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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 19 - 16 Giugno 2007 | 0 commenti

Capitolo 4 – And so, what? (parte terza)

Nel frattempo lo scudetto attraversava il Tevere e andava a ricucirsi, dopo vent'anni, sulle magliette giallorosse dei lupi guidati da Totti e Batistuta: magari un candidato romanista avrebbe fatto miglior figura…

Ma i Mondiali non finiscono mai.

A Maggio la Juve conquista lo scudetto in extremis. Ronaldo che piange ci commuove, anche se non sarà per molto. Alcune settimane dopo Berlusconi è ancora in campagna elettorale e distribuisce sorrisi e pacche sulle spalle degli azzurri in partenza per la Corea. Per fortuna, almeno in questa occasione, ci vengono risparmiate le corna a Trapattoni.

A questo punto della storia, gli autori sono a metà del loro lungo e strenuante cammino universitario.

In via Zamboni fa caldo, l'Alma Mater Studiorum non fornisce gli studenti di aule studio climatizzate e, in prossimità della Sessione d'esame estiva, non ci rimane altro che sperare nei colori azzurri per trovare un attimo di refrigerio. Il nostro girone di qualificazione si presenta abbastanza accomodante e il nostro undici, se vuole sperare nel titolo, non può temere Messico, Croazia ed Ecuador. Il primo incontro ci fa ben sperare: una squadra degna del Maracanà e una doppietta di Bobo-gol stendono i Sud-americani. La loro vendetta sarà cruenta; mai scherzare con gli Ecuadoregni.

Tra le grandi la nostra Nazionale è la sola, assieme alla Germania che travolge l'Arabia Saudita, a vincere e convincere e subito i pronostici ci affiancano al Brasile come favorita, quel Brasile che per sconfiggere gli agguerriti turchi si serve di qualche espediente: Rivaldo fa l'attore e l'arbitro la comparsa, assegnando ai carioca un dubbio rigore. Non ci vorrà molto a smentire queste opinioni e a trasformare in bersaglio per la stampa il nostro Mister.

Nel secondo match affrontiamo la Croazia e il Paese aspetta, invano, le magie dei nostri beniamini.

Invece stiamo per assistere ad un capitolo triste e oscuro per la storia dell'amato gioco del calcio. Al Bar Sport di Montecitorio si vocifera che “il modulo è sbagliato e l'Italia manca di offensivismo”; in piazza comunque non c'è dubbio che il trio arbitrale era composto da noti esponenti della criminalità organizzata. Ci mancava pure questa: cornuti e comunisti. In un brutto risveglio del sabato mattina, i nostri campioni vengono costretti a cedere le armi ai croati e alla Giustizia del campo. L'incubo delle toghe rosse tormenta il nostro presidente anche dal remoto Giappone.

Il caldo si fa insostenibile, i lavoratori si domandano se il gioco che presentiamo vale le due ore di permesso necessarie a seguire in diretta i prossimi incontri. Di studiare non se ne parla nemmeno, tra qualche giorno c'è il Messico e bisogna decidere la formazione.

Ma innanzitutto vogliamo vedere i nostri campioni reagire con orgoglio a tutte le avversità che, come ogni volta, l'avventura mondiale ci oppone. C'è chi aspetta i gol di Totti, chi quelli di Del Piero Campione d'Italia, ma al Processo di Biscardi l'idolo è ancora Roberto Baggio. Il CT è nel mirino della critica.

Contro il Messico gioca Totti. Ma la squadra appare meno baldanzosa delle partite precedenti: i torti arbitrali non si fermano generando nella squadra e nel Paese un senso di accerchiamento. Il Messico va in vantaggio. Siamo eliminati? No, perché i simpatici ecuadoregni sono anche loro in vantaggio e per la famigerata classifica avulsa siamo salvi. Entra Pinturicchio e con una pennellata degna della stima dell'Avvocato pone il sigillo alla qualificazione azzurra. Questa volta Godot non ha deluso le attese.

Nonostante il vento contrario la televisione trasmette l'Italia agli Ottavi: giochiamo in casa della Corea del Sud, che ci offre un'accoglienza poco cortese, anzi molto maleducata e ostile. Ma non abbiamo paura, anche se ci stavano già avvertendo dai trafiletti dei giornali che l'arbitro era un simpatico personaggio ecuadoregno.
Pronti, via. Rigore contro: Buffon para. Ormai la paura dei rigori è sempre più lontana. E il gol di Vieri ci asseconda: ci stiamo qualificando. Ma il nuovo incubo ricorrente non ci dà scampo. Dopo una non appassionante partita, tra occasioni clamorosamente mancate e fischi discutibili dell'arbitro l'errore coglie i piedi del nostro Panucci. Pareggio e supplementari, si vince segnando il Golden Goal e condannando gli avversari alla Sudden Death. Totti cade in area spinto dal difensore: “Rigore!” esclamiamo tutti. “Simulazione” scandisce il telecronista. L'arbitro Moreno ha deciso: seconda ammonizione e l'Italia resta in 10. Senza il condottiero romano veniamo disarcionati dalla biga mundial: anche Tommasi non può esultare per colpa del guardalinee. Esulta invece il piccolo Han, riserva del Perugia di Gaucci, che conduce la Corea verso un grande sogno nazionale. Siamo eliminati. Carraro, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, smorza il desiderio di rivolta del Paese riservandosi di intervenire nel dibattito dall'Italia. Ma Bulgarelli, per l'occasione commentatore RAI, si chiede perché: e tuttora ce lo chiediamo anche noi. Ora è veramente troppo caldo: Bologna sfiora i quaranta gradi, sui nostri volti le lacrime si mischiano al sudore, con gli esami siamo alla frutta. Si cercano invano colpevoli e soluzioni ma chi domina le scene è sempre lui: Byron Moreno. Impareremo a conviverci, lo rivedremo presto sui nostri schermi…

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