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Scritto da nel Internazionale, Numero 50 - 16 Novembre 2008 | 2 commenti

Obama presidente: arriva la nuova onda a stelle e strisce





Le elezioni presidenziali americane sono un evento: il mondo intero assiste al conteggio dei voti consapevole del fatto che dall'esito delle urne il futuro di tutti, in un modo o nell 'altro è destinato a cambiare. E' un dato di fatto, il vincitore segnerà il cammino da seguire a tutti paesi del globo, influenzandone scelte, politiche e risultati; ed i primi ad aggregarsi saranno i paesi europei.

Senza andare troppo lontano nel tempo torniamo al 1993: il democratico Bill Clinton succede al repubblicano George H. Bush, inaugurando una nuova stagione ed influenzando con la propria politica ed il proprio carisma soprattutto il Vecchio Continente. Gli effetti sono travolgenti ed evidenti: l'Europa svolta a sinistra, nella seconda metà degli Anni 90 dei 15 paesi membri dell’Unione la quasi totalità è in mano a governi di centro sinistra. I campioni Clinton, Blair, Schroeder stravolgono le regole, paladini di un riformismo che traghetta la Sinistra europea verso il libero mercato. Nel 2001 George W. Bush vince le elezioni, i vecchi protagonisti e i loro amici vanno in crisi (fatta eccezione del sempreverde Blair), l’Europa si allarga a est e il centro-destra comincia ad occupare i palazzi del potere: Francia, Germania, Italia (ad intermittenza), Danimarca, Svezia, Grecia, Polonia, …; la nuova influenza repubblicana si fa sentire e la politica si adegua al nuovo clima. L'era unipolare e prepotente del nuovo presidente texano umilia l'UE - la spacca addirittura (Nuova Europa vs Vecchia Europa) – intenta faticosamente a trovare un'unica voce in politica estera.

Il 4 novembre scorso Barack Obama vince le elezioni, i Democratici sono nuovamente al potere, oltretutto con una larga maggioranza al Congresso: quali saranno gli effetti della politica del nuovo leader sul resto del mondo e sull'Europa in particolare?

 

Nella lunga notte il neo eletto Obama incontra il suo popolo: al Grant Park di Chicago ci sono centinaia di migliaia di persone commosse, felici ed in festa. Il discorso di Obama è da brividi, più che mai liberal e di rottura nei confronti delle precedenti amministrazioni. Finanziamenti alla scuola pubblica e sanità, aiuti alla middle class, milioni di posti di lavoro nelle energie pulite, meno dipendenza dal petrolio, riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti, aumento delle tasse per i ricchi (redditi superiori ai 250 mila $ all’anno): Obama espone il suo sogno, fa sognare, e si presenta per combattere contro tutte le ineguaglianze sociali… guaritore di tutti i mali dell’America di oggi. Lo spettatore di destra, sinistra, anti americano, filo americano, non può che rimanere a bocca aperta e sognare assieme ai tanti di Chicago, inchinandosi con rispetto e stima dinanzi al carismatico neo presidente.

Le proposte del presidente eletto sono ambiziose e non sappiamo se e come sarà in grado di realizzarle. Intanto la nuova onda a stelle e strisce, come ad ogni elezione, si espande per il mondo. Obama è figlio dell'era Bush e del conservatorismo reaganiano teso a soddisfare i bisogni di ricchi amici, petrolieri e non. Negli USA la politica di Bush ha trasformato i liberal rendendoli più affamati e combattivi, più determinati a cambiare le cose: il presidente americano più liberal degli ultimi decenni, dopo aver ridisegnato a sua immagine il Partito Democratico statunitense, sarà in grado di far risorgere anche la malata Sinistra europea, depressa, senza guida ed orfana della propria nemesi (George W.), così come fece a suo tempo Bill Clinton?

 

Ma gli effetti della nuova onda a stelle e strisce vanno oltre la politica in senso stretto, Obama è stato in grado di caricarla anche d’altro, diventando in pochi mesi un mito generazionale: il sogno è di passere da un periodo austero e unipolare con gli Stati Uniti padroni, ad "un mondo senza muri"; da un mondo in cui la globalizzazione genera più ricchezza e disuguaglianza ad un mondo in cui c’è spazio per tutti. Il preambolo è di buon auspicio: lì dove fino a pochi decenni fa una persona di colore non aveva diritti, è stato eletto presidente un afroamericano. Lì dove l’11 settembre 2001 l’integralismo islamico ha ferito il paese generando odio e limitazione dei diritti personali, è stato eletto un presidente il cui secondo nome è Hussein.

Obama in campagna elettorale ha dimostrato d'essere intelligente, pragmatico e visionario (l'esatto opposto di Bush), e per questo è stato scelto dagli Americani come proprio rappresentante; si rivolge tuttavia a tutti i cittadini del mondo, lo stesso mondo in cui, così come scritto nel DNA degli Stati Uniti, tutti gli uomini sono dotati di "certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà e il perseguimento della Felicità".

 

2 Commenti

  1. Daniele,

    Non condivido la tua premessa di fondo per cui l'alternanza alla presidenza alla Casa Bianca abbia delle conseguenze dirette sulle competizioni interne ai paesi europei.

    Clinton non è stato, a parer mio, un Liberal rivoluzionario da stimolare le sinistre europee.
    Al contrario è stato il più conservatore tra i Liberal. In parte per l'ideologia predominante all'epoca che poggia le sue radici nella Scuola di Chicago di Strauss e Friedman, e in parte per la presenza di una maggioranza repubblicana al congresso. Lo spirito del partito democratico non è infatti, così orientato verso il libero mercato al punto di influenzare le sinistre europee, ma anzi il contrario. Sono stati infatti i fattori elencati sopra a vincolare Clinton e il suo progetto originale che prevedeva un ingente intervento di spesa pubblica a favore del welfare (soprattutto a favore di una riforma sanitaria mai attuata).

    Credo invece che la presenza di governi di sinistra nell'Europa a 15 della seconda metà degli anni 1990 sia dovuta più a contingenze storiche particolari per ogni paese: la Francia vide la vittoria di Jospin quale primo ministro, ma in una convivenza con Chirac; la Germania vide la vittoria di Schroeder, ma dopo 16 anni di Kohl; l'Inghilterra, in maniera quasi speculare alla Germania, vide la vittoria di Blair, ma anch'essa dopo 18 anni di dominio tory; al contrario, la Spagna, che vede oggi il presidente forse più propriamente di sinistra a livello europeo, vedeva la vittoria di Aznar; e l'Italia, bè, vedeva vincere un candidato democristiano con alle spalle una formazione molto poco di sinistra e molto centrata sull'antiberlusconismo.

    Non mi trovo quindi d'accordo con la logica del tuo discorso, ma, idealista quale sono, anch'io spero che l'elezione di Obama possa essere realmente una svolta.
    Purtroppo è una speranza che non riesco a supportare con causalità logiche, ma penso che prorpio per questo sia una speranza.

  2. Ciao Filippo, grazie per il tuo commento.

    Le decisioni di politica economica degli USA hanno profondi effetti sulle performance economiche degli altri paesi e sulle decisioni politiche degli altri governi. Le scelte e le politiche di Clinton hanno influito sulle scelte e le politiche dei partner europei (Blair e Schroeder in primis), così come accaduto sotto altre presidenze americane.
    Credo si possa tranquillamente affermare che Clinton decise per una politica economica centrista tanto da fare affidamento in personaggi quali Robert Rubin e Larry Summers (nipote di Samuelson e Arrow!) al Dipartimento del Tesoro e Alan Greenspan alla Federal Reserve (Clinton faceva inoltre parte
    di una corrente minoritaria conservatrice all'interno dei Democratici). In tal senso lo considero come uno dei traghettatori della sinistra sulla strada del libero mercato (ovviamente con moderazione).
    In Inghilterra i New Labour di Blair si rifacevano apertamente ai New Democrats di Clinton (l'allora ministro Gordon Brown si formò nelle università USA).

    La correlazione tra vittoria di Clinton e vittoria dei partiti di centro-sinistra nell'Europa a 15 è una mia personalissima opinione difficilmente dimostrabile; sono d'accordo con te nel dire che le vittoria della sinistra in UE fosse dovuta più a contingenze storiche particolari e locali per ogni paese anche se in molte campagne elettorali si sfruttò l'immagine di Clinton (un po' come ha tentato di fare Veltroni con Obama).

    Con la vittoria di Obama non penso che automaticamente a valanga partiti di centro sinistra europei comincino a vincere le elezioni ma, chiunque ci sia al governo, adatterà le proprie scelte a quelle del neopresidente.

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