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Scritto da nel Numero 13 - 16 Marzo 2007, Viaggi | 0 commenti

Direzione Transiberiana

L'idea era quella di andare a trovare un amico che si trovava a Vilnius. Era la fine di Luglio 2004 e Marco stava trascorrendo gli ultimi giorni del suo erasmus nella capitale della Lituania. Ci incontriamo all'aeroporto di Varsavia, con l'intenzione di fermarci una notte prima di proseguire verso nord.

Varsavia d'estate è tutta un'altra cosa: sole, fiori e gonnelline; i locali con i tavoli all'aperto, le vie del centro piene di vita, i musicisti di strada, la luce fino alle dieci di sera….e pensare che durante l'inverno alba e tramonto erano distanti 6 massimo 7 ore, poi solo buio, freddo e tanta vodka…I giardini Lazienki sono un trionfo di colori, li attraversiamo a passo lento guardandoci attorno, compriamo da venditori ambulanti cestini di frutti di bosco e ciliegie, ci abbronziamo sul prato impeccabile, guardiamo i fidanzatini(e) amoreggiare. Il quadretto a tinte bucoliche e naive sfuma al calar del sole. Poi 11 ore di bus (meglio del treno) e la mattina siamo a Vilnius, Lituania.

La prima impressione è quella di una città tranquilla, meno imponente di Varsavia, più accomodante. L'impronta sovietica si stempera nelle linee mosse delle strade, nei saliscendi, nel bosco a ridosso del centro. E' bello vedere una città al seguito di chi già la conosce, conosce luoghi ma soprattutto persone del “luogo”, in un attimo superi lo status di turista per caso e ti senti particella di un organismo più vasto, mutante, bersaglio di iniezioni ricostituenti (dello spirito). Per il momento la Russia è ancora un idea, poco più di un desiderio, senz'altro non un progetto di senso compiuto. Il problema sostanziale da risolvere è quello del visto. Un'incognita bella e buona. In Italia, nella migliore delle ipotesi, la pratica costa una settimana di tempo e quasi 100 euro. Qui confidiamo nella geografia, il confine è a portata di mano e poi il mio amico ha un aggancio per il tramite dell'università. Morale, 2 giorni + un prezzo irrisorio ed ecco i nostri visti scintillanti (sono veramente belli, tutti dorati, sul passaporto fanno un figurone). La via verso nord è aperta, Riga e San Pietroburgo, poi si vedrà.

La Lettonia ci accoglie alla grande. Dopo chilometri di campagna e fattorie che ispirano un misto di placidità e desolazione, la capitale fa la parte della metropoli (ci vive un lettone su tre). Ricordo un mercato coperto immenso, diviso per grandi capannoni, uno per la carne, uno per il pesce e così via.

Ricordo un panino con aringhe crude e cipolla da sballo. Fosse per me ne aprirei una rivendita in tutti i comuni d'Italia..Il centro storico, ricco di piazze e di chiese niente male, non cede immediatamente il passo alla periferia in stile URSS (palazzoni grigi e geometrie perfette nel loro rigore…brrrrrr che freddo!!!); la città si apre in un ampia cerchia di palazzi inizio secolo, alcuni dei quali di pregiata fattura Art Nouveau, nel mezzo giardini, centri commerciali, corsi d'acqua e tante, tante bellezze antropomorfe…

Ma i tempi sono maturi; la madre-Russia ci chiama: zelanti, imbocchiamo la ferrovia, visti alla mano (non saranno patacche?), destinazione San Pietroburgo.

Si dice al solito che sia la città russa più d'impronta europea e probabilmente lo è davvero. In fondo Pietro il Grande pensava ad Amsterdam quando circa tre secoli fa ne ha impresso lo stile elegante delle linee architettoniche. Eppure una volta sbarcato nell'enorme stazione dei treni (una delle tante), l'aria non è esattamente quella di casa, molto meno di quanto non valesse per Riga, che pare molto più distante di quanto realmente non sia. Siamo ai primi di agosto (2004) e carichi come muli ci avviamo alla ricerca di un tetto. Le distanze sono enormi, il caldo soffocante, l'inquinamento a mille….La metropolitana scende fino a grande profondità, causa corsi d'acqua, fiumi e mari, e, là sotto, a fatica si respira, sarà il disorientamento, sarà la calca e pensare che alla base di ogni tranche di scale mobili sta un gabbiotto con dentro un essere umano, solitamente di sesso femminile, che con aria del tutto assente presiede al regolare svolgersi degli eventi…pace all'anima sua….

Da adesso in poi, ora che siamo in Russia, sarà nostra fedele compagna e punto di riferimento assoluto la “Transiberiana”, della (numerosa) famiglia delle Lonely Planet , con un condensato di informazioni più o meno succulente relative alle città più o meno importanti toccate dalla medesima ferrovia lungo il percorso tra San Pietroburgo e Vladivostock (compresa la variante che, dal lago Baikal, devia verso la Mongolia per arrivare a Pechino….(!!)..).

Questa è la tappa più lunga del viaggio. Sei giorni spesi senza troppa fretta, a partire da un punto di osservazione eccezionale, il nostro ostello ubicato sulla Nevsky Prospekt, a 50 m dalla Piazza della Rivoluzione (grazie Lonely) quasi da non credere quasi…giusto lo spazio di passare sotto un grande arco e ti trovi il Palazzo d'Inverno in faccia……..

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