Ai confini dell'Europa: il Nagorno-Karabakh
Osservando una cartina politica dell'Europa si nota, ai confini orientali, un mosaico di stati dai nomi improbabili suddivisi a loro volta in repubbliche autonome ai più sconosciute: Georgia, Armenia, Azerbaijan ma anche Krai di Krasnodar, Inguscezia, Daghestan, Karacajevo-Cerkessia, Adighezia solo per fare qualche esempio. E' ciò che la dissoluzione dell'Unione Sovietica ha lasciato in eredità alla Grande Europa e, come si può immaginare, non è una situazione tra le più stabili: è il Caucaso.
Si sente spesso parlare di Cecenia e del dramma dei suoi abitanti, molto meno di Nagorno-Karabakh, isolata regione montuosa contesa da Armenia e Azerbaijan, e dell'aspra guerra combattuta per la sua indipendenza che ha provocato più di 30 mila morti e un milione di profughi.
Le ragioni che stanno dietro alla tragica realtà del Karabakh hanno origine nella natura stessa della defunta Unione Sovietica: un artificioso disegno di confini tesi a creare province autonome dalla spiccata connotazione etnica. Il Karabakh è appunto un enclave a maggioranza armena circondato dall'Azerbaijan: il conflitto etnopolitico nasce dapprima come contrapposizione anti-comunista, quando ancora esisteva l'URSS, e poi in funzione secessionistica nei confronti della Repubblica azera. Da ciò è risultata una spirale di violenza e vendette incrociate che dura da venti anni (ufficialmente le ostilità si sono protratte dal 1988 al 1994 – nel 1991 il Karabakh dichiarò la secessione dall'Azerbaijan, indipendenza mai riconosciuta da alcuno stato), e che sembra aver trovato un'apparente stallo dal difficile superamento.
Neanche la vittoria alle recenti elezioni da parte del leader separatista Generale Bako Sahakyan, con l'85% dei voti a favore, sembra aver dato una significativa scossa: una democratica prova di forza che non è però stata seriamente considerata dalla comunità internazionale[1], ma anzi, la nuova consultazione elettorale potrebbe avere effetti ancor peggiori sui processi negoziali tra Azerbaijan e Armenia.
Il Karabakh è un paese dilaniato da anni di guerra: emblematico il più alto tasso di incidenti per mine pro capite del mondo (più dell'Afghanistan!!!), una situazione drammatica praticamente irrisolvibile secondo l'organizzazione non governativa britannica Halo Trust[2]. Ciò che impedisce di trovare una definitiva soluzione è un diffuso disinteresse da parte della comunità internazionale; negli ultimi anni si è manifestata la volontà tesa alla risoluzione dei problemi della regione da parte dei Paesi del G8 e, in particolare, dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa[3] (il cosiddetto Gruppo di Minsk, formato da Russia, USA e Francia) senza però risultati tangibili.
Per molti versi la vicenda del Karabakh è paragonabile a quella del Kosovo: la fine di un regime federale, la contrapposizione etnica, anni di guerra, qualche spiraglio ma soluzioni ancora lontane[4]. In una situazione più che mai confusa, ciò che è certo è che anni di trattative tra il Governo armeno e quello azero (sotto la guida OSCE) sono stati del tutto inconcludenti e inutili.
La posta in gioco è molto alta: più forti che mai sono i contrapposti interessi da parte di USA, Russia, Turchia e Iran per accrescere la propria influenza sulla regione. Dal canto suo, l'Europa è assolutamente contraria a riconoscere il Karabakh: il rischio di compromettere gli accordi petroliferi con gli amici Azeri sarebbe poco vantaggioso!
Il dominio azero sul Karabakh è ormai anacronistico in quanto frutto di un sopruso di epoca staliniana e non giustificabile dal punto di vista etnico e geografico, ma solo ed esclusivamente economico. Ci si trova di fronte ad un irrisolvibile dilemma: è più importante il principio di inviolabilità dei confini o il diritto all'autodeterminazione dei popoli?
Per saperne di più si consiglia:
- sull'Azerbaijan
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/aj.html
- sull'Armenia
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/am.html
- sulle economie caucasiche
http://www.ispionline.it/it/documents/pb_38_2006.pdf
- sul Caucaso
http://www.cacianalyst.org/
- su Europa e Caucaso
http://www.ispionline.it/it/documents/pb_14_2005.pdf
[4] Sul Kosovo: De Maria D., “
Il Futuro dell'Europa passa per il Kosovo”, L'Arengo del Viaggiatore N.21 – luglio 2007.