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Scritto da nel Internazionale, Numero 8 - 16 Dicembre 2006 | 0 commenti

Il colonnello rosso Hugo Chavez Fria

“Una vittoria di tutti coloro che, in America Latina, costruiscono delle alternative al neoliberismo.”

Queste sono le prime parole del rieletto presidente del Venezuela Hugo Chavez che con il 60% dei consensi sconfigge il suo avversario Manuel Rosales. Tutto come previsto anche se l'opposizione così come nelle passate elezioni del 2002 accusa Chavez e il suo staff di aver condizionato il risultato elettorale, tesi smentita dall'associazione Jimmy Carter che anche nel 2002 monitorò le elezioni venezuelane certificandone la regolarità. Chavez è l'esempio di una sovranità popolare che pone l'accento sul carattere interclassista della mobilitazione che si realizza con il passaggio confuso alla democrazia di massa in un contesto di forte modernizzazione economica in cui l'aspetto ideologico e l'anti-americanismo, accompagnati a grandi manifestazioni mediatiche e di piazza, rappresentano i pilastri su cui fonda il governo venezuelano. Chavez rientra a mio avviso in quella categoria di “populismi” di cui Lipset dava una definizione del 1963. Il sociologo americano vedeva in certe aree del Sud America un nazionalismo popolare e anticapitalistico fondato sul proletariato e sull'esercito, una sorta di fascismo di sinistra composto nella base di strati sociali che avrebbero potuto trovare nel socialismo e nel comunismo lo sbocco naturale alle proprie condizioni sociali e non. Chavez ha creato un contenitore senza contenuto, il petrolio rappresenta il 70% delle esportazioni e il 50% dei redditi, quando il petrolio finirà quale sarà il futuro del Venezuela?

La domenica mattina nel programma televisivo Alò Presidente, Hugo Chavez risponde al telefono e parla direttamente con la gente, ascolta e promette soluzioni tempestive. Il Presidente è inquadrato a mezzo busto, indossa una camicia a quadri. La camera è fissa, come si addice a una comunicazione autenticamente diretta e magnetica. Ogni domenica “si collega” con il suo popolo da una località diversa. Conduce la trasmissione da solo. Oltre a rispondere alle telefonate da casa, introduce brevi monologhi in cui racconta ciò che ha fatto “per il progresso del Venezuela” durante la settimana trascorsa e cosa intende fare per la prossima. Usa un linguaggio comune, denso di espressioni volgari e gergalità, nel preciso intento di essere dialetticamente e comunicativamente riconosciuto dalle classi più povere del paese, che storicamente lo sostengono.

Alò Presidente è una piccola grande lezione di comunicazione politica alla sudamericana. Per mezzo dello show Chavez costruisce e conserva, attraverso i media, la sua base popolare portandola a identificarsi direttamente con lui, aggirando l'azione di partiti e movimenti. Chavez usa la televisione anche per determinare modi e tempi dell'agenda politica, annunciare i suoi progetti, e sondare in diretta umori e reazioni dell'opinione pubblica venezuelana.

Victor Ferres, direttore di Radio Caracas Television afferma: “ Il programma Alò Presidente è utilissimo a Chavez perché ha capito che, quando offre i suoi punti di vista o esprime le sue opinioni…è lui a costruire l'agenda della pubblica opinione per la settimana prossima”. Per il resto della settimana, infatti, tutti i media si focalizzano sulle anticipazioni domenicali del presidente.

Un cronista di Venpres, televisione di proprietà statale, dice:”Ho sempre ritenuto che sia nostro compito dar voce a tutte le parti in causa, ma questa non è ora la nostra politica informativa”.

La televisione diventa il palcoscenico per la rappresentazione politica del leader: avviene il passaggio della politica fatta in piazza, fatta negli stadi, fatta clandestinamente nelle fabbriche alla politica-spettacolo. Ciò avviene perché negli ultimi anni è cambiata l'idea di fare politica e ciò non riguarda solamente le democrazie occidentali. Il mezzo televisivo ha acquisito un'importanza tale da essere considerato fondamentale per concorrere a vincere una competizione elettorale o al fine di mantenere la stabilità del governo di turno. Il modo di fare comunicazione politica di Chavez ha creato negli anni una sorta di “orgoglio povero” che dilaga tra la gente che vive nei barrios, l'equivalente delle favelas brasiliane, una sorta di combustibile all'avversione tra quel blocco sociale e politico e il ceto medio. Tuttavia la nuova costituzione “bolivariana” ha permesso la partecipazione alla vita politica di milioni di persone dei quartieri poveri esclusi, prima del governo chavista, dalla vita pubblica del paese. Tutto ciò è avvenuto anche grazie all'attuazione di alcuni importanti progetti sociali: il primo riguarda la sanità pubblica attraverso un accordo con il governo cubano, la riforma agraria, ormai problema secolare dell'America Latina tutta. Inoltre la protezione delle piccole imprese a discapito delle multinazionali americane: circa due mesi fa l'ambasciatore americano a Caracas è stato espulso dal Venezuela punto massimo di crisi tra due paesi e due leader, che si accusano reciprocamente di essere il male assoluto.

Infine la commercializzazione a prezzo ridotto degli alimenti di base fa si che Chavez sia considerato dal popolo come il primo presidente ad occuparsi dei poveri, tant'è che poco prima delle elezioni ha fatto ridipingere le facciate di tutte le case dei quartieri più degradati.

Chavez è un leader e un politico atipico, non è definibile in una storia e in una cultura identitaria precisa, al contrario di altri leader sudamericani con cui condivide molto quali Lula in Brasile o Evo Morales in Bolivia o la stessa socialista Banchelet in Cile, basta citare un'intervista rilasciata dallo stesso Chavez il 13 febbraio 2005 al New York Times per capire quanto atipico sia il colonnello rosso:

“Tentate pure di stabilire se sono di sinistra, di destra o di centro, se sono socialista, comunista o capitalista: io non sono niente di tutto questo, ma c'è in me un po' di tutto questo…e do un consiglio a quelli che vogliono destabilizzarmi: so quanti sono e quanto pesano dopo aver mangiato”.

La rivoluzione bolivariana avanza….

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