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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 84 - 1 Novembre 2011 | 4 commenti

Panegirico della cabina telefonica

Ricordo che c'è stato un tempo in cui la telefonata era personale. Ero bambino; il telefono era in corridoio, in camera dei miei genitori e nello studio di mio padre. Un giorno arrivò in casa il cordless. Il cordless modificò sostanzialmente la ricezione delle chiamate: chi rispondeva era libero di discutere l'argomento della telefonata spostandosi fra il salotto e la cucina, a seconda di dove trovava più tranquillità.
Quando fu il momento del primo cellulare non cambiò nulla, perché era solo per lavoro; ma nel giro di dieci anni questo strumento ha stravolto i modi di fare delle persone, trasformando radicalmente l'evoluzione della comunicazione. Fino agli anni Novanta chi telefonava voleva farsi gli affari suoi. Si chiudeva in una stanza e parlava. E anche fuori era così: la cabina telefonica era uno spazio temporaneamente privato, una zona di pubblica intimità che non si poteva violare. Ci voleva un gran coraggio per bussare al vetro di una cabina chiusa con qualcuno dentro; doveva essere una questione di tutta importanza, altrimenti non ci si sarebbe sognati di disturbare una persona mentre dice cicciccì alla fidanzata o saluta la sua famiglia lontana. C'erano cabine d'ogni genere; cabine di vetro e di plastica, cabine di metallo e cabine imbottite con quell'oscena gomma forellata che s'ingialliva dopo poco; perché sì, c'era anche chi ci fumava, nella cabina. In effetti c'erano cabine perfino nei luoghi chiusi; nei bar si ricavavano le cabine sul retro, e quando non c'era spazio a sufficienza si collocava il telefono pubblico nel posto più lontano dal bancone e dai giocatori di carte, vicino al gabinetto o a qualche stanzino con le scope e gli stracci e i vuoti del vetro, talvolta con un inutile pannellino di formica come per permettere all'infrattato telefonatore di fare capolino con la testa e poi tornare a bisbigliare in santa pace.
Il cellulare ha cambiato tutto questo. Ha tolto la riservatezza della comunicazione; si parla al telefono degli affari propri di fronte a tutti, per strada, sul posto di lavoro, in treno, sull'autobus. Le cabine non esistono più, ma non solo perché non esiste più nemmeno il gettone: le cabine non esistono più perché non c'è bisogno di gestire la riservatezza di una comunicazione privata. Da quando ci sono gli smartphone, poi, la segretezza sembra stare solo nella posta elettronica. Già, proprio quella che ha sostituito la posta cartacea (e questo è certamente un bene; un bene poco romantico, ma un bene).
Eccoci al punto: il web. È il web che ha cambiato tutto. Quando parliamo di comunicazione parliamo necessariamente di web, e oggi discutiamo di come si evolvano i rapporti umani… con i social network. Intuiamo facilmente come un post su facebook offra a chiunque la possibilità di condividere con gli altri ogni sua idea e ogni immagine che lo ritragga, ma la condivisione rimane spesso limitata a battute e a risposte acritiche, non strutturate, da riassumere in centosessanta caratteri, anche se non c'è quasi mai bisogno di usarli tutti. Chiunque può proporre agli altri una condivisione altrimenti inaccessibile, ma mi chiedo: perché i siti internet in cui si dibatte e ci si confronta per mezzo di testi strutturati contano click a centinaia, e i social network contano click a miliardi? E poi, quale forma di socialità accetta l'annullamento di tutti e cinque i sensi? Al telefono, perlomeno, si sente la voce.
Una volta, quando ci si chiudeva la porta a soffietto alle spalle, la cabina creava quell'ovattatura in cui la voce dell'interlocutore diventava ancora più bella da ascoltare.
È per questo che se dico a qualcuno «Ti chiamo» e mi sento rispondere «Ma no, basta che mi mandi un messaggino o un'e-mail» mi si spezza il cuore. Poi ci penso, e mi dico che magari non si tratta di star lì a ragionare di massimi sistemi: probabilmente quella persona nun me vole popo sentí. E allora capisco il più grande vantaggio dell'evoluzione della comunicazione: eliminare la comunicazione.

4 Commenti

  1. Non e' un caso che sia Superman che Dr Who usassero una cabina telefonica per passare da una realta' all'altra. La cabina telefonica era quello che oggi chiameremmo 'non-luogo', un posto di passaggio tra la realta' di chi chiamava e quella dall'altro capo del filo.

  2. It was a shock the day I arrived in Grand Central Station and saw that there were no more telephone booths. You can't make anonymous calls any more, you leave a trail with every e-mail, every text message, and every call that any idiot with a badge can follow. Orwell's 1984 is here and the cell phone is what ushered it in more than anything else.

  3. BRAVO IACOPO! La socia

  4. Il gettone, pochi grammi di metallo bruno con tre scanalature e dei poteri magici. Uno che avevo in tasca da bambino raddoppiò di valore da un giorno all'altro. Valeva 50 lire che il giorno dopo erano 100. A quei tempi si usavano tranquillamente come denaro contante, ti ci potevi comprare la gassosa o un ghiacciolo al bar della spiaggia. Ricordo che mi domandai che sarebbe successo se ne avessi avuti dieci o magari cento o mille. Mio padre mi spiegò che certamente da qualche parte in Italia c'era qualcuno che si era arricchito.

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