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Scritto da nel Il Libro del Viaggiatore, Numero 14 - 1 Aprile 2007 | 0 commenti

Prigionieri in Iraq

La drammatica disavventura vissuta in Iraq dai giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot, rapiti dal sedicente “Esercito Islamico in Iraq” nella zona di Latifiya il 20 agosto 2004 e liberati a Baghdad dopo lunghe e tortuose trattative il 21 dicembre successivo, sembrava essere prossima alla tragedia proprio un mese prima del suo lieto fine. Alcuni dei carcerieri – i medesimi miliziani che avevano deciso l'esecuzione di Enzo Baldoni nello stesso agosto 2004 – avevano rivolto loro queste parole in quel novembre di terrore: “La vostra situazione è molto critica. I contatti sono bloccati. Sappiate che da adesso in poi potremmo uccidervi in qualunque momento”. I due, in grado di comunicare bene in arabo, durante quelle interminabili settimane avevano imparato a convivere con l'idea che almeno uno di loro sarebbe stato ucciso; avevano iniziato a contare, oltre ai giorni, anche i minuti. “Abbiamo vissuto per quattro mesi in un'altalena di alti e bassi emotivi, in mezzo a una guerra che infuriava anche a pochi metri dalle varie celle in cui siamo stati tenuti prigionieri”, dice ora Malbrunot. In Prigionieri in Iraq, appena uscito in Italia come supplemento del settimanale Diario, i due reporter francesi documentano la loro odissea giorno per giorno, rivelano le uniche informazioni dirette e di prima mano sull'assassinio di Baldoni, svelano di tutti i colloqui con i capi e i membri dell'“Esercito Islamico” – definito “un'organizzazione articolata e a guida religiosa, ma con un know how che viene dai quadri politici e militari del partito Baath”. Il volume non si ferma a dare sfogo ad una necessità interiore di un racconto in prima persona, ma costituisce una vera e propria controinchiesta sul rapimento, sui 124 giorni di prigionia e sulle trattative che si sono svolte dietro le quinte; gli autori hanno infatti intervistato molte persone e, soprattutto, hanno trovato la collaborazione dei servizi segreti francesi. Malbrunot cita una frase dell'ex primo ministro francese Raffarin per spiegare questa disponibilità: “La storia di Chesnot e Malbrunot rappresenta un esercizio di virtù per la Francia”. Tra le rivelazioni, quella sul ruolo degli Usa (“Gli americani? Loro degli ostaggi se ne fregano, hanno altri problemi”), e quella sul prezzo (politico) della liberazione dei due reporter. Nel libro si legge: “… una certezza: la resistenza sunnita cerca appoggi politici in Europa”. Del resto, il presidente francese Jacques Chirac aveva risposto così a una domanda sull'argomento: “Esiste ciò che è noto e ciò che non lo è… E soprattutto esiste un costo politico”. Prigionieri in Iraq diventa così una testimonianza fondamentale, che, ancora una volta, ci dimostra come tra le prime vittime dell'impantanamento iracheno ci sia anche la verità.

Christian Chesnot, Georges Malbrunot – Tropea -2006-pagg. 224

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