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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 1 - 1 Settembre 2006 | 0 commenti

L'acqua calda che scotta sempre

Anche quest'anno l'estate sta finendo ed il campionato di calcio sta iniziando. Le squadre si sono ritrovate per i raduni estivi e dopo i consueti scambi di calciatori e di milioni di euro i tifosi si preparano ad affollare gli stadi ed i salotti televisivi. Niente di nuovo sotto il sole.

Ma come? Per davvero anche quest'anno?
Caspita, prima di andare in vacanza ci sembrava dovesse cambiare qualcosa. In effetti sarà stato il solito colpo di sole, quello che ci coglie sempre impreparati appena usciti dal luogo di lavoro o in auto sotto il solleone. Ancora una volta ci siamo scottati con l'acqua calda.

Già, qui in Italia capita un po' troppo spesso e tutte le volte che capita ci montiamo pure la testa. Facciamo qualche esempio, chissà mai che una seduta di memoria collettiva non possa aiutarci a riconoscerne i sintomi e ad imparare a prevenirne le cause.

Ricordate quella volta che abbiamo scoperto che i politici e gli imprenditori si scambiavano soldi in cambio di favori? Quella proprio, chi l'avrebbe mai detto. Ma come, gli appalti pubblici sono truccati? Non esiste un criterio oggettivo di giustizia e di efficienza economica per valutare le aziende migliori? In galera! Tutti in galera! Finalmente era giunto il giorno dell'Apocalisse. Poi ci siamo ripresi dal colpo ed i giudici erano dei rossi rivoluzionari anti-democratici e la libertà del più ricco coincideva con la libertà del Paese.

Poi un'altra volta abbiamo scoperto, addirittura, che le televendite non vendono la felicità e che i numeri del Lotto sono sbagliati. Eh no, questa no, scherzare con i sentimenti delle persone in difficoltà è proprio immorale. 10 anni di galera, almeno! Finchè per riprenderci dallo shock non abbiamo continuato a fare zapping e a cercare nuovi numeri della Fortuna, quelli buoni però.

Così questa volta abbiamo scoperto che i dirigenti delle squadre di calcio parlano tra di loro per telefono, ma fosse solo questo! Parlano di arbitri e con gli arbitri, discutono di risultati accomodati e perfino del fatto che se un calciatore diffidato viene ammonito viene squalificato nella partita successiva: diabolico. Noi che ci arrovellavamo il cervello discutendo di sudditanza psicologica, pressione ambientale e legge del più forte (è ovvio che chi attacca di più riceve più rigori, o no?) non avevamo capito che di queste cose ne parlavano anche al telefono. Ma allora sono vere, che scandalo! Dovete pagare, serie B serie B! Punti di penalizzazione, squalifica dalle coppe, radiazione dal mondo del calcio. Macchè non ci basta: il commissario straordinario ci ha promesso la rivoluzione. Tradotto: equità nella spartizione dei diritti tv. Finchè finalmente l'aria che tira è quella di fine estate. E dopo il solito scudetto estivo all'Inter (ma davvero?!?) ci ritroviamo ad aspettare i big match di una volta, tra Juve, Napoli e Genoa.

Morale? La morale, secondo l'opinione di chi scrive, è che la sola indignazione morale non serve a cambiare niente. Non in Italia, almeno. Qui la morale serve a salvarsi la propria anima, nell'aldilà, mentre nell'aldiqua che l'ingiustizia la faccia pure da padrone. Anche questa volta, il sistema della giustizia si è trincerato dietro i dossier aperti (da chi?) riguardanti le intercettazioni di qualcuno che stupidamente manca al proprio dovere. Il primo dovere di un italiano onesto: i peccati si fanno, ma non si dicono fuori dal confessionale. Questa è la morale della giustizia italiana. L'ultimo che aveva provato a dire la verità, di fronte a tutto il Parlamento e nelle aule del Tribunale, è finito a morire all'estero coperto dalle monetine della folla. Oggi la pena è di gran lunga inferiore, forse perché la verità non ce l'ha raccontata proprio nessuno.

Dunque non è possibile cambiare niente? Dunque chiudiamo L'Arengo ed i luoghi di pensiero e di pratica del riformismo? Almeno questo no, perché ad ognuno il proprio gioco. Perché se ciò che si fa non si dice, è proprio ciò che si dice che non si fa. Eccola, la terza via, la via italiana alle riforme. Allora diciamola, anche questa, una volta per tutte. Proponiamo anche questa riforma con l'orecchio ben teso per ascoltare la muta risata che la seppellirà. Et voilà:

per legge il calcio (non solo il calcio, in generale lo sport) è ritenuto Bene Pubblico e pertanto regolamentato dalla legislazione. Gli introiti derivanti dalla pratica delle manifestazioni sportive sotto l'egida del Coni sono gestiti dal Coni stesso, che in base ai meriti ed alle necessità delle Federazioni dei diversi sport li distribuisce in modo da garantire l'effettiva concorrenza e lealtà tra le squadre partecipanti. Questi soldi vengono inoltre destinati:

- ad un'equa retribuzione degli atleti, i quali possono comunque 'arrotondare' attraverso le sponsorizzazioni;

- allo sviluppo dello sport giovanile, specialmente nello zone più disagiate del Paese, affinché ragazzini di 12 anni non siano costretti a trasferirsi dallo zio del nord per inseguire i propri sogni;

- alla realizzazione intorno allo sport di un momento di partecipazione popolare non violenta ed appassionata, attraverso la destinazione di parte di questi introiti ad un fondo al quale possono accedere le tifoserie per organizzare le trasferte al seguito della propria squadra, salvo revoca in caso di atti di violenza (piuttosto che attraverso l'inutile farsa dei biglietti nominali, la lungimiranza della pubblica amministrazione porta a responsabilizzare le persone che frequentano attivamente lo stadio ed a conoscerle dal vivo oltre che attraverso i filmati )

- alla promozione degli sport minori, perché piace a tutti vincere le Olimpiadi e forse chi non è bravo con i piedi può essere un campione con le mazze da curling.

Certo che per Fare le Riforme occorre un Governo. Forse ci siamo scottati un'altra volta? Il premier dopo aver vinto le elezioni ed i Mondiali ce l'aveva promesso: riforme e pulizia. Niente di nuovo sotto il sole. Si dice quel che non si fa, si fa quel che non si dice. Speriamo sinceramente di essere smentiti, ma pare proprio che anche questa volta toccherà svegliarsi di nuovo davanti alla tv.

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