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Scritto da nel Bologna, Numero 13 - 16 Marzo 2007 | 0 commenti

Intanto metrolab, perché

Ci piaceva si potesse leggere con un sospiro che non sapesse di retorica,non troppo lontano da farvi(farci) storcere le sopracciglia; ci piaceva potesse avvicinarsi a quel senso di familiarità che spesso sta nella semplicità.

Metrolab nasce da una voglia di costruire,da una voglia di vivere la città che è altra.

Metrolab Nasce…

Metrolab inizia il 2 marzo all'interno di un cinema abbandonato di proprietà del demanio.

Finisce dietro una parete di mattoni 5 giorni dopo.

Ora esiste per la città nei luoghi e nelle menti di chi metrolab lo ha attraversato.

Esiste soprattutto in quei sedicenti luoghi pubblici di questa città, che dalla salaborsa alle piazze, metrolab ci vuole restituire.

Esiste con un progetto sulla precarietà,che parte da un disagio,e si pone a lui propositivo.

Cerca di costruire,ma soprattutto creare.

Creare,diffondere,RESTItuire un immaginario troppo lontano dalla maggior parte di coloro che attraversano e vivono questa città.

E lo fa (c'è a chi piace dire in modo gentile) con la creatività,che dentro a un cinema lo ha fatto sembrare normale, con l'immaginazione (e già dire immaginazione significa allontanarsi pure troppo dalla quotidianità ).

Racconta a chi ha smesso di immaginarla una città più bella, più colorata, più divertente, più facile.

Esiste una parola che sintetizza appieno (ma che io qui non voglio citare), l'impossibilità di progettarsi un futuro, di immaginarselo, l'impossibilità di avere accesso ai beni e ai servizi fondamentali, così come ai prodotti del sapere e della cultura, e infine alle forme di reditto universali.

Metrolab infatti,non lo cita partendo dalle sue negatività,ma lo racconta a partire da immagini di mera quotidianità; vicine così a tutti quelli che il disagio lo vivono.

Metrolab questo fa.

Racconta quello che tutti sentono, sentono loro, ma non sentono di dover raccontare.

PRESENTAZIONE:

(Dalla lettera alla città.)

METROLAB è un collettivo giovane che si propone di costruire una carta di cittadinanza del precariato sociale tramite un nuovo welfare locale.

Chiede una legge regionale per il reddito sociale che permetta l'uscita dalla precarietà e allo stesso tempo la possibilità e l'autonomia di scelta sul nostro futuro.

Chiede di aprire spazi pubblici che siano laboratori per il precariato metropolitano: luoghi di auto inchiesta e di confronto, di libera circolazione, produzione e riproduzione dei saperi, di socialità e di aggregazione.

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