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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 137 - 1 Febbraio 2017 | 0 commenti

Rigenerazione di nuova generazione

Rigenerazione di nuova generazione

Rigenerazione di nuova generazione. Se non è ancora una necessità della Politica, ancor prima che la terra tremasse è diventata una urgenza di Comunità, civile e imprenditoriale, quella di intervenire sul patrimonio costruito con sguardi, metodi e approcci di nuova generazione rispetto alla tradizione edilizia ed energetica.

È ormai noto che le nostre abitazioni (oltre 31 milioni in Italia, 2,4 milioni in Emilia-Romagna) sono responsabili del 40% del fabbisogno primario di energia e del 38% delle emissioni di CO2. Ciò, da un lato, costituisce per l’industria un potenziale di mercato per gran parte inattuato superiore ai 100 miliardi l’anno per il prossimo quinquennio. Ma, dall’altro lato, significa anche che occuparsi di ambiente attiene ad una politica di intervento e di riuso responsabile delle nostre case, maggiormente in linea con le direttive internazionali e, ancora di più, con i desiderata delle comunità locali in tema di salute.

Con uno stock di patrimonio residenziale costruito per buona parte prima degli anni ’70 (56,7% degli edifici in Italia, circa il 52% in Emilia-Romagna) – che dunque non incorpora gli effetti delle prime leggi sull’antisismica e i progressi delle tecniche costruttive volti al risparmio energetico – le nostre città sono ormai gremite di “rifiuti urbani”. Nella nostra società è diventato scontato cambiare lo smartphone o sostituire l’automobile, e risulta altrettanto ammissibile spendere quindici anni di uno stipendio medio annuo per comprare un’abitazione vecchia, inquinante e insalubre. Tuttavia, sull’intervento patrimoniale siamo ancora “istruiti” dalla vecchia tradizione edilizia ed energetica, pubblica e privata, a non muovere alcun passo se dal valore immobiliare non si genera nuovo valore immobiliare, perdendo il grande potenziale di generare nuovo valore ecosistemico (sociale, pubblico, ambientale).

In queste ore il cuore è rivolto a tutte le famiglie alle prese con una difficile “ricostruzione sentimentale” dopo il terremoto, ma il pensiero e lo sguardo di analisti economici e sociali devono essere connessi alla necessità di una “ricostruzione di luogo” per creare futuro, nuove economie e vitalità. È l’interprete autentico dei distretti industriali, Giacomo Becattini, a richiamarci a una nuova imperdibile sfida: «È il luogo a educare la comunità che lo abita; è il patrimonio di saperi, culture, esperienze, tradizioni a fornire alle persone che vivono in un certo luogo la direzione da percorrere per la crescita, per il proprio arricchimento continuo nel tempo».

In questo senso, proprio da questa Regione, è utile segnalare una collaborazione tra Nomisma e Aster per la costituzione di Build Connection, un nucleo sperimentale di operatori reali per rialzare le antenne sulle esigenze reali della domanda (famiglie ed enti locali) relativa all’intervento sul patrimonio immobiliare. Dal 1998 al 2015 si sono registrati oltre 12,5 milioni di interventi, ma la politica degli incentivi (alias sussidi) fiscali, pur avendo sostenuto delle spese famigliari non più procrastinabili (infissi, caldaie, etc), non ha favorito quell’auspicata trasformazione strutturale delle nostre abitazioni. Ecco perché Build Connection intende colmare un gap di “infrastruttura comune” rispetto ad altri paesi europei e potrà consentire a lubrificare una domanda latente, a spingere una timida offerta su una più alta qualità dei progetti, il mondo della policy e della finanza ad allearsi per “garantire” la bancabilità degli interventi.

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