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Scritto da nel Numero 118 – 1 Aprile 2015, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Acqua fredda

Acqua fredda

«Come stamattina che mi sveglio con l’acqua fredda. Già. Stamattina mi sveglio e dico ah, adesso una bella doccia, e apro il rubinetto e l’acqua è gelata. Però, bell’inizio di giornata! Proprio alla grande. Mi aiuterà a riprendermi dalla nottata passata al bar. E invece no. Quello stronzo di Sal mi ha fatto suonare per sei ore. Sei ore, dico, mi sono fermato una volta dopo quattro ore giusto perché dovevo andare a pisciare, ma roba di tre minuti e giù al piano, il bar è pieno, non si può mica rischiare che se ne vadano perché non c’è la musica. Dico io, comprati un cazzo di stereo che funzioni. E lui, ce l’ho, se s’è rotto non è mica colpa mia, e io, e che allora è mia?, e lui zitto si gira e mi versa un bourbon. Comunque. Insomma a fine serata mi mette in mano una boccia di scotch arrivata a metà e mi fa, gli incassi sono andati male, tieni questa e non ci pensare più, e io Sal ma sei impazzito, e lui no perdìo però non ho fatto un dollaro, e io ma come era pieno il locale, e lui zitto si gira e mi versa un bourbon. Insomma hai capito, così stamattina sono distrutto, ho una risacca da far schifo, mal di testa non te lo dico neanche, e mi sveglio con la cazzo di acqua fredda nella doccia. Mah. E non ho una lira perché Sal non mi ha pagato. Allora esco e vado a cercare qualcosa da fare, e invece trovo una donna incinta che vuole i soldi, un barbone che vuole i soldi, un veterano del Vietnam che vuole i soldi, un finto cieco che vuole i soldi, un finto zoppo che vuole i soldi e un musicista più bravo di me che vuole i soldi e a lui glieli darei anche ma non ne ho. E tutti questi per cosa li vogliono i soldi? Per andarsi a comprare una bottiglia di vino, eccetto la donna incinta che li vuole per andarla a comprare a suo marito che neanche si alza, alla mattina. Dico io, avete ragione tutti, ma se avessi i soldi anch’io andrei a comprarmi una bottiglia di vino, se non ce li ho per me figuratevi come faccio a darli a voi, e tutti che mi mandano a quel paese perché pensano che un paio di dollari in tasca ce li abbia. E invece no. Comunque nel frattempo passo davanti alla stazione della polizia proprio mentre sto bestemmiando perché ho finito i fiammiferi e non mi posso accendere la sigaretta, e i due sbirri lì davanti vestiti da sbirro con gli occhiali da sbirro e lo sfollagente e l’atteggiamento e l’aria da sbirro mi guardano proprio poco bene, e comunque non sembrano affatto amichevoli, cazzo guardate dico io, avete da accendere o no, ma mi sa che non ce l’hanno, meglio che me la fili. E intanto penso, vorrei vedere voi a vivere come vivo io, a voi lo stipendio lo danno, io ho una stanza di trenta metri quadrati, piano terra, il tappeto è sporco da far schifo, ci sono le blatte, una volta ho visto un serpente nuotare nella mia tazza del gabinetto, e ancora mi guardate male? Mi è rimasta una sola lampadina da quaranta watt, se voglio leggere la bibbia o un giornalino porno la sera. E voi ancora rompete.

 

E in tutto questo che succede? Trovo te, che avrai almeno dieci anni e però la forza di scodinzolare t’è rimasta, e mica solo quella, t’è rimasta anche la forza di seguirmi per tutta la città. Vuoi la pappa? È inutile che ti fermi di fronte a quel negozio, lo so che è aperto, fa orario continuato, ma proprio non ho un soldo, ci manca che ti ci metta anche tu con questi soldi, non ne ho, guarda, non ho un centesimo bucato. Mi segui lo stesso. Va bene, ho capito. Troverò il modo di sfamare anche te. Come ti chiami, vecchio cane nero? Tom? Ti piace Tom? Come no, mi chiamo Tom anch’io! Va bene, allora ti chiamerò Filthy, come il primo soprannome di Fats Waller. Ti piace Filthy? Sì? Andata. Bene, Filthy. Piacere, io sono Tom. Ora siamo in due a non avere un dollaro. Però mettiamo subito in chiaro un paio di cose: a casa dovrai impegnarti a non sporcare più di quanto sia già sporco, e sappi che occasionalmente bevo molto, non sono violento o niente, ma te lo dico perché capiterà spesso di dormire all’aperto, ci sono delle sere che mi piace andare a dormire vicino ai miei cari, quindi ogni tanto vado al cimitero e mi sdraio e faccio un bel sonno, non è niente male là, sai, è fresco e silenzioso, un angolo di pace in città. Oppure conosco un piccolo cedreto in fondo al parco, anche lì non è male, per quanto non ci trovi mai un cedro. In realtà se non me l’avessero detto, che è un cedreto, non lo saprei, mai visto un cedro attaccato a una di quelle piante. Insomma se sei d’accordo, dico, se no tu puoi tranquillamente restare a dormire a casa. È che io sono fatto così, sono nato per camminare senza una vera meta in cerca di cibo e di lavoro, vagabondare insomma. Non ti dovrebbe dispiacere più di tanto, alla fine. Ci sarai abituato, immagino. E del resto è così, c’è chi passa la vita a cercare il Sacro Graal, e poi muore lo stesso, ma per me non c’è niente di più dolce che vivere per strada. E tu sai che intendo. Insomma, guardami, mi daresti ventiquattro anni? No, ne dimostro quarantasette! Lo so, lo so, è inutile che rizzi le orecchie, me lo dicono tutti che sembro molto più vecchio della mia età! Ma non è mica facile campare così, sai? Avessi qualche alternativa, ma proprio non sono capace di lavorare. Combino sempre qualche disastro e vengo licenziato in tronco, seduta stante. L’unica cosa che so fare è suonare, e quello faccio. L’ultima volta che ho provato a lavorare era in un negozio di mobili. Mi hanno cacciato dopo due giorni con uno “sció, fuori di qui” come se fossi un cane, dico, anzi peggio perché come vedi a te non è capitato, e mi hanno sbattuto le porte in faccia. Mi sono ritrovato a guardare la tv dalla loro vetrina, fermo immobile, per un’ora, con loro che mi controllavano da dentro. Bastardi. Solo per un graffietto su un tavolo che secondo me non era neanche antico. Bah. Andiamo, Filthy, andiamoci a fare una birra e non ci pensiamo più. Che mi devo riprendere, che stamattina mi son svegliato con l’acqua fredda».

Questo racconto è un libero adattamento dal testo di “Cold Water” (brano di Tom Waits contenuto nell’album “Mule Variations”, 1999 Anti-Epitaph 6547-2), pubblicato in “Comprate stupore!” (Isbn 978-88-89207-72-7) e qui riprodotto su concessione di Fermento Editore.

 

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