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Scritto da nel Internazionale, Numero 76 - 1 Febbraio 2011 | 1 commento

25th January 2011

25th January 2011 is the date many of us young educated Egyptians expected to mark a true turning point in the history of modern Egypt. For many years, we witnessed our country get into in one of its darkest ages, with endless problems I will not get into in detail here. But they generally range from oppressive rule of a police state run by Emergency Law, growing pockets of poverty due to economic policies that are insensitive to the lower income groups, corruption, lack of freedom of choice, and totally inefficient education and social service systems.

The 25th January 2011 peaceful demonstrations included thousands of lower to upper middle income Egyptians clearly demanding change to a free Egypt, change of the political regime and attention to the basic rights of employment and decent standards of living. The calls specifically asked for the end of the 30 year old illegitimate rule of Mubarak. This met no response from the top government officials. Protestors were met by central security forces trying to suppress the protests. The lack of response from Mubarak or any top government officials caused these confrontations to get more and more violent as protestors refused to leave. Next thing we know is that the demonstrations that were originally planned and supposed to be peaceful turned into bloody scenes in various of Egypt's governorates. The police forces start disappearing and the Egyptian army forces start arriving.

At this point Mubarak finally responds through a voice recorded speech on eve of the 29th of January. His response did not address the clear demands of the demonstrators whose numbers had been rising since then. He mentions no intention to step down of his power. Asking the current Cabinet of Ministers to resign was not enough for a nation that has had enough of living in a corrupt country, whose resources are controlled by the top few, and in which the citizen is not respected nor protected by their government. What Mubarak failed to see was that he people had lost faith in him personally, and his own resignation was what people were after.

This response from Mubarak came at a critical time when the long expected 'revolution of the hungry' as many intellectuals warned of started to happen. This was the natural result of a 30 year old legacy of failed economic and social policies.
Thousands of poor and uneducated living in the slum areas surrounding Cairo's neighborhoods took advantage of the security gap and chaos in the country. Public and private properties, banks, shops and homes are being robbed and sabotaged.

The next decisions of appointing Omar Suleiman as Deputy to the President, and Ahmed Shafik as Prime Minister did not do anything to calm down the chaos. Even though Mubarak's speech mentioned that security is a top priority, we are not seeing that. Any action that came after that addressed different issues: such as appointing two new governors for Al Wadi Al Gadid and North Sinai governorates, and canceling the license of Al Jazeera news channel in Egypt. This is coming at a time when the safety of Egyptians is at stake.

And here we are, witnessing the most lack of national security anybody of our generation has ever seen. I, as well as many Egyptians blame Mubarak and his advisors for what is happening to our beloved country. It is heartbreaking to hear that our families and are homes are in danger of being attacked by uncontrollable looters, that our national treasures in the Egyptian museums are vulnerable to theft, that thousands of prisoners are fleeing prisons and roaming Egyptian cities.

At the current stage, security is the major problem. However looking at the bright side, Mubarak's decision of appointing a deputy has cancelled the possibility of hereditary rule that a lot of Egyptians were against. This is not a small step from a president who has such as a selfish and persistent grip to power. Protests to dissolve Mubarak's regime have not backed off. It gives us hope that eventually the long awaited change and better future for Egypt is on the way.

The country is undergoing a wake-up call. Egypt's people, homes and properties are now being protected by local citizen committees who have coordinated themselves to do day and night watch guards of their streets and neighborhoods. It is a cause of pride that neighbors are cooperating so beautifully in forming citizen committees to protect their properties and neighborhoods in this security gap. A national spirit of will power, hope and enthusiasm is gaining momentum. History shows that revolutions always come at a cost. Despite all losses of this difficult phase, this is the time for Egypt to finally step into a new brighter era.

Traduzione

Il 25 Gennaio 2011 è la data che molti di noi giovani egiziani scolarizzati si aspettavano di segnare come il vero punto di svolta nella storia del moderno Egitto. Per molti anni, abbiamo visto il nostro paese in una delle sue età più oscure, con inesauribili problemi per I quali non entrerò nei dettagli. Ma in generale spaziano dalla legge oppressiva di uno stato di polizia governato da una legge speciale, creando sacche di povertà dovute a politiche economiche insensibili ai gruppi a basso reddito, corrotte, prive di libertà di scelta e totalmente inefficienti riguardo l'educazione e I sistemi dei servizi sociali.

Il 25 Gennaio 2011 le dimostrazioni pacifiche hanno raccolto migliaia di egiziani di reddito alto e basso che chiedevano chiaramente il cambiamento verso un Egitto libero, il cambiamento del regime politico e l'attenzione ai diritti basilari dei lavoratori e decenti standard di vita. Le dimostrazioni chiedevano specificamente la fine del trentennale potere illegittimo di Mubarak. Questa richiesta non è stata ascoltata dai vertici governativi. I manifestanti sono stati colpiti dalle forze repressive dei servizi di sicurezza. La mancanza di risposte da parte di Mubarak e dei vertici ha aperto la strada ad un inasprimento del confronto dal momento che le proteste non si sono allentate. La cosa successiva che sappiamo è che le proteste pacifiche sono diventati bagni di sangue in diverse province. L'esercito sostituisce la polizia.

A questo punto Mubarak ha infine risposto con un discorso registrato il 29 di Gennaio. La sua risposta ha eluso il punto del sempre maggiore numero di manifestanti. Non ha fatto cenno ad alcuna intenzione di lasciare il potere. Dimettere il Governo non è stato sufficiente per una nazione che ne ha avuto abbastanza di vivere in un Paese corrotto, le cui risorse sono controllate da pochi, e nel quale il cittadino non viene rispettato nè protetto dal Governo. Cosa Mubarak non ha visto è che la gente ha perso la fiducia in lui personalmente e cioè che la gente chiede sono le sue dimissioni.

Questa risposta è giunta nel momento critico in cui la lungamente attesa 'rivoluzione degli affamati, di cui molti intellettuali avvisavano, cominciava ad accadere. E' stato il naturale esito di 30 anni di politiche economiche e sociali fallimentari. Migliaia di persone povere e poco scolaraizzate che abitano I bassifondi intorno al Cairo hanno tratto vantaggio dalla situazione di caos. Proprietà pubbliche e private, banche, negozi e case sono state rapinate e prese d'assalto.

La successiva decisione di nominare Omar Suleyman come vice Presidente e Ahmed Shafik come Primo Ministro non ha potuto calmare la situazione. Benchè il discorso di Mubarak abbia menzionato la siocurezza come principale priorità, essa non si vede. Ogni azione successiva ha travisato l'intento: dalla nomina di nue nuovi governatori per Al Wadi Al Gadid e il Nord Sinai e la chiusura di Al Jazeera in Egitto. Questo avviene quando la sicurezza degli egiziani è in ballo.

E qui siamo, a testimoniare la grande mancanza di sicurezza nazionale che chiunque della nostra generazione abbia mai visto. Io e molti altri egiziani condanniamo Mubarak e I suoi collaboratori per ciò che accade alla nostra cara patria. Spezza il cuore sentire che le nostre famiglie e le nostre case rischiano di essere saccheggiate, che I nostri tesori nazionali al Museo Egizio sono in balia dei ladri, che migliaia di prigionieri evadono e scorrazzeranno per le nostre città.

Al momento, la sicurezza è la maggiore preoccupazione. Comunque guardando il lato positivo, la decisione di Mubarak di nominare un vice ha cancellato la possibilità di un regno ereditario al quale molti egiziano sono contrari. Non è un passo piccolo per un Presidente così egoisticamente attaccato al potere. Le proteste per abbatare il regime di Mubarak non si sono fermate. Non manca la speranza che alla fine si trovi la strada per il tanto atteso cambio di regime e per un futuro migliore per l'Egitto.

Il Paese sta vivendo una chiamata alla sveglia. Il popolo egiziano, le case e le proprietà sono ora protette da comitati locali di cittadini che si sono coordinati da soli per fare la guardia giorno e notte alle loro strade e ai loro quartieri. E' motivo di orgoglio che I vicini di casa stiano collaborando alacremente per formare comitati civici per proteggersi in un periodo così pericoloso. Uno spirito nazionale di forza di volontà, speranza ed entusiasmo sta prendendo corpo. La storia mostra che le rivoluzioni vengono sempre a costare qualcosa. Nonostante tutte le perdite di questi giorni difficili, è giuntà l'ora che l'Egitto entri in una nuova e più luminosa era.

1 Commento

  1. It is our pleasure to read an original witness from Egyptian last 30 years. Thanks Aly and Ghada for your friendship and good luck for your country.

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