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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 10 - 1 Febbraio 2007 | 0 commenti

Capitolo 3 – Politica? (parte seconda)

Adesso, per deontologia professionale, ci sentiamo costretti a capire ciò che non ci viene spiegato.

Saremo saccenti e stupidi, ma non riusciamo a darci pace del perché ciò che è stato creato per tutti debba inevitabilmente finire nelle mani di pochi ciclopici neo conservatori asserviti solo ed esclusivamente alla logica del profitto, la logica del proprio profitto. Non sta scritto da nessuna parte che la retorica dell'ultra-fondamentalismo di mercato che domina gli ultimi anni delle scene globali debba necessariamente amministrare il mondo in tutti i suoi aspetti.

Il fatto è che non c'è una logica nell'amministrare ciò che è di tutti o di cui tutti devono poter usufruire. Il capitalismo dei compari con i suoi avidi C.E.O (Chief Executive Officer, il nostro Amministratore Delegato) comanda il mondo occidentale sotto il nome di neo-conservatorismo, di “democrazia per tutti”, o di Lega Calcio. Già perché il punto è proprio questo: chi comanda, comanda per se stesso e, per l'appunto, per le proprie stock option. Il problema è che questo è lecito, rispettabile e legittimo fintanto che il tutto viene circoscritto alla sfera privata. Il self-interest, il valore che in realtà domina il mondo globale (o, meglio, questo mondo globale) non è proprio quello che le masse, i lavoratori, sognano la notte. Probabilmente dobbiamo rassegnarci a questi meccanismi.

L'interesse privato, quello e basta.

Quello che non ha nessun dubbio quando pensa di poter stravolgere i fine settimana delle centoventidue città che nel 2005 hanno la squadra in serie B: dividete il weekend tra il sabato e la domenica, il miracolo sarà la moltiplicazione dei diritti tv per se stessi. Altro che nuove regole, affondiamo l'acceleratore lungo la stessa strada, sempre più ripida e scoscesa. Intanto se si cade, si cade tutti. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto e buona notte ai suonatori.

Macchè regole; macchè accenno di intervento statale neo-keynesiano, vecchi, pazzi e comunisti che non siete altro. La proprietà pubblica non esiste, la logica del profitto duro e puro per chi può, hic et nunc, e basta. D'altronde, lo si sa, il potere logora chi non ce l'ha.

Beh, che ne dite? Nel nostro Belpaese ogni borghetto ha un campanile, ogni scemo ha il suo villaggio (e viceversa) e quando si torna a casa, la sera, la nonna per coccolarci un po' cucina davvero bene con gli ingredienti della nostra terra. Forse siete già stanchi, cari lettori, di sentire per la millesima volta la stessa storia. Provate a fidarvi di noi, ancora per qualche dozzina di portate, che proviamo a metterci ai fornelli.

Perché siamo giunti ad un punto fermo, come la cena della nonna, ed il punto è proprio questo: il calcio altro non è che una rappresentazione di come il Potere si genera e si trasforma.

Il calcio italiano poi non e' altro che una rappresentazione in scala del degrado e dello sbando del nostro Bel Paese; non e' nient'altro che l'ennesima rappresentazione, in chiave sportiva, del solito e già visto pasticciaccio all'italiana. La dimostrazione dell'inettitudine e della malafede della classe dirigente che ci governa, da destra a sinistra, della loro ossessione per il potere e per i privilegi, del gattopardismo, dell'immobilismo, dell'impasse che affligge il vecchio e sporco Stivale.

Uno stallo istituzionalizzato e istituzionale, l'assoluta incapacità di prendere decisioni per il bene di lungo periodo del paese, il totale disinteresse per l'interesse nazionale.

L'uso a fini privatistici del potere, della res publica, legittimato da un sistema di diritto per cui il possesso vale titolo quindi, in un certo senso, chi viene legittimato a gestire l'apparato pubblico viene autorizzato a possederlo e, quindi, ad utilizzarlo compatibilmente alle proprie necessità. Il cerchio si chiude, quando chi possiede e chi legittima non risponde a qualcuno diverso da sé.

Potrebbe forse essere diversamente?

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