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Scritto da nel Numero 72 - 1 Agosto 2010, Scienza | 1 commento

Il bip che non ti aspetti

Come Don Chisciotte, che nel suo romantico delirio, aveva scambiato i mulini a vento per giganti, anche la storia della scienza è costellata di cantonate madornali.
Particolarmente curiosa quella che risale a poco più di 40 anni fa ed è legata a una delle più importanti scoperte astronomiche del XX° secolo: l'esistenza delle Pulsar.
Nell'agosto del 1967, presso il radio telescopio del Mullard Observatory di Cambridge, la giovane astronoma Susan Jocelyn Bell Burnell si accorse che era stato captato un segnale insolito.
Dopo averne parlato con il suo professore, Antony Hewish, giunsero alla conclusione che molto probabilmente si trattasse di un'interferenza.
Jocelyn decise comunque di continuare a tenere d'occhio il segnale misterioso che, dopo un periodo di assenza, ricomparve alla fine di novembre.
Si trattava di impulsi brevissimi che si ripetevano con regolarità una volta al secondo.
Il primo dubbio della Burnell e di Hewish fu che si trattasse di un segnale artificiale di origine terrestre, ma accurati controlli esclusero questa eventualità.
In qualche modo la notizia arrivò sulle pagine dei giornali e qualche appassionato sensazionalista avanzò l'ipotesi di esseri intelligenti che stavano inviando messaggi da qualche lontano pianeta extrasolare.
La fantasia dell'opinione pubblica trovò anche un'iconografia adeguata per questi misteriosi alieni, tanto che si iniziò a parlare di piccoli omini verdi (Little Green Men).
Per qualche mese questi fantomatici extraterrestri godettero di una celebrità degna dei divi di Hollywood, ma poi, quando venne scoperta le reale natura del fenomeno, con la stessa rapidità caddero nel dimenticatoio.
La fonte di quegli insoliti impulsi fu identificata in un corpo celeste della costellazione del Toro, più precisamente nella nebulosa del Granchio, che era quanto restava della supernova esplosa nel 1054 d.C.: una pulsar o stella di neutroni.
L'esistenza di questi oggetti spaziali era stata ipotizzata a metà degli anni '30 dagli astronomi Baade e Zwichy, e la scoperta della Bell confermò l'esattezza delle loro previsioni.
Diventare una pulsar è il destino di stelle massicce, con una massa superiore a 1,4 volte quella solare, il cosiddetto limite di Chandrasekar.
Questi astri, una volta esaurite le reazioni termonucleari interne che compensano la pressione gravitazionale, entrano in una fase piuttosto travagliata. Gli strati esterni della stella cominciano a collassare verso il centro. Sotto questa spinta immane gli atomi cominciano a fondersi. Gli elettroni si combinano con i protoni del nucleo fino a diventare una materia composta solo di neutroni e con una densità inimmaginabile sulla Terra. Per rendere l'idea, un centimetro cubo di questo impasto neutronico pesa 100 milioni di tonnellate.
Del maestoso astro più grande del Sole, ora resta una sfera di pochi chilometri di diametro che ruota molto velocemente. A ogni rotazione emette, come una pulsazione da cui deriva il suo nome, un impulso radio. Fu questo il segnale scoperto dalla Bell, per gli extraterrestri ci sarà ancora da aspettare….

1 Commento

  1. peccato…

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