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Scritto da nel Numero 81 - 1 Luglio 2011, Scienza | 0 commenti

Se gli Dei dell'Olimpo si infuriano

Niente di nuovo sotto il sole: quando prevalgono i tempi delle vacche grasse ad incassare sono i soliti noti, quando c'è da saldare i conti si fruga nelle tasche di tutti. E' storia secolare, millenaria forse, in Grecia come a qualsiasi latitudine; non c'è di che stupirsi, è la ricetta più semplice da preparare. A seconda delle aree del mondo e dei periodi storici ciò che cambia sono al più i dosaggi. Certamente a confronto con il passato remoto ci siamo abituati ad alchimie redistributive più favorevoli alle masse ma i cuochi della società non cambiano il menù, non possono farlo, ne andrebbe della loro sopravvivenza. Si ingegnano solo per capire quali strade percorrere per fare ingerire questa minestra riscaldata senza che venga svelata l'ingiustizia sociale e senza che esplodano i conflitti.
Ma nella culla della democrazia occidentale, dove è ancora fresco il ricordo della dittatura, poteva passare del tutto indenne il tentativo di scaricare i costi e le responsabilità della crisi economica sul popolo? Sarà la focosità mediterranea delle genti elleniche, sarà che si tratta del primo capro espiatorio europeo dei furti con scasso perpetrati dalla camorra mondiale che ci governa, saranno Zeus e soci che trasmettono ai cittadini il pathos delle epiche gesta, fatto sta che la Grecia brucia.
E non brucia solo perché siamo in estate e fa caldo. Il fumo dei lacrimogeni in Piazza Syntagma si è mescolato alla cappa di afa e smog che opprime Atene a causa di una potente struttura alto pressoria di origine sub sahariana, la medesima campana anticiclonica che ci fa sudare in questi giorni anche in Italia; ma trattandosi di un replay, è successo che lo stesso film sia già andato in onda anche in altre stagioni quando i passamontagna servivano anche per ripararsi dal freddo.
La Grecia del resto, pur essendo la terza “mammella” della mucca Europa, insieme alle penisole iberica ed italiana, e conseguentemente godendo dal punto di vista climatico del suo essere cinta dal “Mare Nostrum”, è una regione che patisce anche i rigori dell'inverno, specie nelle zone interne montuose e nella parte settentrionale del paese. Soggetta anch'essa ai luoghi comuni propri del nostro Meridione, dove si mitizza la presenza di un sole perenne e di temperature sempre dolci, presenta invece, anche per la sua posizione meridiana spostata ad Est, una decisa vivacità climatica, fra le diverse ripartizioni del suo territorio e fra le diverse stagioni. In particolare se in estate il clima varia dal caldo stabile al torrido e l'assenza di precipitazioni può protrarsi per settimane, in inverno l'esposizione alle correnti settentrionali, che pescano il freddo direttamente nel cuore della Russia europea e dell'Ucraina, sottopone il paese a vere e proprie bordate gelide che recano abbondanti nevicante sui monti e su tutto il Nord e l'Est e che rendono consuete le nevicate persino sulla capitale, che pure si affaccia sul mar Egeo da una delle propaggini più meridionali della penisola ellenica.
Molto dipende poi dalla complessa conformazione geografica ed orografica della nazione che oltretutto contiene la bellezza di tremila isole e isolotti, di cui quasi duecento abitate. Ovviamente assai diverso è il clima di queste rispetto alle regioni continentali: le isole, sia le Jonie che quelle dell'Egeo, hanno una ventilazione pressoché costante e dunque un clima più gradevole in quanto è temperato nella stagione invernale, con temperatura media mai molto bassa, ed è relativamente fresco in estate, nonostante questa stagione qui si prolunghi persino per 5 mesi all'anno, costituendo una sorta di record europeo, rispetto ad esempio alla Sicilia o all'Andalusia. All'estremo opposto abbiamo il clima delle zone interne di Epiro e Macedonia, nel nord del paese, dove in inverno la temperatura media giornaliera non supera i 5°. Ma non va sottovalutato l'impatto di neve e freddo nemmeno nella Grecia Centro-Occidentale ed in Pelopponeso, che pure è la regione più meridionale del paese, perché entrambe hanno un territorio estremamente montuoso con diffusi rilievi superiori ai 1.000-1.500 m.s.m. Vi è infine da tenere in considerazione il clima dell'isola più vasta e meridionale della Grecia, ossia Creta, dove basti dire, a titolo esemplificativo della piacevolezza del medesimo, che la temperatura media del capoluogo Heraklion è di ben 14 gradi a Natale.
Ma tornando al clima sociale, cosa si chiede di tanto oneroso ai greci da farne esplodere violentemente la ribellione? Molto, con tutta evidenza. Sebbene i cosiddetti facinorosi che “guerrigliano” con le forze dell'ordine ed appiccano fuochi ai palazzi del potere siano una minoranza relativamente esigua, tutta la popolazione è profondamente costernata per diverse ragioni: dalla paura di trovarsi sull'orlo del baratro e precipitare, al senso di ingiustizia per dover pagare per malefatte altrui e per “giochini” d'alta finanza che non hanno nulla di locale, alla rabbia per l'inettitudine dei governanti greci che per anni hanno allegramente mascherato il problema beneficiando dell'onda lunga dell'indebitamento e dello sperpero, alla impotenza di sapere che tanto il destino è segnato se non interviene una rivoluzione di pensiero globale.
Oggi tocca ai greci, domani a irlandesi o portoghesi e chissà prima o poi agli italiani. Per rimettere in ordine le casse a qualcuno tocca sborsare pecunia; è così nelle famiglie o in qualsiasi comunità, e si cerca di azzerare il ricordo e la tracciabilità di chi, da un lato, ha vissuto nell'oro e di chi, dall'altro, è da decenni che a malapena sopravvive. Si è chiamati tutti al soccorso economico-finanziario. Tutti appunto. Molto meno i soliti noti: le multinazionali, le lobbies economiche, la finanza, le banche, il potere politico e i boiardi di Stato, tutte entità che rappresentano una fetta davvero esigua di popolazione ma che però ha il potere di promuovere le strategie per tentare di stabilizzare un sistema malato e traballante come il capitalismo, tagliando con la scure il welfare e limitando la partecipazione democratica, ossia quegli unici modelli che hanno costituito il più alto momento egualitario nella storia dell'umanità. L'ennesimo ritorno all'”ancien regime” per difendere i propri interessi e le proprie ricchezze ed ai greci ed ai popoli tutti si chiede di acconsentire, di accondiscendere, a questo tuffo nel passato.
Passato il trentennio dell'abbindolamento, dell'ammiccamento e dell'imbonimento mediatico, ora si va diretti al cuore del problema, tramite i dogmi delle istituzioni politiche, economiche e finanziarie sovranazionali: o la borsa o la vita! O, sotto vari aspetti, vi “comprimete” in quanto masse, oppure “saltate” e farete la fine del Terzo mondo. A questo ricatto si ribellano i greci o quantomeno provano a farlo.
Quanto alle previsioni per luglio beh…si va quasi a colpo sicuro se si predicono sole e caldo. Se non dominano a luglio, in Italia,…quando? Vorremmo però ribadire un concetto di fondo già abbozzato in altre occasioni: in estate il bacino del Mediterraneo e l'Europa meridionale in genere vedono il predominio di due diverse figure di alta pressione: la sub sahariana e quella delle Azzorre (son poi sempre quelle) che hanno caratteristiche un po' differenti anche se, stabilizzando l'atmosfera, alla fine assicurano quello che comunemente viene chiamato bel tempo. Ma un'analisi seriale storica ci mostrerebbe come negli ultimi decenni fra le due figure prevalga l'ingerenza del “cammello africano” rispetto allo spanciamento ve
rso est dell'anticiclone atlantico. Questo significa meno barriere ad ovest e più ingerenza delle correnti atlantiche con una maggiore diversificazione del tempo in Europa lungo la linea dei paralleli e quindi con la parte settentrionale del continente che patisce maggiormente le perturbazioni e la parte meridionale che rimane protetta. Ma confrontandosi in orizzontale è ovvio che il riposizionamento del confine settentrionale dell'alta sub sahariana è più repentino e che dunque vi siano, specie al Nord Italia, soluzioni di ricambio della circolazione più frequenti rispetto alle decadi in cui l'anticiclone delle Azzorre veniva a farci visita a inizio giugno e stazionava a volte per un paio di mesi. Questo cambiamento lo possiamo forse identificare facilmente se si considera la diminuzione dei temporali ad evoluzione diurna, che sorgevano spontaneamente qua e là nel pomeriggio, legati a blanda e temporanea infiltrazione instabile, a fronte della crescita attuale dei temporali concatenati, tipici del passaggio veloce di un fronte perturbato, un po' come fosse primavera. Questi spezzano maggiormente la calura ed è quanto pare possa succedere anche per la prima metà di luglio, a patto che l'alta africana non abbia una nuova impennata verso nord che sbarrerebbe la strada ai fronti atlantici convogliandoli verso la Scandinavia e il Baltico. Comunque vada ci sarà tanto sole e caldo per tutti, a patto che non vi facciate prendere dalla smania di andare ad abbronzarvi sui monti e le vallate alpine e che destiniate naturalmente la stagione estiva al mare, magari quello della Grecia, di modo da rinvigorire la solidarietà del motto “una faza una raza”. Per l'abbronzatura di montagna è molto meglio aspettare l'inverno, sperando di aver ancora benzina per raggiungerle.

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