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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 72 - 1 Agosto 2010 | 0 commenti

El ingenioso hildalgo…



Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante»

Paolo e Francesca – Canto V
“L'Infero” – Dante


XVII secolo: in un innominato borgo della Mancha, un eccentrico ed annoiato nobile di campagna, passa le giornate a leggere romanzi cavallereschi. “Le dame, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese io canto” scrive l'Ariosto all'inizio del suo Orlando furioso. Quella che all'inizio è una semplice passione, uno svago contro la noia, si trasforma in una vera e propria ossessione. Il nobile inizia a trascurare la caccia e l'amministrazione delle sue cose. Per la curiosità e la mania di erudirsi, arriva addirittura a spogliarsi di alcune proprietà per comprare quanti libri gli capitano tra le mani. Le avventure lo catturano tanto che non riesce a far altro che leggere. La notte si confonde col giorno, non esce più, non mangia, non beve. L'ossessione, si trasforma in delirio. Per la sua povera mente, la fantasia dei libri diviene più reale della stessa realtà.

Fino a quando leggere non è più abbastanza, il nobile vuole vivere in prima persona le avventure, decide di farsi cavaliere e errare per il mondo per esaltare il proprio onore e servire la sua Repubblica.

La realtà che il nostro folle eroe trova nel suo errare però, è ben più mediocre di quella narrata nei suoi romanzi. Non esistono mostri, né demoni, né eserciti di infedeli da combattere, né damigelle da salvare. Ma la follia a quel punto è talmente tanto forte che pone un velo di fronte ai suoi occhi: i mulini a vento, diventano temibili giganti dalle braccia mutanti, le marionette, diventano demoni, le greggi di pecore, eserciti nemici.

Don Chisciotte incarna i sogni, le illusioni, la follia, i deliri, ma anche la frustrazione, la noia, la mediocrità. Può essere letto sotto vari punti di vista: la storia di una persona annoiata e facilmente influenzabile che perde la ragione a causa delle sue letture. O può essere interpretata anche come la voglia di sfuggire da una realtà mediocre alla ricerca di qualcosa di migliore. La follia può essere una malattia, ma anche una soluzione alla noia.

Chi oggi si potrebbe dire un Don Chisciotte? Ci ho pensato per molto tempo e nessuna delle risposte che mi sono venute in mente mi ha soddisfatto. La prima cosa a cui ho pensato sono stati i movimenti rivoluzionari: il Che Guevara, la Palestina, ma manca l'elemento Follia. Ho pensato anche a personaggi come Muhammad Yunus, Nelson Mandela, Gandhi e altri, che per i loro propositi hanno metaforicamente lottato contro i mulini a vento. C'è il sogno, forse anche l'ossessione, ma manca la follia. Ho pensato a Falcone, Borsellino, Peppino Impastato e i tanti che sono morti per lottare contro la criminalità mafiosa, ma anche lì troppa realtà.

L'unica risposta ragionevole sta nella follia: se vogliamo trovare un Don Chisciotte moderno, dobbiamo pensare a una persona folle, a una persona che ha calato il velo della sua immaginazione di fronte ai suoi occhi… come con le ombre cinesi, due mani intrecciate in modo tale che la loro ombra riflessa somigli a un coniglio. Un Don Chisciotte dimentica le mani e vede solo il coniglio.

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