Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Numero 83 - 1 Ottobre 2011, Scienza | 0 commenti

Una corsa contro il tempo

Frutto della collaborazione fra sedici stati, fra cui l'Italia, la Stazione Spaziale Internazionale (IIS) è la più grande infrastruttura umana realizzata nello spazio.
La prima pietra di questa casa cosmica fu messa in orbita nel 1998 con il lancio del modulo Zarya (“Alba” in russo), al quale poco dopo venne assemblato il secondo modulo, Unity trasportato dallo Shuttle.
Il valore del progetto IIS non sta solo nella sua importanza scientifica. La Stazione spaziale internazionale rappresenta il superamento della logica competitiva che fin dal dopoguerra animò i progetti spaziali di USA e URSS. Una gara iniziata con il lancio del satellite sovietico Sputnik nel 1957 e conclusa il 20 luglio 1969 con lo sbarco americano sulla Luna.
Col tempo la comparsa di nuovi attori sulla scena spaziale, come l' Europa e il Giappone, e la necessità di contenere i costi, hanno aperto la strada a un atteggiamento più collaborativo, culminato nel progetto IIS, anche se non mancano forti antagonismi spaziali fra paesi emergenti, emblematico il caso di India e Cina.
Dopo anni di intenso lavoro, e un contributo senza precedenti alla ricerca scientifica, basta pensare alle informazioni sulla resistenza dell'uomo in ambiente a gravità zero per lunghi periodi, la Stazione spaziale internazionale sta correndo il rischio di chiudere per sempre i battenti.
In questo caso non si tratta di un computer impazzito, come HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio. A rendere incerto il futuro della IIS è la combinazione negativa di due eventi, i tagli ai finanziamenti e un imprevisto colpo di sfortuna.
Per anni i collegamenti da e per la Stazione spaziale, che può ospitare fino a sei astronauti, sono stati assicurati dagli Shuttle americani e dalle Soyuz russe.
Lo scorso luglio, come previsto da tempo, la NASA ha mandato in pensione la propria navetta dopo un trentennio di onorato servizio.
Causa il drastico ridimensionamento del suo bilancio, l' ente spaziale americano ha deciso di affidare la costruzione delle nuove astronavi a un gruppo di aziende private. Un' esternalizzazione che potrebbe allungare i tempi di entrata in servizio del successore dello Shuttle.
L' unico mezzo disponibile per garantire i collegamenti con la Stazione spaziale è rimasta così la navetta russa Soyuz. Ma lo scorso 24 agosto ci si è messa di mezzo la sfortuna, iI razzo vettore che trasportava la capsula con tre tonnellate di rifornimenti è esploso in volo cinque minuti dopo il decollo.
Dopo l' incidente l' agenzia spaziale russa ha sospeso i voli verso la IIS, prolungando il soggiorno nello spazio dei sei astronauti che la occupano, tre russi, due americani e un giapponese.
Nel frattempo è partita una corsa contro il tempo per individuare le cause dell' avaria e riprendere in tempi brevi le missioni verso la Stazione spaziale.
Il destino della IIS verrà deciso entro il prossimo novembre, data massima entro la quale far rientrare gli astronauti. Se per allora non sarà stato possibile raggiungerli con una navetta Soyuz, gli uomini verranno evacuati con le due capsule di salvataggio Alpha, da tre posti ciascuna, ancorate alla Stazione.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>