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Scritto da nel Numero 4 - 16 Ottobre 2006, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Il Mercante Parte Seconda

Segue dal numero scorso

Ti racconto tutto meglio, per quel che vale. E' un mio vizio. Vedi, ogni uomo ha quelli che si chiamano punti deboli, chi più, chi meno. Possono essere delle più disparate specie, non ti credere, ho sentito di gente uccisa per colpa delle più esotiche abitudini, anche se nel senso comune si pensa che le debolezze stiano nella scarsa forza o nei sentimenti, nelle persone di cui ci si circonda piuttosto che nelle donne o in altri vizi. Lavorare con questo tipo di argomenti può essere in effetti molto oneroso, una mole di informazioni da procurarsi e valutare per poi produrre un preciso piano da attuare, una macchinazione da costruire attorno ad una determinata persona. Nel caso si abbia avuto il compito di eliminarla, ovviamente. Mio giovane amico, la mia particolarità sta agli estremi ed insieme al centro di tutto questo discorso. Se è vero che per ogni persona esiste almeno un punto debole, il mio dono è stato di aver saputo identificare un tipo di debolezza che è invece comune a tutti. Potresti chiamarli sogni caduti o desideri mancati, e avresti già una buona traccia da seguire.

Vedi, non esiste nessuno che sia riuscito a pianificare ed attuare la propria vita passo per passo, completamente. Che faccia quello che ha sempre voluto fare, che viva nel modo che si è immaginato gli appartenesse. E questo vale tanto per i Re come te quanto per i garzoni, è la natura umana, una radice d'uguaglianza che vi lega indifferente alle caratteristiche particolari di ognuno. Questa radice è la capacità di desiderare, la vera proprietà che vi distingue dalle bestie. Poter credere che alcunché sia più importante per voi di tutto il resto. Grazie a ciò, ognuno incontra nel suo cammino un qualcosa che diventa un pensiero costante, uno sprone o una meta, a volte una fissazione, un'ossessione. Con il tempo siete capaci di dargli una forma precisa, una forgia incredibilmente fine anche se inesistente, immaginata. Sapete rappresentarvi e bramare la vita così come sarebbe con la donna che non avete avuto, potete addirittura sentire il brivido e la fama che vi darebbe saper padroneggiare una certa arte in cui invece siete mediocri. A volte sono ricordi, nostalgie, per esempio dell'infanzia o di cari scomparsi, che si rifanno a momenti che non saranno mai più possibili, ma che per voi erano gli unici a dare significato a tutto. Ma l'esistere è una forza che attira, che risucchiando distende questa pieghe, queste anse in cui gli uomini amano soffermarsi e sognare. La vita raddrizza le cose, e da' ad ognuno un destino aldilà dei propri desideri e delle proprie nostalgie. Ed a tutti, così, prima o poi il sogno cade di mano, sostituito dalla realtà dei fatti, e rimane sepolto da sabbia e polvere in qualche angolo diroccato di vita, angolo in cui io, attraverso delicati e bizzarri, lo ammetto, rituali, so andare a cercare. Trovo il desiderio mancato di una data persona sottoforma di oggetto, e organizzo, in modo che sembri casuale, un incontro discreto, durante il quale le mostro il sogno che lei stessa ha creato e dimenticato, e che io ho dissotterrato e condensato in una forma. E faccio in modo che si avveri nella sua mente. Il mio è realmente un servizio. Chi non sceglierebbe di morire così, insensibile ad ogni altro stimolo, vivendo nella propria mente in un modo assolutamente reale, appagante e perfetto, il grande desiderio che non è mai riuscito a vedere avverarsi?

Io non sono un assassino. Sono un onesto mercante, davvero.

Mariano è un ingegnere, cosa che non gli permette di essere consapevole di importanti sfumature dei suoi comportamenti. Ad esempio non si accorge che quello scrivere che con un sorriso nervoso spiega agli altri come passatempo è in realtà ciò per cui mollerebbe tutto se solo gli proponessero una pubblicazione vera. Ancora, non si accorge che la procedura di controllo che attiva ad ogni stazione non serve a rassicurare che tutto è in ordine, bensì a convalidare la speranza che qualcosa sia fuori dagli schemi. Ben diverso. Controllare se Dio vuole che per una volta il treno è impazzito e sta andando chissà dove, e chiacchierare stupiti con qualcuno dell'accaduto, fare amicizia e poi scendere ad una fermata a caso che è già notte e mangiare un boccone insieme, una mezza avventura da raccontare a se stessi, ogni tanto. Magari da vivere con la ragazza di fronte, alla quale pensa mentre scrive perché assomiglia tantissimo, è quasi identica alla donna che ama da anni e che da anni non vede e non vuole vedere, un altro motivo per cui mollerebbe tutto, se solo. Se solo non sa bene cosa.

Mariano una volta ha letto qualcosa a proposito di stazioni e treni come luoghi di coincidenze dove le vite s'incrociano, però lui il Mercante lo ha creato guardando nelle facce dei pendolari, interpretando il loro modo di respirare e di guardare fuori il paesaggio che scompare e ritornerà fatalmente, uguale e al rovescio, giorno per giorno. Leggendo nei volti di quelli come lui, per i quali GENOVA 07:40 vuol dire essere costantemente in orario con la propria infelicità, ha scritto di una figura fantastica il cui potere si basa sul fatto che ognuno ha coltivato e poi abbandonato delle speranze che stanno da tutt'altra parte rispetto a questo treno, magari scorrono su quei binari che sono fatti per non incrociarsi mai, vite parallele e opposte che si muovono ad un metro di distanza, intervallo che basta a fare la differenza tra ciò che avresti voluto o la persona che non puoi avere e la felicità di cui hai sentito parlare ogni tanto. La ragazza porta lentamente il dorso della mano alla bocca, come per pregare, e Mariano non si accorge di aver inventato un eroe, durante i tragitti su di un treno di pendolari, il cui potere è farti vivere i tuoi sogni mancati, non importa se ti chiede la vita in cambio, se la vita è questa di noi per i quali GENOVA 07:40 rappresenta non un appuntamento bensì un destino.

FINE

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