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Scritto da nel Economia e Politica, Numero 10 - 1 Febbraio 2007 | 0 commenti

WI-MAX

Il 2006 si è concluso con una decisione molto importante per quanto riguarda il futuro delle telecomunicazioni. Infatti, grazie all'accordo raggiunto dai Ministri Gentiloni (Comunicazioni) e Parisi (Difesa), anche l'Italia potrà cominciare – nel 2007 – la sperimentazione su uno dei protocolli di telecomunicazione più promettenti che siano mai stati standardizzati: il Wi-MAX.

L'accordo prevede il passaggio graduale delle frequenze in cui opera il Wi-MAX – tra 3,4 e i 3,6 GHz – da uso militare ad uso civile, consentendo così l'inizio della sperimentazione. Nel giugno di quest'anno si procederà poi all'assegnazione delle frequenze.

Il nome Wi-MAX – acronimo di Worldwide interoperability for microware access – identifica uno standard di trasferimento dati, voce, suoni e video attraverso frequenze radio in banda larga, che potrebbe rappresentare la risposta alla sfida che da anni accompagna la ricerca nel campo della comunicazione a distanza: interconnettività. Infatti questo sistema di comunicazione radio, quindi senza fili, supportato da antenne di trasmissione, presenta caratteristiche tecniche senza eguali nel campo delle telecomunicazioni attuali: portata massima di 50 Km e larghezza di banda che può spingersi fino a 74Mbps. Questo vuole dire che, con portata ben superiore al Wi-Fi e larghezza di banda da far impallidire anche le ultime evoluzioni dell'ADSL, il Wi-MAX potrebbe imporsi da subito, consentendo collegamenti veloci anche a quei miglioni di cittadini residenti in luoghi oggi non serviti dalla banda larga, oltre a rappresentare un'appetibile evoluzione per chi, con le normali connessioni elettriche ed ottiche, non va oltre una larghezza di banda dichiarata di 20 Mbps.

Ciò che abbiamo trattato fino ad ora rappresenta la naturale evoluzione delle reti metropolitane, per le quali il Wi-MAX è stato studiato. Possiamo dire che su questo campo, grazie alla sperimentazione e l'utilizzo in Paesi Europei molto più all'avanguarda dell'Italia, la nuova tecnologia radio più che una sfida è una certezza. Però c'è un campo tutto da scoprire che attualmente è estremamente battuto dai centri di ricerca e risponderebbe ad un'altra sfida che in questi anni ha stimolato il campo delle telecomunicazioni: convergenza “fisso-mobile”.

Infatti – da un paio di anni – è in studio un'evoluzione dello standard IEEE 802.16 che sarebbe in grado di supportare la comunicazione mobile: IEEE 802.16e. Questo significa che c'è la possibilità di impiegare il Wi-MAX anche nelle comunicazioni che oggi sono supportate da GSM, GPRS, UMTS e successivi. Quindi non è utopico immaginare che tra un paio di anni tutto ciò che è telecomunicazione possa essere supportato da un unico sistema di trasmissione digitale via radio.

Le ricadute per il cittadino consumatore potranno essere molto positive. Infatti l'introduzione del Wi-MAX libererà i gestori di telefonia fissa dall'abbraccio mortale di Telecom aggirando il vincolo dell'ultimo miglio, ri-aprirà un mercato come quelle delle telecomunicazioni dato troppo precocemente per saturo, consentendo ad altri soggetti di investire su un sistema che potenzialmente potra integrare telefonia fissa, mobile, internet, televisione e tutto ciò che può essere supportato da una rete di telecomunicazione. Adesso, però, parte la sfida più importante ed è tutta nelle mani dei nostri Amministratori che dovranno decidere come assegnare le frequenze e come definire questo nuovo mercato dal punto di vista normativo. Bisognerà quindi capire se sarà incoraggiata la concorrenza evitando che ad accaparrarsi le frequenze non siano sempre i soliti noti, se verrà stimolata la ricerca sul comparto mobile anche contro gli interessi di chi solo sette anni fa ha investito molte risorse per l'UMTS (per fare un esempio oggi l'evoluzione dell'UMTS – il 4G – dispone di una banda potenziale di 3,5 Mbps, quindi molto inferiore ai 74 Mbps potenziali del Wi-MAX) e addirittura, perché no?, stimolare la nascita di un gestore della rete (magari non a controllo pubblico) che sottragga “quest onere” alla Telecom. Un primo passo è stato fatto, ma la strada per arrivare ad un mercato delle telecomunicazione fatto a misura di utente è ancora molto molto lunga.

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