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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 11 - 16 Febbraio 2007 | 0 commenti

DICO io, se tutto va bene, siamo ruinati

[1] Secondo la nota ISTAT “Il matrimonio in Italia: un'istituzione in mutamento”, nel 2005 erano oltre cinquecentomila la coppie di fatto in Italia. Il numero dei matrimoni celebrati si é poco meno che dimezzato dal 1972 anno in cui sono state registrate 492.000 nozze contro le 250.000 del 2005. Il 15% dei neonati é nato al di fuori del tradizionale vincolo del matrimonio; era l'8% solo 10 anni fa. I matrimoni civili sono sempre più numerosi e ormai costituiscono un terzo del totale (rispetto al 20% appena 10 anni fa). Il 12% dei matrimoni avviene tra coppie miste e il 15% di sodalizi finisce in un divorzio o in una separazione.

Leggo con piacere che il Cardinal Ruini si é impegnato pubblicamente ad emettere una nota in cui chiarirà la posizione della Chiesa e istruirà la comunità dei Credenti e non solo su come comportarsi davanti alla possibile approvazione della legge sulle coppie di fatto.

Menomale, mi stavo preoccupando.

Non che avessi dubbi sul fatto che il Cardinale avesse un'opinione a riguardo o che questa stessa, visti i dati di cui sopra, sia come solito scaduta da circa due secoli. Solo, mi solleva sapere che, ancora una volta, gli illustri rappresentanti e custodi degli insegnamenti divini ci renderanno pubblicamente partecipi delle loro illuminate opinioni. E mi conforta pensare che alle meditate parole seguirà il solito corteo cattoestremista pluridivorziato, ipericondannato, multiadultero ma cattolico-praticante che si affretterà, con quella faccia un po' cosi', da ex-seminarista, a inchinarsi ai piedi del porporato. Bacio le mani, Don Camillo.

Si dice che, in vista della nota esplicativa, Sandro Bondi abbia già venduto tutti i biglietti per il suo prossimo corso di “Facce da Seminaristi. Adotta un'espressione pia in 10 lezioni”.

Provare per credere; funziona anche con gli ex-comunisti.

Quando si dice semi-libero Stato in libera Chiesa.

Se ci fosse ancora Peppone in giro, Don Camillo perlomeno se la dovrebbe sudare l'illuminata nota.

La nota, ha dichiarato il Cardinale, fungerà da guida “per coloro che accolgono il magistero della Chiesa” e “potrà essere chiarificatrice per tutti”.

Apprezzo sinceramente il tentativo di prendersi cura di tutti e sono sicuro che l'Italia laica é infinitamente riconoscente al clero per l'impegno profuso nel tentativo di salvare le nostre anime corrotte.

Tuttavia, mi vedo costretto a declinare gentilmente la proposta.

Per una volta gradirei poter chiarificarmi da solo.

E vorrei che ognuno potesse fare lo stesso.

Ora, io capisco tutto e mi considero una persona sostanzialmente aperta.

Quindi ho accettato che persone di Fede, la sfera umana più irrazionale, si siano occupate regolarmente di Scienza, la razionalità fatta a disciplina, e riescano di tanto in tanto ad imporre le loro teorie sulla società.

Ho preso atto del fatto che una minoranza abbia bocciato la ricerca sulle cellule staminali quando tutta l'Europa va nell'altra direzione. E accetto che per questo il progresso medico rallenta e vite vanno perdute. Ma, si sa, una vita sicuramente tale metafisicamente parlando, vale quanto una vita sicuramente tale scientificamente parlando.

Accetto di vivere in un paese dove moriremo tutti democristiani e devoti ma non troppo e l'ex segretario generale dell'UDC é al secondo matrimonio. Immagino che, per il caro Casini, le coppie di fatto rappresentino una minaccia ai valori tradizionali della famiglia.

Convivo regolarmente con il fatto che le parole del Santo Padre abbiano più copertura mediatica di quelle di Romano Prodi.

Sono anche disposto a sorvolare sul fatto che la Chiesa abbia in passato deciso di proibire l'uso del preservativo perché contrario agli insegnamenti divini. Sorvolo ma mi permetto di suggerire alla Chiesa di non utilizzare nella prossima pubblicità dell'otto per mille lo slogan: “La vita é fatta di priorità”.

Ho dovuto farmi una ragione del fatto che, nell'Unione europea a 15, siamo ormai rimasti i soli con Grecia ed Austria, a non avere ancora una legislazione sulle coppie di fatto.

Cosi' come ho dovuto scendere a compromessi con l'idea che, visto il disegno di legge, la crociata non sia nient'altro che una battaglia politica contro i diritti di una minoranza[2].

Nemmeno l'onestà di ammettere che la legge non tocca nemmeno lontanamente le famiglie “tradizionali” ma legalizza semplicemente una situazione parallela che si é ignorato per anni.

Nemmeno il coraggio di dire che gay é brutto e che tutto questo baccano é rivolto contro i peccaminosi omosessuali.

Sono serio, capisco e mi sforzo di accettare tutti questi controsensi.

Pero' un paio di cose proprio non mi vanno giù.

In primis, non capisco perché la comunità religiosa debba necessariamente voler imporre la propria visione sul resto della società con la scusa che la laicità mette a repentaglio i buoni valori. É ormai ovvio che oggi, in Italia, per dirne una, convivere prima del matrimonio non é più peccato. Sarei pertanto estremamente grato a chiunque volesse spiegarmi il motivo per cui la società laica debba costantemente sentirsi in obbligo di assecondare volontà obsolete e teorie in contrasto coi fatti. Si potrebbe almeno far presente che i “buoni valori”, nel terzo millennio, sono diversi da quelli vigenti nel diciottesimo secolo.

Non capisco perché il Cardinal Ruini debba perdere il sonno pensando a quello che Marco e Antonio fanno a casa loro, o sul fatto che Lucia possa lasciare il proprio appartamento a Luisa senza magagne giudiziarie o sulla decisione di Franco e Carla di non portare una fede al dito.

Le persone di Fede che conosco ritengono la Fede una questione privata.

Opinione sacrosanta e che dovrebbe fungere da fondamenta nei rapporti tra Stato e Chiesa.

Io non ti dico dove andare la domenica mattina, tu non dirmi dove dormire il sabato sera.

Se io non ho alcun bisogno di intromettermi tra Ruini e Dio, perché Ruini si deve intromettere tra me e Tizia Caia?

Ma io DICO, con tutti i problemi che ci sono al mondo, come fa la Chiesa a preoccuparsi di un Michele che vuole convivere legalmente con Stefano?

Mio nonno avrebbe risposto: <>.

Secondariamente, non riesco proprio a capacitarmi sul come il Cardinal Ruini, che da decenni vive in regime di convivenza di fatto con Dio, in un'unione senza fini riproduttivi e nemmeno tra persone di sesso opposto, possa opporsi ad una legge che consentirebbe loro di godere degli stessi diritti delle coppie regolarmente sposate.

Se non altro, risparmierebbe sulle spese del mutuo sul Vaticano. Per non parlare dell'eredità.


[1] La nota legale è di Marisella La Forgia.

[2] I DICO sembrano semplicemente una rivisitazione, in chiave moderna, di una legge che esiste dal 1942. Infatti, il nostro codice civile (Regio Decreto 16 marzo 1942 n. 262) al Capo III (Del matrimonio celebrato davanti all'Ufficiale dello Stato Civile) del Titolo VI disciplina le condizioni necessarie per contrarre matrimonio, mentre l'art. 82 esplicita che invece il matrimonio celebrato davanti ai ministri del culto cattolico è regolato dal Concordato (e sue successive modifiche) con la Santa Sede.
Matrimonio civile e religioso coesistono da anni, con buona pace della Chiesa.
Detto ciò, mi risulta difficile capire che cosa possa suscitare tutti i battiti di ciglia a cui stiamo assistendo in questi giorni, data anche la imbarazzante somiglianza tra i DICO e le già esistenti disposizioni del Codice. Secondo la bozza, “i conviventi sono tenuti a prestarsi “reciproca assistenza e solidarietà materiale e morale nel rispetto dei principi di eguaglianza e pari dignità ”.
Al lettore capire quale sia la differenza con l'art. 143 comma 2 del codice civile secondo cui “dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione”? Forse solo la fedeltà.
Se la Chiesa accetta ormai, di fatto, l'esistenza per le leggi dello Stato italiano del matrimonio civile accanto a quello religioso, allora non penso possa avere particolari argomentazioni contro le convivenze. Ne deduco che il problema non riguardi quindi le coppie etero (i cui figli, tra l'altro, sono equiparati ai figli nati da matrimonio, e che se volessero acquisire diritti reciproci avrebbero già uno strumento del tutto laico per poterlo fare e, tra l'altro, senza limiti di durata, come invece in caso di convivenza di fatto) ma bensì quelle gay.

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