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Scritto da nel Numero 1 - 1 Settembre 2006, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Italia Campione del Mondo

Italia Campione del Mondo. L'Evento, atteso 24 lunghi anni, sfumato ai rigori nel caldo americano, è giunto inaspettato proprio nel momento peggiore del calcio italiano.

Chi era troppo giovane per ricordarsi le emozioni dei gol di Paolo Rossi, i caroselli, la sfilata dei giocatori, il saluto del presidente, le immagini, il grido della radiocronaca, attendeva quel momento con trepidazione, con la speranza di poter festeggiare ancora giovane lo stesso trionfo che i loro genitori, da giovani avevano festeggiato e non smettevano di raccontare.

L'evento è stato talmente inatteso che la finale tanto attesa è caduta proprio durante la Feria de San Fermin di Pamplona, meraviglioso spettacolo di gioia e festosità umana ma che nulla ha a che vedere con i giorni mondiali di un'Italia e di una generazione concentrata solamente nel mitico giro d'onore nello stadio di Berlino.

Questo è una breve nota, racconto di chi ha vissuto l'esperienza della finale all'estero, dedicata agli italiani che vivono all'estero, dedicata alla italianità che viene riscoperta in queste occasioni e che proprio in queste occasioni riesce a coinvolgere anche chi non sempre è orgoglioso di sentirsi italiano, in casa e all'estero, in vacanza o al lavoro.

“…il clima di attesa e di tensione era completamente dilaniato dall'impazzire assordante della festa, che si ripercuoteva come delle piene di un fiume nelle strette strade accaldate. Nessuno aveva in mente la finale e chi, interrogato sul pronostico, doveva concentrarsi e rendersi conto che era ancora tempo di mondiali, e infine sorrideva, scuoteva la testa ed evocava lo spettro più temuto: Zidane. Il fischio d'inizio si avvicinava eppure il maxischermo della piazza maggiore continuava imperterrito con i collegamenti dalle varie strade in festa: né un commento, né le formazioni. Non sapevamo neanche chi avrebbe giocato in attacco. Il bar scelto da giorni, ritrovo durante l'anno di militanti calcistici e fuori dal centro in preda al delirio della festa, continuava ad essere deserto mezz'ora prima dell'inizio della partita. La situazione era surreale: circa cinquanta italiani e cinquanta francesi ormai affollavano il bar, ben separati ed agguerriti, eppure la televisione continuava a non trasmettere la partita e le sorridenti bariste continuavano a sorridere. L'inno, ci hanno fatto perdere l'inno. Fortunatamente il patriottismo ha subito rimediato con un inno di Mameli cantato sul fischio di inizio.

Maradona era la spalla ad accompagnare il cronista e tifava Italia, ma purtroppo il gioco degli azzurri, azzurro più che mai in occasione della finale, non riusciva ad esaltare il nostro tifo che preoccupato fin dai primi minuti ha sofferto per tutta la partita. Si soffriva. I francesi cantavano, osannando il loro Zizou. E poi i supplementari, la testata, gli sfottò, la parata di Buffon ed i rigori.

Pamplona, Capo Nord, Circo Massimo: la stessa emozione, la stessa sensazione, la stessa profetica scaramanzia di guardarlo oppure no.

La perfezione ci regala la vittoria, la festa e l'esplosione dei cori: non c'è il Popopopo ultima moda, si canta in stile retrò un vecchio Alè-oho!

Gli abbracci, i baci, i francesi se ne vanno tristi ma sono già pronti per l'altra festa, il bar è diventato una piccola Italia. Italia a cui tutti stavamo pensando mentre cantavamo abbracciandoci. Ma la gioia doveva ancora trovare sfogo, la nostra generazione aveva aspettato questo momento, ma fuori, per le strade i caroselli non erano partiti, i clacson non si sentivano, i tricolori non sventolavano. Perché non siamo in Italia? Perché non siamo in Italia? Ci chiedevamo lungo la strada che portava alla festa, ad un'altra festa, di altri colori. La gioia malinconica e nostalgica però doveva ancora stupirsi, perché più si avvicinava alla piazza e più altri italiani cominciavano a uscire da case e piccoli bar. E si cominciava a sentire qualche coro…

Dopo un'ora la piazza era affollata, come tutte le sere della festa di San Fermin. Come tutte le sere della festa di San Fermin tutti indossavano maglia e pantaloni bianchi con il fazzoletto rosso al collo. Ma quella sera una parte della piazza stava regalando il proprio spettacolo agli spagnoli, agli americani e agli australiani, ai francesi ed ai tedeschi: lo spettacolo dell'italiano in festa.

Quanto credete di sentirvi italiani? Il festeggiamento di una notte mondiale all'estero riesce con pochi attimi di euforia collettiva ad unire milanesi, siciliani, napoletani e romagnoli sotto il grande tricolore che un ragazzo con fatica riusciva ad innalzare sulla cima del grande albero della piazza.

Destra, sinistra, centro, non avevano più significato nella tarantella ballata in cerchio.

Il mondo ci guardava sorridendo e il cerchio si lanciava in un trenino cantando Azzurro..

La terrazza tinta di bianco e rosso pensava alla pizza, alla mafia e al mandolino e il cerchio rispondeva cantando ancora più forte 'o sordato 'nnamurato.

Le telecamere della televisione locale cominciavano ad inquadrare questi buffi italiani e noi rispondevamo salutando la mamma, sempre più italiani, sempre più pasta e pizza, sempre più contenti di esserlo.

Gianna Nannini, Notti magiche, commozione, assurde lacrime e felicità.

La marcetta iniziale dell'inno ripetutamente cominciava a contagiare la folla, mentre gli italiani, senza più voce, gridavano che erano pronti alla morte perché l'Italia chiamò. Sempre con più forza. Sempre più pronti. L'Italia ci aveva chiamato, e nel delirio della festa spagnola, tra fiumi di alcool, e di persone vestite di bianco e rosso, noi finivamo con 'o sole mio, per la gioia della piazza che ad un finale così non poteva fare altro che applaudire, rendendo onore agli italiani a Pamplona, Campioni del Mondo, ma italiani come mai prima di allora.”

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