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Scritto da nel Energia e Ambiente, Numero 8 - 16 Dicembre 2006 | 0 commenti

Il Rapporto Stern tra fatti ed opinioni

Premessa 2. le cose in questo mondo procedono effettivamente come dovrebbero andare?

Il primo tipo di analisi, detta positiva, è un'analisi fondamentalmente descrittiva; al contrario, l'analisi normativa (la seconda) è prevalentemente valutativa e pertanto presuppone un maggiore grado di soggettività; la valutazione di fatti e dati precedentemente elaborati secondo criteri analitici non può che basarsi su idee politiche o opinioni personali, per natura, diverse tra loro.

Se e' lecito e doveroso avere opinioni diversi, altrettanto non potrebbe dirsi in merito ai fatti. Fatti e dati dovrebbero essere oggettivi.

Di qui una prima conclusione: un' informazione chiara e trasparente presuppone dei giornalisti professionisti con la capacità di replicare e, se necessario, correggere quei politici che, oltre ad avere le proprie opinioni, dispongono inspiegabilmente di propri fatti. Ma provateci voi a farlo presente alle cartine di tornasole nostrane, allestitori di eleganti salotti televisivi con tanto di dame d'accompagnamento e sottofondo musicale in stile “via col vento”!

Detto questo, passiamo al nocciolo della questione. Il Rapporto sul cambiamento climatico, commissionato dal governo britannico all' ex-chief economist della Banca Mondiale, Nicholas Stern, ci offre in primis un' analisi descrittiva del cambiamento climatico (rischi, conseguenze e costi), per poi passare a considerazioni normative, politiche ed economiche.

Questi i punti di partenza di analisi:

- c'è la certezza scientifica che il riscaldamento globale stia avendo luogo e principalmente per cause antropiche.
- Il conseguente cambiamento climatico sta avvenendo più velocemente di quanto fino ad ora creduto;
- Esiste il rischio che il global warming provochi di conseguenze catastrofiche (Londra e New York come Atlantide, ad esempio), e tale rischio non può essere più trascurato nella valutazione dei costi e benefici relativi al cambiamento climatico e ad una sua mitigazione.
- Più tardi si interviene nell'avviare un processo di mitigazione, maggiori saranno i costi da sostenere.

Global CO2 emissions from fossil-fuel burning

emissions paths to stabilise at 550 ppm CO2e

Alla luce di queste osservazioni, Stern quantifica costi e benefici correlati al cambiamento climatico, ad un suo adattamento nel breve periodo e ad una sua mitigazione nel lungo.

Il Rapporto stima che la stabilizzazione della concentrazione di gas serra nell'atmosfera (ad un livello pari a 450-550 ppm CO2) sia raggiungibile sacrificando l'1% del PIL mondiale; un costo destinato però ad aumentare qualora l'implementazione di significative politiche nazionali ed internazionali di mitigazione ed adattamento venissero ulteriormente posticipate (vedi grafico a destra).

Al contrario, un mancato intervento atto a ridurre gli attuali tassi di emissione di gas serra implicherebbe un surriscaldamento globale di 5-6°C nel giro di un secolo, con una conseguente diminuzione del PIL mondiale variabile tra il 5 ed il 20%, un costo molto maggiore di quello stimato dalle precedenti ricerche in materia.

Non sembra esserci quindi alcuna ambiguità: i risultati sono chiari e sufficienti a giustificare un intervento sostanziale e repentino.

Contrastare il cambiamento climatico è operazione non solo ambientalmente auspicabile, ma soprattutto economicamente vantaggiosa.

Sull'onda della strategia divulgativa di Al Gore, l' opinione pubblica ha accolto con fermento il Rapporto Stern; “Sooner is much better” scrive Solow (riferendosi all'intervento politico); “the world would be foolish to neglect this strong but strictly time-bound practical message” commenta Amartya Sen; “it makes clear that the question is not whether we can afford to act, but whether we can afford not to act” replica infine l'altro premio Nobel Stiglitz.

Non ci sono però solo gli Stiglitz o gli Amartya Sen. Esiste anche chi ha accolto con perplessità i dati presentati da Stern. Nordhaus, uno dei padri immemori dell'economia del cambiamento climatico scrive in merito:

“If we were to substitute [in Stern's calculations, n.d.r.] more conventional discount rates used in other global-warming analyses (…), the Review's dramatic results would disappear”[1].

Ovviamente le percentuali riportate nel rapporto sono stime, risultato sia dell'elaborazione di dati oggettivi che della formulazione di ipotesi in linea con le idee politiche di chi il rapporto lo ha scritto e soprattutto di chi lo ha commissionato.

Il tasso di sconto è un parametro che misura l'importanza del benessere delle generazioni future rispetto a quello delle generazioni presenti. Diversi tassi di sconto implicano una diverse equità intergenerazionale. Un tasso di sconto tendente a zero, come quello utilizzato da Stern (0,01%), dà ugual peso alle due generazioni (nonostante il lasso temporale di realizzazione del rispettivo welfare), e ci conduce ad una stima del costo sociale della CO2 pari a 310 $/ton.

Applicando un tasso di sconto più comune (3%) al “Dynamic Integrated of Climate and the Economy (DICE) elaborato da Nordhaus, il costo sociale della CO2 corrisponde invece a 13$/ton. I risultati di Nordhaus non presuppongono un'azione sostanziale e repentina per contrastare il cambiamento climatico, ma piuttosto:

“the efficient or “optimal” economic policies to slow climate change involve modest rates of emissions reductions in the near term, followed by sharp reductions in the medium and long term” (1).

Il fatto che ci siano divergenze su quale sia il migliore tasso di sconto da applicare non significa che il rapporti Stern sia da buttare. Il rapporto Stern è e rimane un documento di indubbia importanza, politica ed economica. Un manuale che i governi dovrebbero tenere bene a mente nel definire la loro linea politica in materia ambientale.

Per saperne di più:
* Rapporto Stern

http://www.hm-treasury.gov.uk/independent_reviews

* “Comments on the Stern Review's Economics of Climate Change”, Sir Partha Dasgupta

http://www.econ.cam.ac.uk

* “The Stern Review on the Economics of Climate Change”, William Nordhaus

http://www.econ.yale.edu

* Il rapporto Stern tra allarmi e allarmismi Marzio Galeotti Alessandro Lanza

http://www.lavoce.info/news

* THE STERN REVIEW OF THE ECONOMICS OF CLIMATE CHANGE: A COMMENT, by Richard S.J. Tol

http://www.fnu.zmaw.de/fileadmin

* http://blog.european-climate-forum.net


[1] “The Stern Review on the Economics of Climate Change” W. Nordhaus, 17/11/2006, pagina 6, pag 2-3

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