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Scritto da nel Internazionale, Numero 17 - 16 Maggio 2007 | 0 commenti

Innovazione e Politica in Francia

Domenica sei maggio la Francia ha scelto il suo Presidente e per la terza volta consecutiva la destra ha battuto la sinistra: nella storia della quinta repubblica solo un Presidente, François Mitterrand, proveniva dalle fila socialiste.

Quest'ultimo appuntamento elettorale è stato caratterizzato da alcuni fattori positivi: l'alta affluenza alle urne sia al primo che al secondo turno, l'alta percentuale dei voti ottenuti dai tre candidati principali al primo turno con conseguente scarso risultato ottenuto dai restanti nove candidati, il fallimento dell'estremismo di destra, che solo cinque anni fa riuscì a portare il proprio capo carismatico al ballottaggio, oltre alla rottura operata dai candidati di destra e sinistra verso la tradizione dei rispettivi partiti.

Partendo da quest'ultimo punto, è importante ricordare che sia Sarkozy sia Royal hanno ottenuto la possibilità di correre per la carica più alta di Francia con il supporto dei militanti dei rispettivi partiti, ma contro i burocrati ed i leader storici. Il primo è riuscito ad imporsi al congresso del suo partito (UMP), malgrado da cinque anni il presidente in carica e padre-padrone (costretto ormai ad abdicare) dei neo-gollisti Jacques Chirac abbia fatto tutto ciò che – più o meno lecito – fosse possibile per fermare la sua corsa all'Eliseo, magari a vantaggio di un proprio delfino. La seconda si è imposta alle elezioni primarie, sfruttate al meglio per creare seguito ed entusiasmo, malgrado i leader storici del PS francese fossero scettici sulle possibilità di riuscire a vincere le elezioni.

L'aver imposto le proprie idee e la propria personalità sui partiti – oltre alla novità centrista impersonata dal terzo candidato forte Francois Bayrou – ha contribuito all'ottimo esito in termini di affluenza, ribaltando il brutto risultato delle presidenziali scorse che hanno visto la partecipazione al voto di meno del 60% degli aventi diritto. Infatti l'adesione alla campagna elettorale è stata alta e viva, una campagna elettorale quella delle presidenziali 2007 che, sebbene sia stata piuttosto lunga ed a tratti molto dura, è stata vissuta dai candidati nel rispetto reciproco.

Partecipazione ed entusiasmo hanno fatto anche da catalizzatori di consenso, contribuendo a canalizzare la maggior parte dei voti espressi sui tre candidati principali, evitando quella dispersione che – soprattutto a sinistra – alle presidenziali del 2002 costò il ballottaggio al candidato socialista Lionel Jospin, aprendo la strada all'estremismo di Jean-Marie Le Pen, protagonista questa volta del risultato peggiore dal 1974.

Mentre Nicolas Sarkozy, risultando vincitore, potrà dimostrare con i fatti – ovviamente se ne sarà capace – di essere in grado di proseguire sulla strada dell'innovazione politica e programmatica, lavorando per ridurre al minimo il gap tra proposte e risultati ottenuti, Segolene Royal – avendo fallito il risultato – avrà molte difficoltà a proseguire il progetto di innovazione di uno dei partiti socialisti maggiormente retrogradi e ingessati del Vecchio Continente. Infatti, malgrado il buon risultato ottenuto, il cui merito va tutto ascritto alle capacità ed alla fermezza della candidata, erano in molti ad attendere il risultato alla finestra – magari non remando contro, ma sicuramente muovendosi poco – per riproporre la vecchia ricetta ottocentesca della sinistra-sinistra, dell'unitarismo con settori ideologici e settari di un'area politica, quella social-comunista francese, che in questi cinque anni di opposizione è riuscita a dividersi su tutto, anche sul trattato Europeo.

In molti hanno cominciato a puntare il dito contro l'accordo con Bayrou per il ballottaggio, quando l'errore è stato quello di non lavorare ad un'alleanza con il centro già dal 1999, quando gli appartenenti al neo-nato Movimento Democratico hanno abbandonato le fila dell'Ump.

Quello che ci si augura è che la forza giovane ed innovatrice liberata durante la campagna elettorale, unita al probabile fallimento – dovuto al sistema politico/elettorale francese più che a demeriti – del neonato terzo polo centrista di Francois Bayrou, travolga le forze retrograde della conservazione e accompagni la nascita di un vero partito della sinistra riformista in grado di occupare anche le posizioni centrali della scena politica francese: dopo il fallimento di Jospen, le cui ferite devono ancora rimarginarsi, sarebbe una bella prospettiva per la Francia, per il progressismo europeo e per l'intera Europa.

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