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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 63 - 1 Ottobre 2009 | 3 commenti

Le sarde a beccafico

La luce di mezzogiorno filtra attraverso la persiana, semi-chiusa per contenere il calore estivo. Un venticello di maestrale trasporta una leggera brezza di mare che si mescola agli odori intensi della merce esposta in strada dal fruttivendolo. Fuori dalla finestra è tutto un via vai di gente che rincasa per l'ora di pranzo. Entro cinque minuti inizierà  un silenzio che non verrà  interrotto fino alle quattro del pomeriggio, quando il sole sarà  più basso, e i meno casalinghi comincieranno a sgattaiolare per le strade, ognuno diretto verso il proprio bar preferito. Seduto su una sedia così alta che non riesco a poggiare i piedi a terra, gioco con un mazzo di carte napoletane, mentre mio nonno guarda il telegiornale e mia nonna prepara da mangiare.
Mmm… le sarde a beccafico. Che buone! Ogni volta che penso a mia nonna mi viene in mente l'odore delle sarde a beccafico fritte. E il loro sapore… il gusto dolce della sarda che contrasta con l'acido del limone spremuto e del sale, di cui vengono ricoperte appena fritte. E poi l'uvetta, i pinoli, il prezzomolo, e le mandorle… una varietà  di sapori diabolica quanto il gusto leggero e ingannevole di un vino d'uva zibibbo.
Mette le sarde in una ciotola, e una a una le spanza per bene e toglie via la testa, per poi metterle ordinate in un piatto. Appena finito comincia il rituale della preparazione della conza: prende le uova e le sbatte in una ciotola, poi soffrigge un pò di pangrattato, lo mette in un piatto fondo e aggiunge uva passa, pinoli, pezzetti di mandorle tostate, capperi, prezzemolo, aglio sminuzzato, un filo di zucchero, sale e due spolverate di scorza di limone grattuggiata. Mescola tutto per bene, prende una sarda e ricopre la parte aperta con la conza, poi ne prende un'altra e la mette su quella già  trattata come se fosse un panino… le passa nell'uovo, poi nel pangrattato e via subito in padella dove le attende un lago di olio d'oliva bollente.
Mio nonno osserva l'operazione come di fronte a una liturgia, gli occhi persi nelle sarde che friggono ma con la testa è altrove… forse sta pensando alle sarde a beccafico che faceva la sua di nonna.
Prende un bicchiere e si versa un pò di vino, e anch'io faccio per prenderne un pò ma lui me lo impedisce picchi sugnu ancora un picciriddo e il vino non è cosa per me. La cosa mi intristisce, e mi riprometto che da adulto berrò vino ogni volta che voglio.
Mia nonna, un pò per consolarmi, mette in un piatto la prima sarda fritta, la condisce con sale e limone, e me la passa ancora sfrigolante e calda… bedda matre, un unico morso basterebbe a farmi vedere la madonna e tutti i santi. Prendo la sarda e vado per muzzicarla, ma proprio quando sono sul punto di penetrarla con i denti ed entrare per un millesimo di secondo nel paradiso dei sensi… mia nonna inizia a gridare. Mizzica che faccia strana che ha, mi guarda con gli occhi sbarrati, la bocca aperta e ne esce fuori un suono metallico, come un trillo. Ma che è posseduta? Guardo strammato a mio nonno, ma anche lui ha la bocca aperta ed emette lo stesso identico terrificamente suono… Ma che cosa sta succedendo. La sarda mi cade dalla mano e scappo fuori dalla cucina gridando e piangendo. Poi, il buio…
…. … … …
Apro gli occhi, ed è tutto scuro. La luce filtra dalla tapparella quasi completamente abbassata, la stanza puzza, mi fà  male la testa e ho la bocca impastata dal sapore del kebab non ancora digerito di ieri sera…
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Ingredienti necessari alla preparazione delle "Sarde a beccafico" (4 persone):

- 1 Kg di sarde
- 4 uova
- 500 gr. di pangrattato
- 4 spicchi d'aglio
- capperi, mandorle, prezzemolo, pinoli e uva passa a piacimento
- tanto tanto tanto olio d'oliva
Vino consigliato: Una o anche due belle bottiglie di Bianco dell'Etna - Mujebel Bianco della cantina Cornelissen
Raccomandazione: quando si prepara da mangiare melius abundare quam deficere.

3 Commenti

  1. ad un certo punto del racconto era come se stessi per assaporare contemporaneamente al protagonista la sarda ancora bollente, ma poi, terminato il racconto ho cominciato a pensare e sentire la stessa sensazione di kebab non digerito. Prodigio!

  2. …è stupenda quanto emozionante!..Bravo Angelo! Sono fiera di te! :D
    ..ottima l'idea di unire la narrazione alla cucina!!!…Idea geniale direi!!! :D
    un caro saluto!
    Silvia

  3. che piacevole lettura… per qualche minuto mi è sembrato di riassaporare l'atmosfera di casa… niente sarde a beccafico dalle mie parti ma…

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