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Scritto da nel Il Libro del Viaggiatore, Numero 19 - 16 Giugno 2007 | 0 commenti

Tutti i santi giorni

Proviamo di essere sinceri fino in fondo: quante volte compriamo Repubblica solo per leggervi L'amaca? Tante. La “colpa”, oltre che nostra, è (dell'autore) di quell'irresistibile corsivo situato nella prima delle due pagine dei commenti del quotidiano romano, che da qualche tempo ormai ci ha abituato a trovare nelle sue parole la verifica – oppure la smentita – dei nostri stati d'animo giornalieri. Una rubrica che parla di tutto, un taccuino di bordo che si distingue per la sua eleganza mai ostentata e la sua formidabile ironia, uno spazio dedicato a chi vuole fermarsi un secondo e cercare di capire il significato di quello che ci succede intorno: così noi “amachisti” amiamo definire quella ventina di righe a cui siamo tanto legati. Vi ritroviamo gli spunti per stigmatizzare i vizi e gli infortuni di quello che è stato chiamato “l'italiano medio”, il senso per ridare un minimo di significato alle notizie, una sana reazione ai fatti di cronaca politica e di costume nonché alle sollecitazioni del mondo esterno in generale. Insomma, non possiamo negare che la sintonia che si è andata creando negli anni tra noi e Michele Serra sia davvero qualcosa di cui andiamo fieri. Tutti i santi giorni è un'energica sintesi (non esclusivamente “amachista”, bensì anche ricca di articoli veri e propri) del migliore estro di Serra, quello che in un colpo solo riesce a sbocciare in tutti i propri molteplici registri (insofferenza, moralità, satira, sberleffo, indignazione). “È un libro questo all'insegna della conversazione e della civiltà della conversazione”, recita una nota di copertina. Una conversazione scandita da riti, pensieri e situazioni, che si trasforma in un compendio esemplare e significativo delle miserie e delle virtù nazionali, in una smorfia con tanto di linguaccia che nuoce gravemente ai luoghi comuni. E che, inevitabilmente, non manca di evocare amari retrogusti: “Ci ho pensato parecchio, e ho concluso che quello che ci frega non è il pessimismo, non la depressione, non il malumore. Quello che ci frega, e ci fa alzare il mattino, e non ci fa disertare, è l'ottimismo. Se il nostro sguardo sul mondo fosse un poco più lucido avremmo già dato, da tempo, le dimissioni”, scrive Serra. Un libro indispensabile, tanto per gli aficionados quanto per i curiosi.

Michele Serra – Feltrinelli – 2006 – pagg. 198

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