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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 17 - 16 Maggio 2007 | 0 commenti

Il mio nome è nessuno (parte seconda)

Dopo tanto buio e umidità accumulata qui in cantina, le quali mi portavano ad assomigliare ad un vampiro con le guancie rossastre (non solo per colpa della barba…), ho deciso che era arrivato il momento di prendermi una boccata d’aria.

E quale occasione migliore se non il Vinitaly!

Mi trovavo all’ufficio stampa del padiglione dell’Emilia Romagna, quando tutto a un tratto fuori c’è movimento e scalpore. Butto una sguardo fuori e scorgo un carro funebre…”no, non ci credo! L’han fatto veramente” penso.

Non ci penso su due volte, abbandono al volo l’ennesima persona che aveva scambiato il nostro ufficio stampa come l’ufficio informazioni del Vinitaly. Corro fuori e vedo qualcosa di terribilmente macabro, ma per un amante come me di cinico tv qualcosa di assolutamente geniale: “il corteo funebre del Tocai”.

Organizzato di tutto punto dalla regione Veneto: banda, striscione commemorativo e carro funebre con donna in lacrime dentro.

Corteo polemico (esilarante pensare ad un produttore veneto che deve chiamare un suo vino Friulano), in quanto il Tocai veniva spogliato del suo legittimo nome.

Almeno così sembrava.

Con una sceneggiatura degna di un film di Romero assistiamo ad omicidio, funerale e resurrezione: anche nel 2007 il Tocai potrà fregiarsi sulle etichette del nome Tocai Friulano.

Vi avevo lasciati qualche mese fa al punto che il Tocai era un vino senza nome, in quanto in seguito al ricorso presentato al Tar del Lazio dalla cantina di Cormons sull’utilizzo del nome Friulano era stato vietato l’utilizzo del nome Friulano.

Tale sentenza è stata poi confermata dal Consiglio di Stato, sentenza che ha di fatto costretto il Ministro De Castro a concedere un anno di proroga per l’utilizzo del nome Tocai Friulano in etichetta.

Anche se di fatto la profezia di Nostradamus che indicava nel 31 marzo 2007 la fine del Tocai era sbagliata, non si può parlare di vittoria, come afferma Luigi Soini (direttore della Cantina di Cormons).

Per il futuro del nome (legittimo) “Tocai Friulano” si attende l’esito del ricorso alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, risposta che dovrebbe arrivare nella seconda metà dell’anno.

Nel frattempo diamo uno sguardo al passato, per capire perché si è arrivati a questo punto.

A discapito di quanto si possa pensare, nel 1994 viene stipulato un gemellaggio tra i comuni di Cormons e Tokaj. Gemellaggio che vuole far fronte ad iniziative che partivano dall’alto, o meglio dal nord e precisamente da Bruxelles che chiedevano l’esclusiva del nome Tokaj agli Ungheresi.

Ungheresi che si trovavano all’oscuro di queste iniziative, che invece erano portate avanti dai nostri acerrimi nemici enologici, i cugini d’oltralpe.

In seguito al crollo del blocco sovietico è iniziata la corsa alle privatizzazioni, in Ungheria come in altri stati.

Quattordici aziende produttrici di Tokaj sono state comprate da aziende francesi, le quali avevano intuito le grandi potenzialità della prelibatezza ungherese: sarebbe diventato il Sautern dell’est, ergo vino di grande fascino, grande pregio e alto prezzo ottenuto a costi di produzione bassissimi.

Certo si può osservare che anche il Francese Tokaj d’Alsace è stato spogliato del suo vero nome, ma chi sa qualcosa degli andamenti del mercato enologico riosserva che era un vino privo di mercato.

Mentre ora che si chiama Pinot Gris d’Alsace sembra che abbia acquistato un certo appeal in un mercato “ristretto” come quello a stelle e strisce.

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