Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Numero 19 - 16 Giugno 2007, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Lo Zapping

Chissà chi lo ha inventato lo zapping? Di certo non Mamma Rai, perché a suo tempo la Televisione la si guardava tutti insieme al bar, collegandosi a quella strana radio gigante che trasmetteva due colori, il bianco e il nero, e con quelli trasformava lo schermo nella gesta di un campione di calcio, nella fatica di un ciclista, nella rigorosità di un quiz.

Secondo Wikipedia, rinomata enciclopedia on line che ospita cortesemente la biografia del nostro Arengo, lo zapping è nel linguaggio comune un modo di guardare la televisione che consiste nel cambiare continuamente canale, spesso molto velocemente, per trovare un programma interessante per il telespettatore. Spesso lo zapping si esegue durante le interruzioni pubblicitarie.

Lo zapping viene concepito, insomma, insieme alla televisione commerciale.

Per noi figli di questa generazione lo zapping è la nuova frontiera della risoluzione del proprio Edipo, fin da quando si sguainava il telecomando per fronteggiare mamma papà e il loro desiderio di seguire un programma dall'inizio alla fine, che fosse un telegiornale un film o una partita.

Per noi lo zapping è qualcosa di più di un semplice digitare: è la digitazione come strumento di vita e di lotta, che per evitare di abbandonare la realtà e racchiuderci in un'autistica tattilità onanistica ci costringe ad uscire da noi stessi per addentrarci nella tv. Siamo noi, la tv, noi che la guardiamo e li conosciamo tutti: loro non ci conoscono, ma noi sì. Et voila, ecco la libertà, possiamo cambiare canale come e quanto ci pare e piace. Loro, loro che ci sono dentro, non lo possono fare. Comandiamo noi.

Mercoledì 6 giugno 2007 siamo in postazione, davanti alla tv e armati di telecomando.

Rai Tre. Comincia il dibattito al Senato sul caso Visco, sulle presunte pressioni denunciate dal generale Speciale. Ci si aspetta la spallata, la debacle, la crisi: finalmente per il governo delle tasse, si dice, è giunta la fine. Sarebbe stata sufficiente, secondo una lettura superficiale della realtà, l'attacco della Finanza gonfiato dai giornali dell'opposizione ad abbattere una fragile maggioranza. Forse che il primo turno di un'elezione amministrativa e la vittoria della Champions League avessero reso Silvio di nuovo il Cavaliere del Miracolo. Macchè, non è l'abito che fa il monaco o l'immagine la sostanza. Non è il calcio a dover fare la politica, ma tutt'al più starebbe alla politica giocare lealmente a calcio.

I senatori lo sanno e come se lo sanno. Un orecchio alla radiolina che ormai è stata sostituita dal sms sul telefonino, per sapere che succede su Rai Uno, dove la Nazionale gioca contro la Lituania per conquistare la qualificazione agli Europei. In rigorosa scala gerarchica: prima il calcio, poi dell'altro, infine la politica.

Dicevamo che la politica può giocare a calcio, ma se il calcio si immischia nella politica fa come Dio quando si mescola con le vicende umane, un grande effetto ma grandi errori, oppure potrebbe risultare come un tentativo di operare chirurgicamente con le onde radio: una grande festa in musica ma nessun effetto reale tra quelli desiderati.

Forse è per questo che sul Tre i sostenitori di Berlusconi sono un po' nervosi e non sanno più chi ricandidare. Forse perché quei gol di rapina di Inzaghi non sono all'altezza della Vittoria Mondiale: forse, nonostante la convivenza sul carro dei Vincitori, chi guida è sempre quel Padoa Schioppa.

Su Rai Uno gioca titolare una nuova promessa, quel Fabio Quagliarella per il quale patron Garrone (cui di sicuro il berlusconismo non appartiene) ha investito metà del suo giovane talento più puro, Salvatore Foti, pur di avere il diritto di riscatto sul giocatore di Castellamare di Stabia. Giovane risalito dalla gavetta per aggiungere altra gavetta nella metà classifica della Sampdoria. Qualcosa è cambiato, dunque, e il nostro telecomando ce lo mostra su entrambi i canali.

Alle grida scomposte del centrodestra fanno seguito i fuorigioco fischiati a Pippo, alle parole ferme di quel fior fior di tecnico del Ministro Padoa Schioppa seguono due eurogol capolavoro, uno di destro ed uno di sinistro, al volo, da fuori area.

E la polemica finisce qui. L'Italia vince, il Governo passa, le polemiche si accavallano a polemiche nei giorni successivi, ma tutti (anche i parlamentari di tutto l'arco politico che si lagnano delle intercettazioni) aspettiamo che il rientro di Francesco Totti consenta al Governo di superare lo scoglio della prossima Finanziaria.

Saremo sempre qui, in prima fila, a prendere in giro con un telecomando la Creazione del Signore, invitandolo a sedersi a fianco a noi per vedere se almeno lui è in grado di premere il rosso tasto OFF.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>