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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 8 - 16 Dicembre 2006 | 0 commenti

Capitolo 2 – Guida turistica per extraterrestri (parte 4)

I più attenti conoscitori della storia dell'uomo sapranno certamente che gli 'autori' sono nati nel 1980 mentre i telespettatori più agguerriti ricorderanno che nello stesso anno si tenne il battesimo della televisione commerciale. Sinceramente non avevamo mai creduto di essere così importanti, fratelli gemelli della Fininvest del Signore di Arcore. D'altronde che ci possiamo fare noi, se lui si compra Gullit e Van Basten, se in difesa giocano Baresi e Maldini. Ce lo ha insegnato Darwin che vige la legge del più forte: noi cantiamo allo stadio e giochiamo al campetto, lui vince le Coppe e cuce gli Scudetti.

Forza Italia, maglie azzurre, sfondo tricolore: queste le bandiere della nazionale. A volte i bambini vengono svegliati dalle urla dei genitori, nel bel mezzo della notte quando meno se lo aspettano.

Chissà che sarà mai successo.

Così, da un momento all'altro, ci troviamo in mezzo al campo, tra i rombi del frastuono, imbevuti nei colori della battaglia. Siamo tutti e giochiamo insieme, tutto il palazzo, tutto il Paese: tutti noi contro gli stranieri. Noi contro gli altri. E i più forti siamo noi, non si discute, quindi dobbiamo vincere sempre. E' questa, la Nazionale del Belpaese. E' in questi momenti – davvero – che le urla sono talmente voraci da mangiarsi i sogni dei bambini fino a trascinarli davanti allo schermo a trasformare quel sonno in realtà. Adesso che siamo diventati grandi i nostri sogni sono cresciuti con noi, adesso vogliamo diventare Campioni del Mondo.

Altro che favole della nonna. Sono quelle del nonno, le leggende con un fondo di verità.

I nonni vincevano sempre, quando c'era lui. Due volte campioni del mondo, campioni olimpici, eravamo sulle soglie del Paradiso quando avevamo l'Impero. Vincevamo allo stadio, vincevamo nelle battaglie in Africa: i cinegiornali ci regalavano l'esultanza più infantile mentre i bollettini di guerra ci preparavano all'estrema lotta.

Chissà se, davvero, questa è un'altra storia. Forse la storia è solo un insieme di tante storie, che stanno aggrappate insieme l'una all'altra non si sa come e perché ma lo fanno qui, sulla faccia della nostra Terra, e nell'accoppiarsi si trasformano e cambiano la faccia delle storie successive.

Più invecchiamo, infatti, più dietro alla solita faccia dei racconti dei vecchi pazzi troviamo una buona parola da non dimenticare.

Non siamo su un altro pianeta: anche noi abbiamo creduto di poter arrivare sul tetto del mondo, anche noi non abbiamo mai perso ma la lotteria dei calci di rigore ci aveva sempre negato la Coppa del Mondo, quella che la generazione che oggi calca i campi aveva già ricevuto in dono negli anni del battesimo. Anche noi, oltre che del calcio, ascoltiamo la voce della politica.

Già, la politica. Che dice?

Perchè tutto questo non finisce mica la domenica sera con le trasmissioni per sonnambuli, questo dura tutta la settimana, tutto l'anno, tutti gli anni, tutta la vita, da sempre e per sempre. Come un Dio, che nell'Olimpo decide a chi offrire la palla buona, decide a chi la gloria e a chi la polvere. Come un Giudice implacabile che prende le strane forme di una giacchetta nera per esporre il suo Giudizio Universale con il dogma dell'Infallibilità, il pallone sa dove andare, sa quando si trasformerà nel Pallone della Vittoria.

Il Pallone è il nostro Dio, i calciatori i suoi Apostoli scesi in campo per ripercorrere l'eterno rito del Gioco del Calcio.

Forse siamo diventati pazzi.

Di sicuro proviamo a pensare in grande, se non altro ci conforta sapere che qualcuno lo fa.

Recentemente nella prefazione del libro del giornalista francese Thierry Meyssan “L'incredbile menzogna- Nessun aereo è caduto sul pentagono” , viene liberata una pulce che sembra appartenere alla stessa razza di quelle che noi abbiamo allevato: la pulce della paranoia.

La pulce della paranoia è la pulce della paranoia e non si sconfigge con i normali pesticidi. Ti aggredisce ed è incredibilmente tenace, ha almeno dieci volte le vite che hanno i gatti e anche quando sembra averti infastidito a sufficienza basta un quotidiano rosa a ravvivare come prima e più di prima quell'incredibile prurito che solo quel tipo di animaletto sa procurarti. In linea di massima i dottori non hanno una ricetta universale per debellare questo morbo che invece noi speriamo essere contagioso. Alcuni dicono che lo sporco se lo porta da casa l'uomo delle pulizie, altri che l'assassino è sempre il maggiordomo, altri ancora che la pulce della paranoia si sconfigge confrontandosi con altre persone, imparando a convivere con tutte le strampalate coincidenze armati di un buon borotalco per i momenti critici.

Alla fine è solo una pulce.

Vogliamo guardarci dentro? Vogliamo provare a riordinare e a giustificare le nostre tante coincidenze?

Eccoci, cari lettor-viaggiatori, ad un bivio.

Noi ce ne andiamo per di qua.

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