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Scritto da nel Numero 14 - 1 Aprile 2007, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Disastro

Davanti a lei una bottiglia di latte ormai vuota le faceva compagnia.

Non sapeva come affrontarla, si sarebbe arrabbiata, l'idea che questa volta l'aveva fatta davvero troppo grossa le piegava le gambe. Ancora qualche minuto e sarebbe arrivata, si sarebbe accorta di quello che era successo e sarebbe tutto finito.

L'avrebbe scacciata, mai più baciata e abbracciata, sarebbe finita sulla strada …… come si poteva rimediare? No , non si poteva, il danno era fatto …non si poteva .

Si mise a girare per la cucina pensando a come aveva tradito la sua fiducia, così in modo plateale la prima volta che l'aveva lasciata solo e autonoma.

La chiave si infilò nella toppa, si rannicchiò sul divano, la porta si aprì mentre , abbandonato il divano, si stava rifugiando in camera per rimandare di ancora qualche minuto l'incontro.

A quel punto sicuramente l'aveva scoperto, sentì i passi avvicinarsi, provò a fingere di dormire, ma quando la porta si aprì un singhiozzo tradì il suo stato di veglia, allora pianse…un pianto liberatorio e disperato.

Le si accosto con dolcezza, le accarezzò la testa e chiedendole come era accaduto, descrisse tutto e le lacrime tornarono a bagnarle le guance.

Non l'avrebbe dovuto accadere, ma sono cose che capitano, avrebbero risolto tutto prima del ritorno di papà.

Sara alzò lo sguardo, vide il sorriso di sua madre, le si buttò al collo felice come non lo era mai stata nei suoi sette anni di vita.

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