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Scritto da nel Energia e Ambiente, Numero 4 - 16 Ottobre 2006 | 0 commenti

Diffusione tecnologica, parte terza

Oggi parliamo di vento.
Nel 1992 in Europa dei 905 MegaWatt (MW) prodotti sfruttando le correnti del vento 458 provenivano dalla Danimarca. Dieci anni più tardi il primato danese era stato rimpiazzato da una Germania che oggigiorno, con i suoi 12.000 MW, contribuisce per oltre il 50% alla produzione di energia eolica nel vecchio continente.

Tabella 1: capacità installata per la generazione di elettricità dal vento (MW)

1992

2002

ITALIA

7

780

DANIMARCA

458

2.886

GERMANIA

183

12.001

UE 15

905

22.789

Ma procediamo con ordine.
Siamo agli inizi degli anni '70, la crisi petrolifera è alle porte ed il governo tedesco vara un piano di ingenti aiuti statali finalizzato ad accrescere la produzione energetica interna per ridurre la dipendenza da fonti estere. Le risorse privilegiate in tale sede sono carbone e nucleare. Per le rinnovabili questa è una fase di incubazione necessaria alla creazione dei primi mercati di nicchia in cui i pochi fondi statali vengono investiti più nella Ricerca e Sviluppo che non nell'installazione di impianti. Il rinnovabile non risulta certamente un'opzione competitiva, tanto più che il gestore della rete elettrica si mostra disposto ad allacciare alla rete i produttori di energia “pulita” solo a patto che questi paghino un sovrapprezzo necessario a ridurre i rischi legati ad una fornitura di elettricità discontinua, aleatoria ed imprevedibile. In breve, per tutti gli anni '70 di problematiche ambientali e risorse rinnovabili praticamente non si discute e dovremo aspettare la metà degli anni '80 per cominciare a trovare questi argomenti nelle prime pagine dei giornali tedeschi. È il 1986, anno in cui il disastro di Chernobyl costringe il cancelliere Kohl a ripianificare la politica energetica nazionale sotto le pressioni del parlamento, dell'opinione pubblica e da una tanto solida quanto inusuale coalizione che raccoglieva partiti politici verdi, rossi e bianchi, sindacati (metalmeccanici in particolare) gruppi cattolici ed associazioni ambientaliste. I finanziamenti all'energia nucleare vengono così ridimensionati ed in parte re-indirizzati verso il settore eolico. Nel 1989 viene lanciato il programma “100 MW of Wind Power” (più avanti esteso a ben 250 MW); numeri non elevatissimi, ma significativi se paragonati ai 20 MW di energia eolica complessivamente prodotta alla fine degli anni' 80. La vera inversione di marcia avviene però nel 1991 grazie alla feed-in law, una legge che si proponeva di abolire gli extra-costi di distribuzione imposti ai produttori di rinnovabili e di imporre al gestore della rete l'obbligo di acquisto di energia rinnovabile ad un prezzo agevolato. Una doppia certezza che, congiuntamente al programma 100/250 MW e ad altre forme di finanziamento pubblico, incentiva gli operatori ad intraprendere questa nuova strada. Di fronte alla certezza che le grandi lobby dell'elettricità non sarebbero riuscite a mettere mano sulla Feed-in Law, il settore eolico ha conosciuto una espansione prima inimmaginabile, passando da quei flebili 20 MW nel 1989 ai 490 MW solo sei anni più tardi. Nel 1998 il governo liberale di Kohl lascia posto alla coalizione social-democratica decisa a portare avanti la ristrutturazione del parco energetico nazionale. Nello stesso anno la liberalizzazione del mercato elettrico comincia a dare i primi frutti (in Germania). I prezzi dell'elettricità cominciano a diminuire e con questi anche i profitti del settore eolico, minando la potenziale espansione di questo settore. Di fronte a queste incertezze era nell'interesse del nuovo governo riscrivere la Feed-in Law per rinforzare ulteriormente le politiche ambientali in nome del “polluter pays principle”. Detto fatto, nel 2000 il Renewable Energy Sources Act (RESA) diventa legge e questa volta anche con l'appoggio di alcune grandi compagnie che vedono nella rapida espansione di mercati, fino a qualche anno prima di nicchia, invitanti opportunità di profitto. In effetti la nuova normativa, sostituendosi alla precedente datata 1991, garantisce agli investitori gli stessi tassi dello schema tariffario per un periodo di venti anni. Di conseguenza lo sviluppo del settore eolico fu largamente stimolato.

Fig. 1. diffusione dell'eolico in Germania, 1982-2003.

Una comparazione tra costi

La coalizione verde e social-democratica ha affermato che lo sviluppo del rinnovabile fosse un traguardo da dover raggiungere a qualunque costo. Questi imperativi stanno tuttavia stretti alla logica economica. E' quindi legittimo chiedersi se la possibilità che la domanda elettrica venga in parte soddisfatta da energia pulita sia sensata non solo da un punto di vista ambientale ma anche economico.
I combustibili fossili costituiscono la risorsa energetica più importante nel mondo, contribuendo tra il 60 e 70% alla generazione di elettricità. Se questo avviene e' per un unico motivo: produrre elettricità a mezzo di combustibili fossili è conveniente. E d'altronde il danno ambientale causato dalla combustione di fonti fossili è un dettaglio fino a non molto tempo irrilevante per le imprese. Ma l'emissione di CO2 comporta chiaramente un costo sociale che deve essere quantificato e contabilizzato tanto nei bilanci aziendali quanto in quelli familiari (attraverso bollette più salate). Se teniamo conto dei danni ambientali allora la partita tra fossile e rinnovabile si riapre e, a seconda di come questo costo venga stimato (quanto costa alla società l'emissione di una tonnellata di CO2? 1 euro, 10 euro o 100 euro?), una risorsa potrebbe risultare più conveniente dell'altra.
Nel 2002 la produzione di elettricita' utilizzando le risorse rinnovabili e' costato 2,2 miliardi di euro per un totale di 24 Tw (Deutscher Bundestag, 2003. Drucksache 15/860), il che significa un costo medio 9,1 eurocents per Kwh prodotto [1]. Il costo totale dell'elettricità prodotta bruciando antracite è stato invece stimato variare tra i 9,9 ed i 12,5 eurocents/Kwh. Questo valore include 3,4-3,8 cents di costi di generazione, 2-4,2 cents per i sussidi versati nel 2002 in favore del carbone e 4,5 cents di costi ambientali. Per l'elettricità prodotta da carbone (soft coal) il costo varia tra 7,9 e 8,3 cents[2]. Comparando i costi delle diverse fonti, e tenendo conto dei finanziamenti pubblici (sussidi, agevolazioni..) e dei rispettivi costi ambientali, l'eolico risulta una fonte efficiente e competitiva rispetto al costo dei combustibili fossili in Germania. Secondo le stime dell'American Wind Energy Association ) l'espansione del settore eolico favorita da sovvenzioni, agevolazioni ed investimenti in R&D ha contribuito a diminuire i relativi costi di produzione, passati da 30 cents/Kwh all'inizio degli anni '80 a 5 cents/Kwh per gli impianti più efficienti posizionati nelle zone più ventilate. A dirla tutta in Germania gli investimenti in R&D indirizzati al settore eolico sono quasi trascurabili rispetto a quelli storicamente destinati al carbone ed al nucleare.

Figura 2: Investimenti in Energy R&D in Germania

Ben venga quindi l'eolico. anche perché dopo tanto elogiare la Germania vale la pena concludere osservando cha la Germania, motore economico dell' Europa, nel 2002 ha emesso da sola 1.016 milioni di tonnellate di CO2 eq. rispetto ai 4.852 milioni complessivamente emessi nei 25 paesi europei (“Energy, Transport and Environment Indicators”, Eurostat, 2005).

fonti

  • tabella 1: “Energy, Transport and Environment Indicators”, Eurostat, 2005
  • Figura 1: Bergek, A., Jacobsson, S., 2003. The emergence of a growth industry: a comparative analysis of the German, Dutch and Swedish wind turbine industries. In: Metcalfe, S., Cantner, U. (Eds.), Change, Transformation and Development. Physica-Verlag, Heidelberg, pp. 197-228. Bundesverband Windenergie, www.wind-energie.de/informationen/zahlen-zur-windenergie/deutschland in zahy 3/27/2003.
  • Figura 2: IEA, 2003. Energy Technology R&D Statistics,

[1] a questo costo aggiungiamo un costo ambientale che per il settore eolico è stato stimato dalla commissione europea pari a 0,05 cents/KWh (European Commission, 2003. External costs. Research Results on Socio-environmental Damages due to Electricity and Transport, Brussels). Rispetto al valor medio di 9,1 cents/Kwh, riferito a tutte le risorse rinnovabili regolate con il RESA, l'eolico presenta un costo inferiore mentre il solare ha un costo decisamente superiore, risultando quindi un'alternativa troppo costosa e non competitiva rispetto ai combustibili fossili.

[2] Stime ricavate da IEA, 2002. Energy Policies of IEA Countries. Germany 2002 Review, IEA, Paris., European Commission, 2003. External costs. Research Results on Socio-environmental Damages due to Electricity and Transport, Brussels e Statistik der Kohlenwirtschaft, 2003. http://www.kohlenstatistik.de.

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