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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 5 - 1 Novembre 2006 | 0 commenti

Nietzsche E Il Suo Doppio

Scrivere della follia in senso filosofico non è solo rischioso o azzardato, è impossibile. Non appena questa impossibilità viene tentata, due sono le strade che ci si presentano: o sacrifichiamo il logos alla follia o sacrifichiamo la follia per il logos. La follia è, per definizione, assenza di ragione, assenza di orizzonte di senso. La follia è assenza di logos. In questi termini ogni discorso razionale sulla pazzia si presenta in tutta la sua limitatezza, in tutta la sua impossibilità di compiutezza. Come può cioè la ragione disquisire della sua assenza? Vi è tuttavia un autore che ha sfidato questa impossibilità senza negarla ma anzi presentando se stesso come pensatore di tale impossibilità. Mi riferisco a Georges Bataille, grandioso «dilettante» di filosofia e sociologia, critico letterario e scrittore. Nel pensiero batailleano, la contraddizione tra ragione e follia, tra logos ed esperienza interiore non viene mai superata né tanto meno negata bensì sottolineata e condotta sul piano ontologico. Da un punto di vista ermeneutico tale operazione è fondamentalmente compiuta sulla non-strada indicata da Nietzsche, sul labirinto da Nietzsche vissuto e pensato, sul disorientamento da Nietzsche compreso e portato alle sue estreme conseguenze.

Bataille vede infatti in Nietzsche una vittima di se stesso, del proprio voler essere spirito libero, della propria volontà di non servire. La pazzia, in questo senso, è il compimento di un tale eccessivo desiderio di libertà. La perdita del senno è il compimento di una vita filosofica consumata nel tragico. Questa divinizzazione della follia va di pari passo con la concezione batailleana del sacro per cui l'esperienza interiore estatica rompe i confini della teologia e della morale sacralizzando anche gli aspetti negativi dell'esistenza. In questo senso l'amor fati nietzscheano è applicato alla vita filosofica di Nietzsche medesimo.

Nietzsche è stato, secondo Bataille, filosofo dell'estremo, dell'amore insensato, figura del dispendio assoluto. Egli, attraverso la sua follia, ha comunicato con gli spiriti tragici, con gli spiriti inquieti. Il rapporto ermeneutico che lo scrittore francese instaura con il filosofo tedesco si fonda su questa comunicazione in quanto Nietzsche è da Bataille ri-vissuto.

L'esperienza che Bataille sente in comune con Nietzsche è precisamente l'esperienza interiore. Alla luce della tensione verso l'eccesso comune ai due pensatori, Bataille, nonostante sia consapevole della separatezza degli esseri, è convinto che esista, tra sé e Nietzsche, una comunicazione profonda, una ripetizione della medesima esperienza. Non è un caso che una parte del Su Nietzsche sia intitolata L'esperienza interiore di Nietzsche. Bataille ravvisa in quest'ultimo una tensione verso gli stati estremi, verso una paradossale mistica senza Dio, verso un'a-teologia seguente la morte di Dio.

Nietzsche è per Bataille l'uomo folle dell'aforisma 125 de La Gaia Scienza, difatti Su Nietzsche è il terzo tomo della Somme athéologique batailleana di cui il primo tomo è invece costituito da L'esperienza interiore. Questa significativa presenza nietzscheana nel testo batailleano si presenta come una compagnia che lacera la separatezza dell'individuo Bataille e che è esperibile solo a costo di seguire Nietzsche fino in fondo, fino alla follia dell'annuncio della morte di Dio, fino alla constatazione della morte del soggetto metafisico, fino al sacrificio dell'esistenza monocefala. La comunicazione può darsi infatti solo tra esseri «lacerati, sospesi, chini entrambi sul loro nulla». Difatti, non casualmente, a proposito di Nietzsche, Bataille scrive che «tentare di seguirlo come lui chiedeva significa abbandonarsi alla sua stessa prova, allo stesso suo smarrimento». Ora, queste parole non sono indicative solo del sentimento di vicinanza che lega l'autore francese all'autore tedesco bensì fondano l'intera impostazione ermeneutica batailleana nella misura in cui sono la conseguenza delle due esperienze interiori comunicanti. La comunicazione è data dalla comune lacerazione vissuta nell'esperienza folle, estatica e vertiginosa della morte di Dio. Bataille dunque ripete Nietzsche, ripete l'esperienza di Nietzsche.

L'esperienza interiore si presenta quindi come esplosione in cui la soggettività tende all'esterno tramite una spersonalizzazione, tramite una sacralizzazione ék-statica, compromettendosi. L'esperienza interiore si configura come esperienza di Nietzsche, come esperienza della follia precedente e seguente l'annuncio della morte di Dio. La vertiginosa libertà della vuota trascendenza che ne deriva è il sacro consumato nella sovranità, nell'immolazione di se stessi in quanto soggetti metafisici.

Seguire Nietzsche significa sacrificarsi e sacrificarlo, così come egli sacrificò se stesso, la propria identità e la propria ragione sacrificando ogni possibilità di telos. Leggere Nietzsche significa provare ciò che Nietzsche stesso ha provato in seguito all'annuncio della morte di Dio e all'intuizione dell'eterno ritorno. L'ermeneutica batailleana si basa su questa ripetizione, su questa imitazione, su questa mímesis. Bataille è il doppio di Nietzsche nella misura in cui Nietzsche è il doppio di Dioniso. Bataille imita Nietzsche in quanto Nietzsche imita Dioniso. Non è alla persona nella sua integrità che si rivolge l'apertura batailleana ma alla lacerazione dionisiaca di quella forma, di quella integrità. L'ermeneutica batailleana si presenta quindi come una sorta di ermeneutica mimetica in quanto sente di ripetere, di rivivere, di imitare la folle esperienza dell'autore interpretato, precisamente nella misura in cui lo sacrifica e si sacrifica imitandolo.

La comunicazione tra Bataille e Nietzsche avviene nel paradosso di un linguaggio e di una morale impossibili in quanto esperisce l'assenza di fondamento, l'assenza di Dio. La comunicazione che Bataille instaura, a livello interpretativo, con Nietzsche avviene nel male, nell'impossibile, nella follia e nella paradossalità di una non-morale, di un non-linguaggio e di una vuota trascendenza.

La follia di Nietzsche è un dono, l'auto-sacrificio mediante il quale, secondo Bataille, il filosofo comunica all'umanità. La follia dell'esperienza interiore è il centro della ricerca di una vita spirituale al di fuori di qualsiasi orizzonte determinato, ovvero al di fuori di ogni salvezza. Una ricerca che si prospetta come ék-stasis scaturita dal dolore esperito nell'assenza di fondamenti ultimi, come ék-stasis dell'eterno precipitare dell'essere umano.

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