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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 18 - 1 Giugno 2007 | 0 commenti

Nato il 4 luglio

4 Luglio 2007: ecco la data tanto temuta, in cui accadrà qualcosa che smuoverà le coscienze più sensibili, che regalerà notti insonni, forse per paura di veder trasformati i propri sogni in incubi, che cambierà il destino di un Dio.

Che succederà? La discesa del nuovo messia? I tifosi del Bologna occuperanno la stazione centrale? Nevicherà? Niente di tutto ciò, sarà “solamente” la giornata in cui si presenterà la riforma dell’OCM Vino.

Il povero Dionisio è un po’ agitato, perché è un periodo dove le bocche dei suoi adepti sono sempre più piene di parole e polemiche che di vino.

Infatti questa proposta legislativa tiene banco da mesi dividendo il mondo del vino su più fronti (ma dai?!), vedendo fiorire come tulipani a primavera conferenze e tavole rotonde per cercar di far quadrare il cerchio.

Sarebbe semplicemente bastato ascoltare la voce degli attori protagonisti interessati prima e non dopo la proposta, e come attori intendo i vigneron, per veder meno polemiche e misure più a norma di vite. Ma tant’è che è sempre più affascinante viaggiare per strade tortuose di montagna che in autostrada.

La riforma ha come obiettivo dichiarato quello di aumentare la competitività del comparto vitivinicolo europeo, attraverso riforme che vanno a colpire diversi aspetti del mercato enologico.

Innanzitutto il piano di estirpazione vigneti, volto a ridurre l’eccesso di offerta. Il commissario europeo all’agricoltura Fischer Boel afferma che i soldi destinati a distillazioni di crisi e stoccaggi potrebbero esser spesi meglio, ad esempio attraverso un “envolope” nazionale per ogni stato membro da utilizzare per determinate situazioni: assicurazioni, vendemmie verdi, ristrutturazioni e riconversioni.

Una volta raggiunto l’obiettivo del pareggio tra domanda ed offerta sarebbe poi dato il via libera alla liberalizzazione dei diritti d’impianto, affinché tale mercato venga regolato dalle leggi del mercato.

Altro punto importate riguarderebbe l’etichettatura, ovvero “l’abolizione del divieto” attuale di indicare vitigno e annata per i vini da tavola. La motivazione riguarderebbe una sorta di necessità di trasparenza, ma mi chiedo perché questo non voglia essere esteso all’argomento chips.

Ci dovrebbe essere una liberalizzazione anche nel campo delle pratiche enologiche: una volta che una di esse venisse approvata dalla Commissione secondo la Boel no vi dovrebbero essere ostacoli affinché il produttore possa accedervi. Non è ancora chiaro se verrà rilasciata libertà agli stati membri di limitarne l’uso, vietando tali innovazioni ai V.Q.P.R.D. (i vini a denominazione).

Questione molto importante è anche quella che vedrebbe l’abolizione dell’utilizzo dello zucchero in cantina, pratica molto diffusa in Francia e generalmente in tutte le nazioni dove le basse temperature non permettono al vino di raggiungere le gradazioni alcoliche desiderate, e di tutte le altre tipologie di aiuti al mosto, come l’utilizzo del mosto concentrato rettificato in Italia (da noi è già divieto l’utilizzo del zucchero in cantina).

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