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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 11 - 16 Febbraio 2007 | 0 commenti

UNIPOL: la mobilitazione di Sertel

Lo scorso primo febbraio è entrata in vigore la nuova normativa sul risarcimento diretto per le pratiche assicurative. In concomitanza con l'I.D. (Indennizzo Diretto), che rappresenta un'importante riorganizzazione del servizio assicurativo e per il quale si prevede nell'immediato un incremento del traffico telefonico verso i centralini delle diverse compagnie, si sono verificate forti tensioni all'interno del gruppo Unipol.

Le dure polemiche rivolte dai sindacati riguardano la pratica del cosiddetto over flow, in altre parole, l'esternalizzazione ad una società terza (esterna all'area contrattuale) di parte del lavoro gestito dal call center, atto alla raccolta e alla parziale gestione dei sinistri auto. Nel particolare, l'over flow di Unipol riguarda le telefonate nelle quali si richiedono informazioni successive all'apertura di un sinistro, le quali saranno automaticamente trasferite su un altro call center ogni qualvolta non si riuscirà a rispondere ad almeno il 70% delle chiamate.

L'azienda da parte sua, ha risposto giustificando con la provvisorietà e la parzialità delle attività appaltate una scelta che sembra essere stata dettata dalla necessità di far fronte all'emergenza dell'I.D., al fine di continuare a fornire il miglior servizio possibile all'utenza.

Tuttavia, se è vero che l''over flow non va a pregiudicare nell'immediato il lavoro dei circa 240 dipendenti di Sertel (il call center di Unipol), è altrettanto vero che esso crea un pericoloso precedente. Innanzi tutto poiché se ad ogni incremento del lavoro si fa corrispondere un esternalizzazione dello stesso, ciò significa, di fatto, bloccare l'espansione; quel che è messo in discussione dunque non è nell'immediato il posto di lavoro dei dipendenti del call center, ma il loro futuro, così come il futuro di chi verrà, la loro possibilità di crescita. In secondo luogo, essendo la società che ha ricevuto in appalto alcune dell'attività di Sertel esterna al mondo assicurativo, i suoi collaboratori ovviamente non rientrano nello stesso inquadramento contrattuale dei lavoratori del call center bolognese. A contratti diversi, diversi salari, diversi diritti e soprattutto diversi costi.

Non a caso, la cessione del lavoro in appalto rappresenta uno dei punti più delicati nella trattativa del rinnovo del contratto nazionale, trattativa peraltro, che in questi stessi giorni è stata ufficialmente interrotta dall'ANIA (Associazione Nazionale delle Assicurazioni).

Il gruppo Unipol sta godendo un momento di particolare floridezza, che sembra aprirà presto le porte ad una riorganizzazione totale dell'impresa, dunque stupisce ancora maggiormente tanto la decisione di cedere parte del lavoro assicurativo a società esterne, quanto la scarsa volontà di discussione che l'azienda sembra sino ad oggi aver dimostrato.

Stupisce in ugual modo però, l'inadeguata risonanza che nei giorni scorsi è stata data alla vicenda dalla stampa locale e non, quasi a dimostrazione del fatto che gli unici “scandali” che realmente interessano sono quelli riguardanti l'alta dirigenza di un'impresa e quasi mai i suoi lavoratori.

La mobilitazione di Sertel frattanto continua, andando ad intensificare quella nazionale della categoria dei lavoratori assicurativi. Nella giornata del 12 febbraio le Rappresentanze Sindacali del gruppo Unipol hanno manifestato davanti alla sede di Unipol Banca, in occasione dell'assemblea congressuale di Legacoop, distribuendo volantini che spiegavano il perché delle loro ragioni. Pur non essendo stati ammessi all'interno dell'assemblea i Sindacati sono riusciti ad ottenere un breve incontro con il Presidente Stefanini, al quale hanno esposto le loro posizioni, mentre per il prossimo 19 febbraio sembra sia stata convocata una riunione con la Direzione del Personale per discutere sulle problematiche del call center.

Auguriamo ai dipendenti di Sertel che i prossimi incontri si possano svolgere all'insegna di quei valori etici che peraltro sono stati il tema fondante dell'assemblea congressuale di Legacoop. Inoltre a tutte quelle aziende che orgogliosamente dichiarano di svolgere un ruolo “socialmente responsabile” in contrapposizione a chi si vota al mero profitto, vorremmo ricordare la definizione che Jeremy Bentham dava di deontologia: “La massima felicità del maggior numero possibile di persone[1]”. Laddove poi il maggior numero di persone vada a corrispondere con unità che se non sufficienti sono indubbiamente necessarie per il buon funzionamento e la crescita di un'impresa, riteniamo che il dialogo, se non altro, dovrebbe necessariamente corrispondere ad un imperativo etico.


[1] J.Bentham, Deontology or the Science of morality.

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