del porno ho notato, e questa è un'sservazione assolutamente non scientifica, che tra le ragazze italiane e straniere, quest'ultime non hanno nessun problema ad affermare ceh guardano, hanno guardato e pensano di riguardare video porno, mentre le ragazze di casa nostra fanno addirittura fatica ad affermare che sono attratte e guardano pubblicamente il fondoschiena maschile…..
    E' un commento spicciolo, lo so, ma magari una più approfondita analisi e contestualizzazione delle eredità storico-sociali di ciò di cui si parla sarebbe di aiuto ad una maggiore comprensione del fenomeno.

    Per quel ceh riguarda l'accusa al disagio psicofisico, sembra una critica di spessore alla Dickens o alla Marx, con la differenza ceh la “classe sociale delle attrici porno” ed il loro immenso danno in un paese democratico e ricco come gli USA è difficilmente paragonabile allo sfruttamento psicofisico e all'atomizzazione della “classe operaia” ceh lavora nelle fabbriche o nelle miniere di carbone della Normandia o di Manchester di fine '800. Di fatto, non conosco i livelli di introiti delle suddette, ma stento a credere che lottino per il minimo salariale e per la diminuzione delle ore lavorative (anceh se di questo forse uno sconto ne avrebbero bisogno..).
    Anceh qua sarebbe stata opportuna un'inquadratura dell'evoluzione storico-sociale dei valore della nostra cultura Occidentale e soprattutto di quella americana (paese con il mercato in questione più vasto), con particolare riferimento alla dialettica anima-corpo per poi arrivare a “quantificare” il danno ed il disagio psicofisico di chi si sceglie questa professione.

    Concludo, di comune accordo con Matteo, che se una rivendicazione femminile vuol'essere portata avanti, dev'essere fatto, abbandonando demagogia e luoghi comuni, ma affrontando in modo serio le discipline che tentano di spiegare la realtà e la contemporaneità.

  6. Rispondo volentieri ai tanti commenti per cui ringrazio, in ordine un po' sparso.

    La “brutalità” della parte finale è una scelta voluta, il cui scopo è di far capire come il prodotto di mercato anche più piacevole, divertente e “leggero”, possa nascondere una situazione di pesante abuso. Naturalmente, esistono donne che si drogano liberamente e liberamente scelgono di prostituirsi; ma ne esistono anche molte altre che la “libertà” non sanno nemmeno proprio cosa sia, a causa di condizioni di sviluppo psicologico estremamente misere, scarse possibilità economiche e culturali che non permettono un riscatto reale (con il quale intendo: possibilità di vivere con il lavoro del proprio intelletto e non della propria f**a), presenza fin dall'infanzia di figure violente e prevaricatrici che abituano la donna a una cultura dello sfruttamento sessuale e della mercificazione di sé, che non ha proprio niente a che fare con la libertà di scelta. Poi lasciate stare che una pornostar magari fa milioni di dollari mentre la ricercatrice guadagna 800 euro al mese: non credo che al mondo esistano solo i soldi e sinceramente ritengo ancora molto più fortunata e soprattutto libera la ricercatrice.
    Ovvio che stiamo parlando di situazioni al limite, non tutto il porno è così, ma una parte sì, anzi penso che molto porno nasca da situazioni non proprio purissime (ma dai) e chiudere gli occhi sul fenomeno non equivale certo a eliminarlo.

    In secondo luogo, lungi da me fare una critica marxista: la lotta di genere somiglia comunque di più ai conflitti razziali che a quelli di classe, proprio perché nasce da una differenza di tratti ascritti e non di tratti acquisiti, il paragone è quindi un po' forzato.

    A Matteo: sulla critica al fatto che per i miei articoli prendo a oggetto donne che evidentemente nella tua testa sono di serie B, come attrici porno o volgari standiste, direi che si commenta da sola e che dimostra perfettamente cosa spesso gli uomini intendano, magari anche in buona fede, per femminismo: ovvero, in questo caso secondo me davvero, una difesa retorica, ipocrita e bugiarda di certi buonismi ovvi (comandamento: non violentare le bambine innocenti!), ma che però non arriva al passo successivo, che dovrebbe essere una condanna un po' più decisa di certe dinamiche economiche e sociali, anche se piacciono o fanno comodo. Insomma, se la bambina innocente diventa grande e naturalmente t***a – a prescindere da quali esperienze devastanti l'abbiano resa tale – a quel punto ogni discussione in sua difesa è “infantile”, “poco seria” e “poco credibile”. Ma cosa vuoi, ovviamente io non faccio parte di quelli che “hanno veramente a cuore le problematiche delle donne”… Tu invece di sicuro sì, si capisce proprio, guarda, da quello che scrivi.

    Bene, ho praticamente scritto un secondo pezzo, ma ancora un'ultima considerazione. E' incredibile il fatto che ormai tutti accettino, per fortuna, i diritti dei neri, dei gay, del Tibet, delle balene, ma quando si parla di condizioni della donna, nel giro di un giorno ricevo sempre immediatamente una pioggia di commenti indignati.
    Credo che dall'articolo si capisca molto bene che, secondo me, la responsabilità di queste situazioni è dell'industria del porno (ovvero dei singoli produttori, registi etc… che magari non si mettono certo dei problemi ad andarci pesante con delle ragazze disturbate), non certo del fruitore. Nulla nell'articolo parla male del porno in sé, quindi non sono certo io che me la prendo con i consumatori.
    Ma se poi avete una gran coda di paglia… (ovvero: “a me in fondo non frega niente di sapere se questa tipa viene stuprata, perché comunque è troppo grande il piacere che mi provoca guardarla”) … allora, bimbi belli, vuol dire solo che ho centrato il punto.

    Vostra,

  7. Non credo onestamente valga la pena rispondere a queste frivole insinuazioni di chi ritiene che persone che neppure conosce provino particolare piacere nell'osservare stupri. Capisco non sia facile saper accettare qualcuno che la pensi diversamente, ma questo non e' un mio problema e tantomento non fa di me un depravato e men che meno un complice di stupri. Mi rammarico solamente di leggere certe cose in un giornale che questa volta mi ha deluso.

  8. Gradirei che i commenti tenessero conto delle mie parole, che sono pensate e pesate per esprimere determinati concetti e non altri. Non ho detto che qualcuno prova piacere a guardare degli stupri, nè ho dato del depravato a chicchessia, ma ho detto, ripeto, che in certi casi il piacere della fruizione, nell'uomo, può superare lo scrupolo morale del voler essere messo a conoscenza delle condizioni in cui un determinato filmato viene girato.
    Ne è prova il fatto, ribadisco per l'ennesima volta, che un articolo che parlava di una situazione di abuso in un celebre film porno è stato attaccato su tutti i fronti; perché, in fondo, lo scomodo dietro le quinte sarebbe stato più molto comodo e rassicurante tacerlo e tenerlo nascosto; così che gli uomini possano continuare imperterriti a credere che le donne sulle cui immagini si fanno delle seghe siano tutte appagate, libere, emancipate, ricche, sorridenti e felici e trattate con rispetto dalla società. Molto spesso si tratta invece di persone con problemi gravissimi che terminano la propria gloriosa esistenza tra overdose e malattie veneree, e mi scuso se questo fatto offende le vostre coscienze.
    Spero non vorrai prendertela con il giornale nel suo complesso, se non per il fatto di avermi dato uno spazio e di non censurare i miei scritti, naturalmente. In ogni caso, nessuno ti costringe a leggere i miei articoli. Saluti.

  9. Matteo, mi sa che hai proprio pisciato furoi dal avsino..è legittimo avere diverse opinioni, ma in questa disputa che c'entra il giornale? perchè ti avrebbe deluso?? l'arengo ha sempre voluto pubblicare idee diverse..ti delude il fatto di leggere opinioni che non condividi? di leggere articoli che non reputi validi??? dovremmo stabilire un comtitato che su regole discrezionali, oppure sui gusti di qualcuno, decida cosa sia pubblicabile e cosa non lo sia??? se non sei d'accordo con una opinione scrivi un articolo e spiega perchè..a me non delude il giornale, caso mai sono le persone a deludermi.

  10. Mi spiace che la mia ultima frase sia stata interpretata in questo modo, lungi da me fare una sprezzante critica al giornale in senso lato ed ai suoi redattori o responsabili. Il mio rammarico si fermava nell'aver scritto un commento ed essermi imbattuto in una risposta che ritengo un po' troppo sopra le righe e pertanto provo una certa delusione. Il mio commento all'articolo voleva essere un semplice spunto riflessione e mi dispiaccio di quella che ho letto come una caduta di stile nella risposta che e' stata data. Per questo non ne sono stato di certo entusiasta.
    Da questo a chiedere la censura o quant'altro ce ne passa, se le mie parole si prestavano a fraintendimenti, me ne dispiaccio e ovviamente me ne scuso. Spero che questo possa chiarire quanto penso.

  11. Direi che con le ultime scuse si possa lasciare alle spalle la parte frivola del dibattito per tornare a quella più costruttiva.

    A questo proposito vorrei porre una questione all'Autrice per riuscire a centrare meglio la sostanza della provocazione (perchè l'articolo è provocatorio).

    Ritengo la questione ceh tu porti a dibattito lo specchio di un problema molto più ampio della semplice perversione maschile che porta allo sfruttamento.

    Inquadrerei il fenomeno nel panorama sociale Occidentale e più propriamente americano.

    Ritieni la pressione psicologica, di cui tu parli e che lavora in maniera inconscia e subdola nel percorso formativo di una ragazza, come la prosecuzione di uno sfruttamento femminile tipico della nostra cultura o come uno dei tanti fenomeni (tutti negativi. Uno su tutti le stragi nelle scuole per dare l'idea) che io ritengo essere conseguenza di una perdita della cultura e dei valori fondamentali ceh società secolari si sono date per ottenere un certo grado di convivenza sociale?

    A tale proposito ritengo ceh l'affrancamento da un ordine religioso, sistema di valori che ha sorretto l'evoluzione occidentale per secoli, e di principi e legami feudali e nobiliari, anceh questi sviluppatisi nel corso di secoli, in un periodo di profonda rivoluzione nei mezzi tecnologici (comunicazione ed informazione)e politici (la democrazia) abbia provocato una perdita di valori e uno smarrimento che trovano massima espressione in questi fenomeni (un altro esempio, la 16enne che si impicca ascoltando Marylin Manson).

    Scusa per l'ingarbugliata digressione, spero ne abbia capito o captato qualcosa.

    Notifica: non sono a favore nè della chiesa, nè della nobiltà, ma non considero il passato fatto di coglioni ed il presente di illuminati.

  12. Uhm, bella domanda, bisogna chiarire naturalmente che il problema sorge quando si tratta di pensante pressione fisica, oltre che psicologica (povertà, situazioni di violenza… se una persona è tossicodipendente, o se viene picchiata per essere tenuta al “suo posto”, cambia molto il risultato sulla sua disponibilità a compiere atti, in questo caso sessuali, a volte degradanti o estremi, senza volerlo: perché ricordiamoci sempre che c'è anche molta gente che lo vuole fare per divertimento).

    Sulla Chiesa o i valori più tradizionali come freno a questi fenomeni, sicuramente la paura del castigo, più forte nei secoli passati, faceva sì che molte situazioni rimanessero segrete, o che il terrore del peccato rendesse in effetti le persone meno disinvolte anche nei comportamenti (tanto di chi fa sesso libero quanto di chi abusa delle attrici). Però non ne farei una questione di crisi dei tempi perché la violenza sulle donne è sempre esistita, anzi se vogliamo siamo comunque in una fase molto più fortunata di altre.

    Dimenticavo alcune chicche finali
    - Stefano ha citato il caso di Anne Nicole Smith, celebre per avere sposato un anziano miliardario, ma non fa una bella fine:

    http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_13/anna_nicole_incriminato_ex_compagno_d5a54e72-0fac-11de-948b-00144f02aabc.shtml

    - Giuro che non sono andata a cambiarla io, ma per curiosità ho guardato su Wikipedia cosa dice alla voce “attori e attrici porno”

    http://it.wikipedia.org/wiki/Pornografia#Attrici_ed_attori_porno

    Alla fine spero che, sotto sotto, questo articolo qualche riflessione l'abbia suscitata…

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