Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 64 - 1 Novembre 2009 | 1 commento

Il muro come uno specchio

Il muro come uno specchio

Nella Berlino del 1989 si sbriciolava un muro, cadeva una parete che aveva separato molto di più di due territori. La caduta doveva mettere fine a sofferenze, paure, limiti. Lasciare aperto e libero non solo lo spazio, ma anche le menti. Tutti abbiamo pensato che il mondo avesse imparato qualcosa, eppure non sono passati molti anni, da quando vennero eretti altri muri: alcuni fatti di pietra, altri, di pregiudizi.
Cosa si può fare davanti a tale ripetizione di errori storici? Il fotografo francese chiamato JR, di soli 26 anni, ha avuto l'idea di rivoluzionare il concetto di muro. Accompagnato da una macchina fotografica trovata per caso nella metropolitana di New York e armato da un enorme coraggio, decide di intraprendere un rischioso progetto usando, come protagonista, il muro che divide i territori palestinesi da quelli israeliani.
Nel ottobre del 2005 parte il progetto “Face 2 Face”. Jr girovaga tra diverse città israeliane e palestinesi separate dal muro, riprende le persone comuni di entrambe i territori, postini, panettieri, guidatori di taxi, persone normali con vite normali per poi, rischiando la propria pelle, coprire il muro con queste fotografie.


Muro tra territori palestinesi e israeliani


Il fotografo coprendo il muro con le facce delle persone, a volte con delle buffe espressioni, riesce a ottenere un doppio effetto. Da una lato impone la sua arte per le strade, costringe i passanti a fermarsi per osservare il proprio lavoro, senza aspettare che siano solo gli interessati a recarsi al museo o alla galleria per vedere le opere. Dall' altro, converte il muro in uno specchio. Mostra che le persone che vivono dall'altra parte sono come chi guarda le foto, uomini e donne con un lavoro, una famiglia, delle preoccupazioni, persone insomma.

Dopo questa esperienza Jr si dedicò a un altro progetto, dal titolo “Women are Heroes”. Davanti all'obiettivo vennero messe donne di alcune delle zone più problematiche del pianeta, come l'Africa, la Cambogia, il Brasile e l'India. Poi ricoprì i muri delle città con le fotografie di queste donne, costringendoci di nuovo a guardarle.


Favela Morro Da Providencia di Rio do Janeiro


Guardando queste fotografie sembra che sia il muro abbia gli occhi, e ci guardi, il muro ci osserva attraverso lo sguardo delle donne. Ora arrabbiato, ora complice, ora stanco. Di fronte a questi muri si ha la stessa sensazione di quando si passa davanti una vetrina e si vede di sfuggita la propria immagine riflessa. Il muro non ha più un' anima fredda e dura… non è più separazione, ma ci ricorda che il panettiere palestinese, si preoccupa come noi delle tasse che deve pagare, che la donna della favelas, come la nostra nonna, si preoccupa per i suoi nipoti. Siamo tutti uguali e il muro di Jr è come uno specchio.

____________________________________________________________________________

Dal 3 ottobre e fino al 2 novembre è possibile trovare sui muri di Parigi le immagini di Jr dal progetto “Women are Heroes”.

1 Commento

  1. Molto interessante, grazie. Ma mi piacerebbe vedere più foto dato che si parla di arte

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>