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Scritto da nel Numero 62 - 1 Agosto 2009, Portfolio | 3 commenti

Dentro Kibera

Le fotografie che si vedono in questo video, scattate negli ultimi tre anni, sono state selezionate da Amnesty International Italia per far parte di una mostra itinerante dal titolo Inside Kibera.

Kibera, slum di Nairobi, con più di un milione di persone, è la baraccopoli più popolosa di tutta l'Africa. Attraverso questi scatti ho voluto mostrare i molteplici aspetti della realtà, della vita quotidiana all'interno di Kibera.

Ho pensato la sequenza delle foto come una camminata ipotetica nelle strade della baraccopoli. Non immaginatela come una comoda passeggiata, tutt'altro. Le prime fotografie presentano Kibera così come appare a chi la vede per la prima volta. Un puzzo incredibile, un continuo di odori che si mescolano, caldo, sudore, un casino impressionante. Lo sguardo diffidente delle persone che la popolano. Per la prima volta ho provato la strana sensazione di essere “un bianco”, di sentirmi in difficoltà per il colore della pelle. Mentre ero lì, con questa strana sensazione, avevo voglia di rompere questa barriera, di comunicare con chi mi circondava, di dimostrare che non mi sentivo superiore, anzi che avevo bisogno del loro aiuto per muovermi nella città e per scattare le foto. Ero un bianco in difficoltà.

Quando loro capiscono che tu non sei lì come qualcuno che li guarda dall'alto in basso, ma anzi uno che si affida a loro, che ha bisogno del loro ausilio, si aprono completamente. Ogni scatto è un regalo, una concessione che mi fanno.

Un po' di informazioni che ho raccolto durante le mie visite: un posto letto in una baracca costa dai 2 ai 5 $ al mese. Esistono pochi bagni, che poi sono quattro lamiere e un buco nel terreno, che sono utilizzati solo dalle famiglie che hanno contribuito alla costruzione. Per gli altri esiste la possibilità di affittarne l'uso a volte anche per cifre astronomiche. Chi non si può permettere l'affitto di un bagno si arrangia all'aria aperta, oppure in sacchetti di plastica che poi vengono gettati e bruciati insieme con gli altri rifiuti appena fuori dalla propria baracca (come si può vedere in una delle foto).

La maggior parte di queste persone non esiste per lo stato, non hanno diritti, non vengono nemmeno considerati nel censimento della popolazione di Nairobi. Non hanno fogne, non hanno scuole, lo stato non fornisce nessun servizio. Dentro Kibera non entra nemmeno la polizia. La baraccopoli ad un livello elementare si auto-gestisce. Ci sono gruppi di sbandati che monopolizzano alcuni di questi servizi pretendendo una sorta di pizzo. Dall'altro lato ci sono i centri di recupero, scuole che insegnano a leggere e a scrivere, portate avanti da giovani eroi che lottano ogni giorno per tentare di creare un futuro, per recuperare i bambini dalla colla e le bambine dalla prostituzione.

Quando cammini nella baraccopoli, quando prendi confidenza con i luoghi, puoi leggere negli occhi delle persone una grande rassegnazione. Vivono dei sorrisi che si scambiano a vicenda e di novità occasionali che poi vengono raccontate all'infinito. Kibera lascia qualcosa dentro chi l'ha vista. Spero con queste foto di trasmettere almeno un ventesimo di questo qualcosa.

3 Commenti

  1. Un bell'articolo e delle foto che ti dicono di Kibera.
    Grazie Fulvio
    Marcone

  2. Davvero molto bello, ed emozionante.
    complimenti Fulvio,
    f

  3. Reale! Non dico bello, perchè nella povertà non c'è bellezza, ma quello che riesci a trasmettere è la realtà! La stessa che vedo a Kinshasa Rep. Dem. du Congo, dove mi reco per lavoro e non posso rimanere indifferente alla “realtà”. Una realtà dura scomoda e fatidiosa! Ma rompendo questa “barriera” e affidandosi alla gente si scopre una “realtà fatta di bellezza dei gesti”. Andiamo insieme a Kinshasa per far vedere al mondo una baraccopoli di 10 milioni di abitanti!!! E' uguale a Kibera ma solo un pò più in grande! Complimenti per l'ottimo lavoro.

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