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Scritto da nel Numero 8 - 16 Dicembre 2006, Politica | 0 commenti

Manifestazioni d'autunno

Il 2006 si sta avviando a conclusione e – come sempre capita in questo periodo – l'agenda politica è incentrata sulla Finanziaria in discussione al Parlamento. Quest'anno, rispetto agli ultimi cinque, maggioranza ed opposizione si sono scambiati i ruoli, ma i toni della discussione – a parti ovviamente invertite – sono purtroppo gli stessi. Senza cercare colpevoli, il clima è di chiusura e, malgrado l'importanza e la vastità del provvedimento in discussione, non c'è sostanzialmente dialogo tra le parti in alcuno dei capitoli in discussione. Anche quest'anno l'unico ruolo dell'opposizione sembra essere solo quello di cavalcare lo scontento di una parte del Paese – anche considerevole – intimorita da come si sta delineando la manovra per il 2007, e poco o nulla si sente relativamente ad eventuali proposte alternative.

Sabato 2 dicembre il Centrodestra all'opposizione ha deciso di manifestare la sua disapprovazione per il provvedimento in discussione, dandosi appuntamento a Roma ed a Palermo.

Infatti, mentre nella Capitale Berlusconi aveva organizzato una grande manifestazione molto partecipata – si parla di quasi due milioni di cittadini – assieme ad Alleanza Nazionale, Lega Nord, Nuova DC e l'estrema destra, nel capoluogo siciliano i centristi di Casini si erano dati appuntamento in dodicimila nel palazzetto dello sport. Motivazioni delle due manifestazioni? No a questa finanziaria. No a questo Governo. La domanda che i più si sono posti era: perchè due manifestazioni? Il motivo ufficiale è stato detto dall'ex-Presidente della Camera e riguarda la fine dell'eterogenea alleanza di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. A dire il vero la stessa cosa l'hanno detta, senza organizzare manifestazioni alternative, anche il Nuovo PSI di De Michelis e il PRI di La Malfa, e la crisi interna al Centrodestra è sotto gli occhi di tutti da alcune settimane.

Il primo a fare le valigie era stato l'ex segretario dell'UDC – il partito di Casini – Marco Follini, che ormai un mese fa, ha lasciato il suo partito per fondare un nuovo movimento: l'Italia di mezzo.

Verso il centro, poi, si stanno muovendo gli interessi di molti gruppi politici riconducibili all'area ex-democristiana. All'indomani dello strappo di Palermo il leader dell'UDEUR Clemente Mastella aveva già proposto a Casini un apparentamento per le europee del 2009. Per non parlare della rinascita della nuova Democrazia Cristiana, fresca di assegnamento del simbolo storico da parte del tribunale di Roma.

Ma cosa motiva questa strategia neo-centrista? Probabilmente un recente sondaggio che assegna ad un rinnovato polo centrista il 25% delle preferenze, considerata l'attuale legge elettorale di tipo proporzionale che sostanzialmente uccide il bipolarismo e assegna un'enorme potere a chi si tiene fuori dai due poli che hanno combattuto negli ultimi dodici anni. A questo va aggiunta una grossa crisi dei poli suddetti. Da una parte il berlusconismo senza eredi – considerate anche le reazioni al malore che ha colpito Berlusconi all'incontro dei giovani “azzurri” a Montecatini – che fa pensare ad un'implosione di quel che resta dell'alleanza del centrodestra appena il leader si sfilerà, e dall'altra la crisi nel processo di fondazione del Partito Democratico che lascia il maggior partito della sinistra in mezzo al guado: sempre più distante dai partiti della sinistra conservatrice e massimalista, e non abbastanza forte da guidare il processo di aggregazione con la Margherita, la cui area popolare sembra più attenta ai movimenti al centro più che a quelli a sinistra.

In questo scenario uno degli aspiranti Delfini del Cavaliere, Casini appunto, ha deciso di rischiare e di giocarsi le sue carte. L'ha fatto da Palermo uscendo allo scoperto e dichiarando apertamente la fine dell'alleanza che aveva governato l'Italia la scorsa legislatura.

Il processo avviato non sarà breve e troverà il suo esame più importante proprio alle elezioni europee del 2009 nelle quali, grazie ad un sistema elettorale di tipo proporzionale puro, gli attori in campo potranno contarsi e valutare le scelte fatte. Però le prime difficoltà si presenteranno al prossimo Congresso dell'UDC, previsto prima dell'estate 2007, nel quale gli oppositori alla strategia di distacco da Berlusconi – l'ex Ministro Giovanardi su tutti – hanno già fatto sapere che daranno battaglia. Sicuramente, visto lo strappo di Palermo, a quell'appuntamento il Cavaliere non parteciperà solo da spettatore.

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