Alyssa – Prima Parte
Alyssa è sveglia nel suo letto e guarda di sbieco i numeri scolpiti in rosso nel buio dalla radiosveglia, li somma o li inverte o li sottrae ma quello che vogliono dire in realtà è che sono le 5.30 circa di mattina, e non c'è alba perché è autunno inoltrato.
Abbraccia se stessa nel suo letto, sdraiata su di un fianco. Il cuscino preme sulle sue labbra, lasciandole socchiuse intente a non pronunciare una specie di o, il disegno della clavicola appoggiato al mento. Il braccio che avvolge il seno, la mano che accarezza l'altro braccio, lieve. La linea della sua schiena, sottile, turbata fino a disegnare una esse quasi impercettibile, poi il tratto si ispessisce, chiaroscuro fra le gambe che combaciano una con l'altra, l'una nell'altra, inguine e polpaccio e tibie, i piedi si sfiorano fra loro, lentamente, un fruscio leggerissimo e continuo.
Alyssa è svestita, nella metà sinistra del materasso, quella che per lei è la metà sinistra per come si immagina l'essenza della sua camera da letto. Non è comunque al centro, occupandolo intero, come fa di solito.
Sino a qualche minuto prima non era sola, c'era un uomo con lei. Un uomo al suo fianco, in qualche modo.
Per quel che vale, pensa.
Ora di lui rimane il peso impresso nelle coperte, così come una traccia di movimento e una sindone sbiadita di dopobarba e sudore, e fiato. Alyssa è nuda e ha un poco di freddo e non guarda l'altra metà del letto, è girata verso il muro e il comodino, avvolta in un velo di lenzuolo, a tratti tiepido e umido.
Come ama dire di sé, lei è una donna che sa cogliere l'attimo e vivere una passione, qui e ora se c'è desiderio, se bisogna mettersi in gioco. Senza pensare troppo, alle cose, che poi il treno non ti aspetta. Così ha vissuto questa notte, questa come altre, non molte.
La radiosveglia fa ruotare ogni giorno una serie identica di numeri rossi, luccicanti.
Occhi di un mostro indifferente, nel buio. Il tempo.
Mentre la radiosveglia segnava l'una, Alyssa era in un discopub e quell'uomo aveva un bel sorriso. L'aveva appena abbordata, Ti ho riconosciuta, sai, impossibile dimenticare il tuo sguardo, vieni a bere qualcosa? Così l'aveva seguito al bancone, anche se il modo di farsi avanti era stato troppo diretto ma quel sorriso era proprio affascinante e lei il treno non lo perdeva, stanotte. Lui aveva i capelli brizzolati, lunghi sino alle spalle, un effetto cangiante in tinta con la cintura e gli stivaletti, entrambi di pitone grigio. Camicia bianca, tanti bottoni sul colletto, leggermente rigonfia sul ventre. Viso reso dorato dalle lampade, dal quale emergeva fino a stagliarsi un immenso sottile sorriso di denti bianchissimi, perfetti.
Alyssa nel letto si scopre a pensare ad un Sofficino, per libera associazione di idee, e ride così di gusto per qualche istante. Ci vuole poi così poco ad esorcizzare una notte.
Alyssa ora si sta sfiorando e sa di avere una bellezza efficace addosso, imperfetta ma proprio per questo accessibile, fatta di due tette grosse e morbide e gambe lunghe e un viso biondo.
Una bellezza che le era esplosa addosso al passaggio dalle scuole medie al liceo, quasi oscena se paragonata all'età anagrafica, che sembrava così spostata avanti di almeno cinque anni.
Aveva imparato a vivere portandosi addosso questo suo fascino evidente, sentendosi guardata, ghermita, da viscidi professori o ragazzi delle classi avanzate, in gara fra di loro per chi per primo avesse pasticciato un po' nelle sue mutandine. Alyssa, alle sei spaccate di mattina, non è stupida, e non lo era allora, quando capì in fretta come essere la liceale più desiderata della sua leva scolastica, quanto e come goderne e quando smettere di tirare la corda.
Ma, come aveva detto una volta il suo ex marito, il potere è effettivo finché permette un dubbio su se stesso, una scappatoia, più che altro mentale, che induce in chi lo subisce il pensiero di essere libero e padrone di se stesso. Lei in effetti era così desiderabile proprio perché il suo fascino aveva un qualcosa di fondo che stonava, non aveva mai capito se nell'insieme o in un preciso particolare.
Presa a singoli tratti, la sua persona era stuzzicante nel carattere e con un figura assolutamente desiderabile. Ma qualcosa, come un'aura, dimorava in lei. Una debolezza tentatrice, che non intimoriva, misericordiosa ed equa, un alibi empatico, commovente.
Qualcosa negli occhi, aveva sempre pensato lei, verdi.
Accoccolata così com'è, anche nel buio può vedere e sentire che la sua pelle è un poco più secca e rilassata, e questo le fa un po' paura. La spaventa, ma confida che non intacchi la funzionalità del suo fascino, forse anzi la rende ancora più avvicinabile, avvicinabile dai sorrisi determinati di uomini abbastanza adulti da potersi permettere orologi d'oro, da far sbucare dalle maniche mentre le offrono da bere. Abbastanza giovani da poterle accarezzare, in uno stesso gesto, l'orlo della gonna corta e l'interno madido della coscia, senza eccessivi imbarazzi e tremori, dicendo Portami da te.
Alyssa ora sente bisogno di coprirsi meglio e si tira addosso il lenzuolo, ben sapendo che ciò che una donna cerca in un uomo è coinvolgimento e sicurezza, questa è la combinazione vincente.
Un vero uomo deve saper trascinare con la passione il rapporto, emozionando, amando, giocando, ma allo stesso modo deve essere determinato nelle sue azioni, un vincente. È molto importante avere successo nella vita. Aiuta le passioni a non spegnersi, soffocate dai bisogni più impellenti, e a essere vissute riccamente.
In un modo sovrastrutturale, avrebbe appuntato il suo ex marito.
Sappiamo e vediamo tutti come le relazioni finiscano, quando si spegne la fiamma o perché problemi più pratici e materiali prendono il sopravvento. La precarietà e l'insoddisfazione uccidono l'amore così come l'abitudine e la tiepidità.
Porta questa certezza ogni giorno in trasmissione, ma non è facile fargliela capire, pensa, a tutte quelle sciacquette e a quelle bigotte.
Niente a che vedere con l'uomo di stanotte, comunque. La vita è anche fatta di passioni e istinti, e attrazione e divertimento. E delusioni ed errori.
Un Sofficino. Quella voglia che ti devi levare. Tu non hai fame?