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Scritto da nel Numero 2 - 16 Settembre 2006, Scienza | 0 commenti

Geneticamente divergenti: si chiamano così i gatti a prova di starnuto

Se volete comprare un gattino a vostro figlio, ma non potete perché lui è allergico ai gatti, non preoccupatevi. Basterà spendere 4 mila dollari e arriverà direttamente a casa vostra il micio che fa per voi: quello anallergico. Se abitate negli Stati Uniti, tutto questo è possibile. Sì perché in caso contrario, il prezzo sale vertiginosamente e dovrete versare nelle casse della Allerca fino a 10 mila euro.

In un comunicato diffuso dalla rivista New Scientist, l'azienda californiana ha reso noto che i primi 500 esemplari di gatti “anti-starnuto”, definiti geneticamente divergenti, saranno “pronti” a partire dal 2007. Cosa si nasconde dietro questa definizione accattivante, della quale gli scienziati americani vanno tanto fieri? Proviamo a capire.

La reazione allergica scatenata dalla presenza di un gatto colpisce un ragazzo su cinque in età compresa tra i 6 e i 19 anni. Essa è causata dalla proteina FEL D1 che si trova nel pelo ma anche nella saliva, nelle urine e nelle ghiandole sebacee dei felini. Quando una persona allergica viene in contatto con essa, alcune cellule del sistema immunitario rispondono espellendo una sostanza chimica chiamata istamina, la responsabile della contrazione delle cellule muscolari bronchiali, e di conseguenza uno dei primi mediatori che intervengono nello sviluppo di un attacco di asma allergico. Tutti i gatti possiedono questa proteina. Tutti i gatti, dunque, sono allergici per l'uomo.

“Da molto tempo, tuttavia, sappiamo che esistono in natura alcuni gatti che producono minime quantità di FEL D1”, spiega Robert Wood, direttore del Dipartimento di Allergologia Pediatrica e di Immunologia presso la Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora.
Quello che l'azienda americana ha pensato di fare, allora, è stato sottoporre i gatti a screening genetici per identificare gli animali a bassissimo potere allergizzante, da allevare e far riprodurre selettivamente. Risultato: gatti con un gene divergente. Vale a dire, che produce una versione differente della proteina “incriminata” che non induce più una risposta autoimmunitaria nei soggetti allergici. Formalmente, dunque, i gattini della Allerca non sono animali geneticamente modificati. Non che oltre-oceano non ci abbiano mai provato.

Soltanto due anni fa infatti, sempre un comunicato stampa del New Scientist ammoniva letteralmente di “non trattenere il respiro”, in attesa che la Allerca completasse la prima “serie” di mici anallergici mettendo a punto complessi interventi di ingegneria genetica. Si trattava di adottare una tecnica chiamata RNA-induced gene silencing, che allora era stata utilizzata soltanto con i topi, e la cui efficacia sui gatti non era stata ancora dimostrata. In quell'occasione inoltre, Thomas Platts Mills, direttore dell' Asthma and Allergic Disease Center dell'Università della Virginia, aveva sostenuto che “inibire la produzione della proteina potesse compromettere irrimediabilmente la salute stessa degli animali.”

Secondo quanto oggi afferma Allerca invece, i gatti geneticamente divergenti godono di ottima salute. Non solo. “Funzionano” benissimo. Persone con provata allergia ai felini, infatti, sono state lungamente lasciate a contatto con i primi “prototipi” e non hanno mostrato alcun sintomo come occhi lacrimanti, starnuti, orticaria, difficoltà respiratorie. Fastidi che sono ricomparsi, prosegue Allerca, quando gli stessi volontari sono stati esposti a gatti normali.

A quanto pare, dunque, il gatto ipoallergenico è pronto. E sarà soltanto il primo di una lunga serie di life style pets, gli animali a misura d'uomo che l'azienda americana sta pianificando per i prossimi anni. Sebbene gli esperti giudichino scientifico l'approccio adottato dalla Allerca, si deve comunque procedere con cautela. Le allergie sono infatti patologie di difficile contenimento, dal momento che le loro cause scatenanti mutano nel tempo. Robert Woods ha inoltre dimostrato che ridurre del 75 % la quantità di FEL D1 alla quale si espone un soggetto molto sensibile, non è sufficiente a bloccare la reazione allergica. A questo bisogna aggiungere che circa il 10 % delle persone che soffrono allergie ai felini, sono suscettibili ad un altro tipo di allergene che il gatto sviluppa in età avanzata.

C'è da credere che gli acquirenti non aspetteranno di starnutire due volte, prima di richiedere un adeguato risarcimento. Allerca dovrà allora sperare di non consegnare erroneamente nessun gatto “difettoso”, o annoverare tra i propri clienti un inguaribile amante dello starnuto. Il rischio è elevato, se si pensa che è già pronta una lista di ordini lunga almeno due anni.

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