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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 69 - 1 Maggio 2010 | 3 commenti

Una barbarie ideologica



C'è un'ideologia reale e incosciente che unifica tutti: è l'ideologia del consumo.
Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l'ideologia del consumismo.
(…)Ora che posso fare un paragone, mi sono reso conto di una cosa che scandalizzerà i più, e che avrebbe scandalizzato anche me, appena 10 anni fa. Che la povertà non è il peggiore dei mali, e nemmeno lo sfruttamento. Cioè, il gran male dell'uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l'impero del consumismo.”

Pier Paolo Pasolini


Per Pierpaolo Pasolini la parola barbarie ha un solo significato: borghesia.

Secondo l'intellettuale di nascita bolognese, sarebbe il ceto borghese il grande “male” della società moderna.

Essa attraverso strumenti istituzionali di controllo, gestione sociale e dilagante perbenismo, ha modificato in modo irreversibile lo sviluppo naturale della nostra società, limitando e opprimendo gli istinti naturali, le passioni genuine e il senso morale primitivamente insito in ogni individuo.

L'acme della strumentalizzazione e dell'omologazione sociale è stata raggiunta, secondo Pasolini, attraverso il consumismo. Esso si diffonde nella società infettandone ogni individuo, riducendolo al mero servizio dell'economia capitalista e della pubblicità.

Quest'ultima condiziona la società proponendo modelli facilmente raggiungibili, iniziando quel processo di omologazione che sarà palese ai giorni d'oggi.

Infatti, nei nostri anni, tutto attorno a noi è pubblicità; ne siamo consapevolmente o inconsapevolmente condizionati.

Tuttavia contrastare un'economia capitalista e il consumismo ad essa connessa sarebbe banale e retorico; esso è parte integrante della nostra società e non dev'essere visto necessariamente come uno strumento negativo. Difatti da un certo punto di vista il consumismo prettamente economico ha appiattito e levigato le discrepanze tra ceti sociali, almeno per quanto riguarda una visione superficiale basata sulla possibilità, da parte di ogni individuo, ad accedere a certi tipi di prodotti. In termini pratici: tutti, o quasi, al giorno d'oggi possiedono un'auto, un PC, un cellulare e tutti quei prodotti ormai definiti “indispensabili” alla vita quotidiana.

L'aspetto negativo è che siamo passati, attraverso i media e i principali mezzi di comunicazione, da un consumismo esclusivamente commerciale ad un consumismo di idee. Tutto ciò è spiegabile se si pensa a come, nelle nuove generazioni, il look è direttamente connesso a tutta una serie di atteggiamenti, modi di fare e, purtroppo, idee. Anche le ideologie, da sempre considerate tra le principali libertà dell'uomo, sono tendenza, moda, strumento di vendita e consumo.

Ciò che a mio parere può essere definito “barbarie”, invece, è la dilagante pigrizia intellettuale, quello che poco fa ho definito “consumismo ideologico”, la diffusione di idee e pensieri standardizzati e prestabiliti. È come se si comprasse un “pacchetto unico” comprendente “ideologia” associata ad atteggiamenti specifici e, perché no, anche abbigliamenti ed espressioni linguistiche particolari. La mancanza di una coscienza intellettuale individuale, di un intero atteggiamento alla vita che ti porta anche a scontrarti con le idee altrui, a lottare per i tuoi ideali, questo è tutto ciò che pian piano si sta allontanando dal nostro mondo; lo sentiamo scivolare via ogni qualvolta, accendendo la TV, sentiamo discorsi retorici e banali arricchiti da perbenismo e pregiudizio.

La cosa peggiore, il “male” della società, è quindi rinunciare ad avere idee proprie, asservire ed essere soggiogati dalle mode e dalle tendenze, accettare l'omologazione delle proprie coscienze.

3 Commenti

  1. Lo spostare su una categoria sociale, la borghesia, la colpa di quanto di male viviamo nella “modernità”, mi pare esercizio volutamente deviante. Quasi si abbia paura di affrontare il nodo vero, peraltro direttamente negato, della responsabilità oggettiva che ha l'invenzione umana detta “Economia”. Invenzione per il fatto che nasce con l'esplosione tra produzione di beni e commercializzazione diffusa da soli 5 /6 secoli. é nell'economia in quanto sistema il problema e particolarmente nel ruolo che il privilegio ha nella sua perpetuazione e, peggio, per il postulato della sua non-responsabilità.

  2. difatti l'idea della borghesia e del consumismo come mali della società è di Pier Paolo Pasolini, non mia. nella seconda parte dell'articolo do una mia interpretazione di barbarie associandola all'omologazione ideologica. per cui sono d'accordo con te sul fatto che non si possa incolpare un ceto sociale dei problemi della modernità( in ogni caso bisogna tener presente anche del periodo in cui Pasolini fa tali affermazioni).

  3. Grazie per la puntualizzazione. Purtroppo (per me) quegli anni li ho vissuti insieme (cronologicamente) a Pasolini e il mezzo principe della colonizzazione, la televisione, assente quella commerciale, non aveva ancora la dimensione circonventoria attuale. Ancora la formazione del pensiero era prevalente relazionale e culturale in senso lato e le “singolarità”, sia pure spesso criticate sul piano ideologico nella sinistra, non potevano mancare e lo stesso Pasolini ne fu bandiera. Grazie per avermi riaperto quei cassetti. Penso alle attuali profondità di analisi della attuale politica e non posso che trovare conferma nella tua conclusione. Anche se talvolta “omologazione ideologica” presuppone pensieri troppo elaborati per tanta politica del nostro tempo.
    Grazie ancora.

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