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Scritto da nel Il Libro del Viaggiatore, Numero 13 - 16 Marzo 2007 | 0 commenti

Il pianeta degli slum

Consuetudine di Mike Davis, uno dei massimi esperti internazionali di sviluppo urbano, editorialista di The Nation, del Los Angeles Times e di L.A. Weekly, autore di numerosi bestseller, è quella di sottoporre le proprie riflessioni a un confronto collettivo prima che si trasformino in libro. I suoi lavori sono spesso veri e propri work in progress, arricchiti e rivisitati ogni volta che il suo responsabile torna dall'ultimo ambizioso reportage o ne pubblica parti fondamentali sulla rivista specializzata di turno. Poi – e questa è la vera peculiarità – il tutto viene lanciato sul web a un gruppo eterogeneo di lettori accuratamente scelti, a cui vengono affidati critiche e commenti. Questo dell'urbanista Davis è lo stile, l'insolito e avvincente canovaccio a cui ci ha abituato. Tratti distintivi che forse meglio non potrebbero essere incarnati che da quest'ultimo toccante lavoro, un saggio volto a sviscerare gli abissi di prostrazione delle megalopoli post industriali del Terzo mondo e a far luce sull'espulsione di oltre un miliardo di persone dall'economia formale. Gli slum che danno il titolo al volume di Davis sono quelle in(de)finite distese di edifici di varia natura e di comune fatiscenza – baracche e caseggiati, catapecchie e aggregati della più atroce miseria. Non città, non campagna e nemmeno periferia; semplicemente e tragicamente, il tratto saliente del paesaggio del Sud del mondo. Da Città del Messico a Baghdad, da Caracas a Nairobi, da Lagos al Cairo, da Casablanca a La Paz, il quadro è inquietante, le cifre a supporto impietose. Così lo “Human Development Report 2004” dell'ONU: “Negli anni novanta un numero di paesi senza precedenti ha visto lo sviluppo scivolare all'indietro. In quarantasei paesi la popolazione è oggi più povera che nel 1990. In venticinque paesi ci sono più affamati oggi che un decennio fa. In tutto il Terzo Mondo una nuova ondata di programmi neoliberisti adottati autonomamente ha accelerato la demolizione dell'impiego statale, dell'industria manifatturiera locale e dell'agricoltura destinata al mercato interno…”. Obiettivo dell'autore è sfatare il mito liberista che negli ultimi vent'anni ha trasformato i proletari in piccoli imprenditori, ha abolito le organizzazioni sindacali per l'autoregolamentazione del mercato, ha reso per molti impossibile la sopravvivenza nella vecchia economia, ha favorito come non mai, soprattutto nella forma di politiche dei prezzi agricoli, deregulation e discipline finanziarie imposte da FMI e Banca Mondiale, la spinta verso l'esodo dalle campagne. Il risultato è l'ammassarsi ai margini delle megacittà (e di ogni forma di esistenza dignitosa) di una nuova classe sociale: un'inedita forma di proletariato urbano, abbandonato a se stesso, perso nei luoghi dello spaccio e della prostituzione, addirittura oggetto di speculazione nel tentativo di essere salvato. Un'umanità espulsa, una collettività da ultima frontiera che sfugge sia ai classici del marxismo che a quelli del neoliberismo, e che Mike Davis – con rigore accademico, abilità investigativa e occhio mai pietistico – ci sprona a considerare in tutta la sua complessità.

Mike Davis è autore di Influenza aviaria – Scienza e storia di una possibile emergenza (Nuovi Mondi Media, 2005).

Mike Davis – Feltrinelli – 2006 – pagg. 216

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