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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 21 - 16 Luglio 2007 | 0 commenti

Capitolo 4 – And so, what? (parte quinta)

Estate 1982.

Pensandoci bene però, questo auspicio avrebbe potuto non essere sufficiente a realizzare i nostri sogni di gloria. Volendo essere tassativi, infatti, nel 1982 la nostra classe era salita sul tetto del mondo con la nazionale di Bearzot…

Già, l'estate dell'ottantadue, bei ricordi per chi li ha vissuti in età adulta o quasi. Noi che non ce li possiamo ricordare a distanza di anni le immagini registrate riescono ancora ad emozionare e il triplice grido di Nando Martellini rimarrà nella storia d'Italia come una delle voci più intonate mai ascoltate.

Quante volte papà ci ha raccontato di quel paese lacerato dagli anni di piombo, di quella Bologna che ancora piangeva le vittime della Stazione Centrale e che nonostante tutto faceva del proprio meglio per mantenere il proprio tenore di vita. Si lavorava alacremente e il sistema industriale che aveva vissuto gli anni del Boom giungeva agli anni della maturità: il Paese intravedeva una nuova stagione della vita repubblicana. Erano gli anni di Craxi e Berlinguer, di Spadolini primo premier non democristiano e di Sandro Pertini al Quirinale. Si affacciavano nel salotto di casa le prime televisioni private e le milanesi contendevano a Torino il primato del calcio italiano.

Non potevamo che presentare una nazionale operaia: partiamo senza particolari favori ma consapevoli del nostro valore. La Spagna è la terra sulla quale ci misureremo: non si spara, si gioca a calcio. Noi giochiamo all'italiana: ci qualifichiamo al turno successivo senza vittorie. Ci aspettano Brasile ed Argentina in un girone di ferro per raggiungere le semifinali: solo la prima si qualificherà.

Succede qualcosa di magico e a dirigere l'orchestra delle nostre fantasie estive ci pensa Paolo Rossi, in compagnia di Marco Tardelli, Spillo Altobelli e Bruno Conti. Una difesa degna della fama che ha raccolto negli almanacchi del calcio mondiale e la destrezza del nostro attacco ci regalano un sogno: siamo in finale contro la Germania. Si gioca al Santiago Bernabeu di Madrid e per l'occasione il primo tifoso azzurro in tribuna è il Presidente Pertini. Nonostante l'errore di Cabrini dal dischetto la Storia si tinge con i colori della nostra bandiera: per la terza volta, la prima della Repubblica, siamo Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo. Siamo diventati grandi: abbiamo vinto anche noi, i nonni non hanno più niente da insegnarci.

E' festa per tutti. Il Governo Spadolini si dimette all'inizio di Agosto per riassumere l'incarico un paio di settimane dopo, ma la principale differenza tra i due Governi è solo nell'umore. Le stanze di Palazzo Chigi, probabilmente, erano troppo calde per quell'estate. Per l'Italia, quell'anno, l'imperativo categorico è giocare a pallone.

Soffia un nuovo vento di cambiamento. I bottoni democristiani tremano per l'insediamento del nuovo

corso socialista al Governo dell'Italia: Craxi, leader della corrente autonomista, dà vita al più lungo periodo di stabilità politica della Repubblica. Lo affianca, come Sottosegretario alla Presidenza, il giovane professore Giuliano Amato. Il confronto politico si inasprisce: a Craxi si contrappone il segretario comunista Enrico Berlinguer, erede della tradizione del comunismo italiano e convinto sostenitore di una modernizzazione dell'ordine politico internazionale. La battaglia si combatte nelle fabbriche, nelle case e nei salotti del Paese. La sentenza spetta, come in democrazia, alle urne. Nel 1984 si vota il referendum sulla scala mobile. Craxi contro Berlinguer, gli interessi economici dell'efficienza contro la re-distribuzione sociale per i lavoratori. Vince Craxi, il Paese ha voglia di correre.

In televisione arrivano i Visitors, in campo arrivano i marziani: alla Juve gioca Platini, a Napoli il Pibe de Oro Diego Armando Maradona, a Milano arrivano tedeschi e olandesi. Anche a Genova i campioni non mancano.

Vinti i Mondiali, lo scudetto va prima alla Roma giallorosa: Roma Caput Mundi, dopo migliaia di anni. L'anno dopo, clamorosamente, a Verona. Tutti hanno qualcosa per cui festeggiare.

La spesa pubblica comincia a lievitare insieme all'inflazione: tutti consumano mentre l'Italia cresce anche nel mondo della Finanza. Si muovono gli interessi economici che sposteranno gli equilibri della nostra economia, si avviano le opere di privatizzazione e nella Milano da bere si affermano i progetti del Cavaliere.

La Storia non si ferma e la magica sfera di cuoio continua a rotolare.

Nel 1986 la Nazionale parte per il Messico: torneremo a casa presto, smorzando i sogni di chi voleva confermarsi numero Uno del Mondo. Craxi si dimette e dopo il successivo semestre del governo-bis non riuscirà mai più a riconquistare la Presidenza. Il panorama politico non riesce a sbloccarsi: un sempre meno stabile pentapartito gestisce l'Italia, mentre il Partito Comunista attende il crollo dell'Unione Sovietica per sconfiggere i propri complessi edipici.

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